Capitolo 6

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Il giorno successivo, Audrey si svegliò con tetro umore e lo stomaco borbottante dalla fame. Non aveva sicuramente dimenticato ciò che era successo la sera prima, e nemmeno Ottavia, che ora la fissava leggermente irritata. Poteva capirla, in fin dei conti non aveva mai avuto a che fare con cani prima d'ora, perciò era normale fosse risentita dal trattamento che aveva subito. Tuttavia, una volta calmata e a mente lucida, aveva riflettuto e aveva capito che la colpa purtroppo fosse anche sua; avrebbe dovuto far conoscere i due animali, prima di tutto.

Cominciò a vestirsi con lentezza, indossando dei semplici leggins neri ed una maglietta abbastanza lunga da coprirle metà coscia; prese Ottavia in braccio e scese in cucina, cercando Blaise con lo sguardo. Lo trovò sonnolente sotto al tavolo da pranzo, ma quando la vide arrivare si alzò velocemente ed andò verso di lei. Scodinzolava felice, poi si fermò, osservando la gatta che aveva preso a muovere la coda nervosamente.

- D'accordo, adesso vediamo di fare amicizia ok? Blaise, ora metto giù Ottavia, che è una mia amica. Non è un gioco, né una bistecca da mettere sotto ai denti chiaro? Quindi fai il buon padrone di casa e vedi di diventare suo amico. La stessa cosa vale per te, Ottavia! –

Il cane si avvicinò con cautela, non gli piaceva molto quel continuo soffiare e arruffare il pelo, ma non volle darsi per vinto. L'annusò con interesse, poi iniziò ad abbaiare gioioso, dando qualche leccata di incoraggiamento sul capo della micia che, con sommo stupore della padrona, non si lasciò fare ma si strusciò contro il grosso cagnone e si mise a fare le fusa.

Audrey alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo; ancora incredula, si fiondò sul frigo dove recuperò del latte che mise a scaldare in un pentolino, per poi inzupparci parecchi biscotti che iniziò a mangiare con voracità. Fissò la parete con aria assente, e non sentì la porta aprirsi fino a quando si vide di fronte Heath e Sam parlare fitto fitto.

- Giorno Audrey, non sento odore sul fuoco, come mai? – le chiese Heath, notando l'improvviso irrigidimento della ragazza e del suo amico.

- Non ho cucinato nulla, ero stanca e non avevo molto appetito – rispose piattamente – Inoltre ho notato che non c'è niente in frigo, ergo, bisogna fare la spesa, di nuovo –

L'altro si grattò la nuca, imbarazzato – Già, se vuoi puoi usare la macchina per andare in città, o se vuoi vengo con te –, la vide annuire e poi con una scusa si defilò velocemente. Heath si voltò verso l'amico – Ok, cosa è successo? Solitamente siete entrambi sorridenti e gentili tra di voi, ma stamattina sembrava d'essere in mezzo ad una distesa di ghiaccio. –

Samuel sospirò, si passò la mano sul mento ispido e, dopo aver preso coraggio iniziò a raccontare ciò che era accaduto il pomeriggio precedente, specificando però di non aver avuto nessuna intenzione di offenderla ma evidentemente lo aveva fatto eccome. Heath sbuffò sonoramente, voleva seriamente dargli un cazzotto sul muso mentre ascoltava ma non voleva litigare con lui, perciò seccamente sibilò – Non voglio mai più che tu o gli altri parliate di lei in quel modo; non ho ancora capito quanto dolore abbia dentro, ma voglio arrivare a fondo di questa faccenda perciò non permetterò a nessuno di farmi sprecare una simile opportunità, ora che è qui. Sono stato chiaro? –

Sam annuì – Tranquillo, parlerò con gli altri di questa faccenda. Comunque ho intenzione di scusarmi al più presto con lei. Non la conosco, eppure ho permesso che la tua rabbia nei suoi confronti mi accecasse e l'ho ferita. Non dovevo permettere di anteporre la nostra amicizia ai suoi sentimenti. – poi tornò al suo lavoro, lasciando l'altro sgomento.

Samuel, uno dei suoi più cari amici, l'aveva ferita solo sulla base dei suoi racconti?

'' Cazzo... Non avrei mai immaginato che le mie parole, e forse anche quelle di Jonathan, risultassero sprezzanti e crudeli nei confronti di Audrey! Dannazione, non resterà mai sapendo ciò che gli altri pensano di lei! '' pensò sconfortato '' La colpa è solo mia quindi! ''

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