CAPITOLO 1

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Con la coda dell'occhio, osservai Marco passarmi di fianco, seguito da Beatrice, una delle mie più care amiche. Lei era innamorata persa di lui, lo erano tutte, in realtà. Se devo essere sincera, non sono mai stata una fan sfegatata di Marco Longhini. Forse perché passava la maggior parte del tempo a prendermi in giro. Mi ricordo che una volta, lo sentii parlare con Beatrice di me; lui le chiese come potesse essermi amica, dato che ero una ragazza piuttosto silenziosa, e quando aprivo bocca, era solo per sputare sentenze. Beatrice non gli rispose, si limitò soltanto ad alzare le spalle. A quel punto, decisi che era arrivato il momento di andarmene prima che mi scoprissero, e percorsi il corridoio della scuola velocemente. Dopotutto aveva ragione Marco, non ero una ragazza molto socievole, a dire il vero avevo solo due amici, i migliori in assoluto. Stavo parlando di Beatrice e di Matteo. La nostra amicizia ebbe inizio esattamente in seconda elementare, e da lì proseguì fino al liceo, cioè alla quarta liceo. Il mio nome era Valentina, avevo quasi 18 anni e...

-Vale, mi stai ascoltando?- la voce profonda di Matteo, mi riportò alla realtà. Immediatamente portai il mio sguardo sul suo, notando i suoi occhi verdi leggermente socchiusi, mentre mi scrutavano. Teo era considerato uno dei ragazzi più belli della scuola; mezza popolazione femminile gli andava dietro, lì dentro. Alcune ragazze provavano una sorta di invidia nei miei confronti, dato che ero l'unica alla quale gli era concesso toccarlo, e anche l'unica, oltre Beatrice, che passava la maggior parte del tempo con lui. Lo dovevo ammettere, Teo non era per niente un ragazzo facile, ne aveva passate tante nella sua vita, e ciò lo portò a rinchiudersi in se stesso, evitando qualsiasi tipo di contatto con le altre persone. Insomma, lui si fidava solo ed esclusivamente di noi. E lo stesso valeva per me.

-Si Teo, certo che ti sto ascoltando!- risposi. Capii dalla sua espressione corrucciata che non era del tutto convinto, ma comunque sia fece finta di niente, ed io lo ringraziai mentalmente per questo, dato che non sapevo proprio di cosa stessimo parlando.

-Quindi, come dicevo, domani è sabato sera, e pensavo che magari potevi venire da me a guardare un film e a mangiare la pizza, che ne pensi? Ti va?- riprese il filo del discorso.

-Mi piacerebbe Teo, ma ti sei dimenticato che domani Beatrice organizza una festa a casa sua?- addentai un pezzo di panino. Teo sospirò, alquanto scocciato.

-Non so davvero come le sia saltato in mente di organizzare una festa a casa sua, e per giunta invitando metà scuola!- sbuffò esasperato. Io non potei fare a meno di ridere, vedendo la sua espressione contrariata.

-Lo so, ma non ha importanza. Lei conta su di noi, lo sai. Dobbiamo andarci per forza.- in effetti, non sapevo nemmeno io perché avesse voluto organizzare una festa a casa sua quel sabato sera, in accordo con suo fratello Andrea. Dio se era bello quel ragazzo... i miei pensieri furono interrotti dal suono della campanella, la quale mi riportò alla realtà.

-Hai ragione, allora ci vediamo oggi pomeriggio da te, per ripassare chimica.- affermò Teo, dopodiché si alzò in piedi, mi diede un bacio veloce sulla guancia e se ne andò. Aspettai un minuto, dopodiché feci lo stesso. Incontrai Beatrice sulle scale, era ancora insieme a Marco. Lei appena mi vide mi salutò subito.

-Ciao Bea! Finalmente, non ti trovavo più!- mi diede un casto bacio sulla guancia. Il mio sguardò si posò su Marco, il quale abbozzò un sorriso.

-Ciao Marco.- decisi di prendere l'iniziativa.

-Ciao Beatrice.- rispose. -Verrai alla festa sabato sera?- mi chiese, con mia grande sorpresa. E a lui che importava? Mi convinsi che la sua fosse solo una forma di cortesia, dato che si era sollevato un certo imbarazzo.

-Certo, non vedo l'ora.- mentii. Lui annuì e Bea esultò dalla felicità.

-Bene, allora ci vediamo lì.- disse Marco, rivolgendosi ad entrambe. Ma si sentiva bene?

Forse era la prima volta che mi rivolgeva la parola, comunque sia non ci feci molto caso, dato che fui immediatamente distratta da Beatrice, la quale mi prese sotto braccio e ci guidò verso la classe. Ero pronta per una lunghissima lezione di francese. Evviva. Mi accasciai sul banco, e iniziai a disegnare il volto di Andrea. Forse era lui l'unico motivo per la quale sarei andata alla festa, quella sera.

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