CAPITOLO 7.

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Quando l'intervallo finì, io e Simone ci incamminammo verso il corridoio, diretti al laboratorio di scienze. Prima di entrare in aula, dissi a Simone che dovevo andare in bagno a lavarmi le mani. Nel mentre, sentii una voce maschile alquanto familiare. Senza fare rumore, mi sporsi a vedere dall'altra del bagno, e notai Marco insieme a J-Moore. Lui era seduto su un gabinetto, mentre J-Moore era accovacciata su di lui, intenta a tamponargli le ferite con uno straccio bagnato.

-Sei un'idiota Marco.- sbuffò la ragazza.

-Sta' zitta.- ringhiò, ma a quanto pare non fece alcun effetto su J-Moore.

-Stavi quasi per farci scoprire!- urlò lei, in preda alla rabbia. Marco le posò una mano sulla bocca per metterla a tacere, e la guardò torvo.

-Sai benissimo che ha iniziato Christian a provocarmi. Quel pezzo di merda non deve più azzardarsi a sfidarmi.- disse Marco a denti stretti.

Ma che ci facevo lì, ad origliare quella conversazione? Dovevo andarmene. Avrebbero potuto vedermi da un momento all'altro, e non volevo far parte di quel giro, o di qualunque cosa si trattasse.

-Ehi Vale, sei ancora in bagno? Dai che il prof di scienze è già in laboratorio!-

Mi girai di scatto, era Samantha. Cazzo.

-Che cazzo ci fai tu qui?- ringhiò J-Moore, rivolta a me. -Stavi per caso ascoltando la nostra conversazione, stronzetta?- fece uno scatto verso di me, ma Marco la bloccò prontamente con una mano.

Indietreggiai impaurita, e Samantha con me.

-Lasciale andare.- disse Marco, guardandomi dritto negli occhi. J-Moore non obbiettò, e io e Samantha uscimmo fuori dal bagno di corsa. Lei mi guardò confusa, in cerca di una spiegazione, che non ero assolutamente in grado di potergliela dare.

L'unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento, era allo sguardo penetrate di Marco, così intimidatorio. Quel ragazzo era capace di farmi andare in tilt il cervello. Quando c'era lui nei paraggi, non ero in grado di formulare un pensiero concreto.

-Vale, ma cosa sta succedendo? Perché quella ragazza sembrava volesse aggredirci? E perché c'è un maschio nel bagno delle femmine?!- urlò Samantha indignata. Mi presi la testa tra le mani, cercando di rielaborare il tutto. Erano successe troppe cose in così poco tempo.

-Non lo so Sam, quello che so è che io e te non abbiamo visto niente. E' chiaro?- mi assicurai di scandire bene le parole, in modo tale da essere sicura che avesse capito. Lei annuì, chiaramente impaurita, e non potevo biasimarla. Ci dirigemmo in classe, una più insicura dell'altra.

Quando le lezioni finirono, aspettai con ansia Teo fuori da scuola; volevo andarmene il più presto possibile, avevo paura di incontrare Marco o peggio ancora, J-Moore. Quella ragazza trasudava rabbia, ero sicurissima che sarebbe stata pronta a picchiarmi da un momento all'altro.

Quando vidi il mio amico in lontananza, gli andai incontro, lo presi per un braccio e lo trascinai via da quel posto infernale, prima che potesse protestare. Quando mi assicurai che eravamo abbastanza lontani, rallentai il passo, e Teo ne sembrò grato.

-Ma che ti prende oggi?! Perché siamo scappati? Dovevamo aspettare Beatrice!- disse contrariato. Lo trucidai con lo sguardo.

-Beatrice se la caverà, è abbastanza grande per andarsene a casa da sola.- sintetizzai.

-Non so, sembrava alquanto sconvolta stamattina. Penso si sia lasciata con Marco.- ipotizzò. Risi amareggiata.

-Non avevo dubbi. Marco non è il ragazzo adatto a lei.-

-E tu che ne sai?- Teo mi guardò accigliato. Mi strinsi nelle spalle. Accidenti. Dovevo chiudere il becco.

-Non lo so. Ma sai le voci che girano su di lui.- annuì soddisfatto dalla mia risposta. Salutai il mio amico, e svoltai l'angolo che mi avrebbe portata verso casa mia.

Mi abbandonai sul divano, e feci dei respiri profondi. Accidenti, che casino. Chissà a cosa si riferiva J-Moore quando disse che Marco avrebbe potuto farli scoprire.. Scoprire da cosa? E da chi poi? Scossi la testa. Non ci dovevo pensare più. Non erano cose che mi riguardavano.

E Marco e Beatrice che si erano lasciati dopo neanche una settimana? Ma stavano realmente insieme? La parte irrazionale di me sperava di no.

I miei pensieri furono interrotti dal rumore della porta che veniva percorsa ripetutamente. Mi affrettai ad aprirla, e con mi grande sorpresa ci trovai..

-Marco?- sobbalzai. Oddio, lo sapevo. Era venuto per uccidermi.

-Valentina.- rispose diffidente. Lo scrutai silenziosamente. Aspettai che fosse lui a parlare per primo. Ma lui si limitava a fissarmi con gli occhi chiusi in due fessure.

-Cosa ci fai qui?-

-Cosa hai sentito nel bagno?-

-Niente..- mentii. Marco mi fece sussultare; sbatté un pugno al muro. Cavolo, l'avevo fatto arrabbiare.

-Non mentirmi, cazzo. Devo sapere cosa hai sentito.- urlò, e si avvicinò pericolosamente a me.

Perché doveva sempre andare a finire così? In un modo o nell'altro, mi trovavo sempre intrappolata tra il muro e il corpo di quel ragazzo decisamente pericoloso.

Decisi di dirgli la verità; non ero brava con le bugie.

-Vi ho visti in bagno, e J-Moore che diceva che avrebbero potuto scoprirvi..- Marco sussultò, evidentemente sorpreso dalla mia sincerità. Il suo sguardo si addolcì, ma non sembrava intenzionato a spostarsi. Tutta quella vicinanza mi toglieva il respiro.

-Non devi dire niente a nessuno di quello che hai sentito. E' chiaro Valentina?- sussurrò, avvicinandosi ancora di più. Io annuii, incapace di fare altro.

-Dico sul serio, non voglio immischiarti in questa situazione.- e si staccò da me.

-Di che parli?- riuscii a parlare, senza accorgermene che in realtà era troppo tardi, perché Marco se n'era già andato. Mi tremavano le gambe, e mi lasciai scivolare contro la parete. Accidenti.

Anche se Marco aveva detto che non voleva immischiarmi in quella storia, qualunque essa sia, la verità era che c'ero già dentro fino al collo.

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