CAPITOLO 6.

45 2 0
                                    

7 a.m.

Aprii gli occhi, e mi costrinsi ad alzarmi. Trovai mio fratello sveglio, con gli occhi rivolti verso il soffitto. Probabilmente non era riuscito a dormire nemmeno quella sera.

-Buongiorno.- richiamai la sua attenzione. Si girò a guardarmi.

-Ciao.-

-Non sei riuscito a dormire, vero?-

Stefano fece cenno di no con la testa. Annuii senza aggiungere altro. Sapevo che appena incominciavo a parlarne si arrabbiava.

Andai in cucina e trovai delle brioche sul tavolo. Mio padre lavorava di notte, e spesso mi capitava di trovarlo ancora sveglio mentre mi preparavo per andare a scuola. Quel giorno, con mia grande sorpresa, era andato al bar a comprare la colazione prima di tornare a casa.

Divorai la brioche in fretta e andai a prepararmi. Una volta pronta, uscii mi ritrovai Teo ad aspettarmi, seduto sul muretto.

-Finalmente, ce ne hai messo di tempo!- sbuffai e lo presi a braccetto.

-Lo sai che sono lenta nel prepararmi la mattina.- gli diedi un bacio sulla guancia e ci incamminammo, uno più svogliato dell'altro.

-Ma tu lo sapevi che Beatrice e Marco si stanno frequentando?-

Feci una smorfia.

-Si, lo so.- risposi infastidita. Beatrice non me ne aveva ancora
parlato direttamente; l'avevo dovuto scoprire da sola la sera della festa. Rabbrividii ripensando a quella sera.

-E con Laura come procede?- chiesi curiosa.

-Come al solito.- capii dal suo tono di voce che non aveva intenzione di aggiungere altro. E la conversazione finì lì.

Entrambi persi nei nostri pensieri, ci lasciammo davanti scuola. Lo salutai con un abbraccio.

Mi diressi verso la mia classe, e mi fermai di scatto, vedendo Beatrice e Marco camminare davanti a me. Si fermarono davanti alla classe. Marco cinse in vita Beatrice e la baciò. In quel momento, avrei preferito non essere lì. Sperai vivamente che non mi notassero, mentre cercavo di entrare in classe silenziosamente. Sfortunatamente però, Marco alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono i miei. Non seppi perché, ma smisi di respirare per qualche secondo.

La campanella suonò, e Beatrice si staccò da Marco, salutandolo con un bacio frettoloso. Non mi degnò neanche di uno sguardo. Ma che le prendeva?

-Eccolo il nostro Don Giovanni, ma dov'eri finito?- mi girai in direzione di quella voce stridula. Era J-Moore, così si faceva chiamare. Non sapevo molto su di lei, e quelle poche informazioni della quale ero a conoscenza non erano per niente positive.

Marco si strinse nelle spalle, mi guardò per qualche secondo, e poi se ne andò con lei. Dopo qualche minuto mi ripresi e trovai la forza di entrare in classe. Il professore di fisica era già lì, gli sussurrai un buongiorno e mi andai a sedere. Questa volta non presi posto di fianco a Beatrice, mi sedetti di fianco a Simone. Era un ragazzo simpatico, anche se non ci avevo mai parlato più di tanto. Lui mi rivolse un sorriso gentile.

-Ciao Vale, come stai?- ridacchiò. Gli sorrisi e appoggiai i libri sul banco.

-Sto bene grazie, e tu?-

-Si, tutto bene. Hai fatto i compiti di fisica?- lo guardi stranita, e scossi la testa.

-Nemmeno io.- mi sussurrò all'orecchio. Ci zittimmo quando il prof incominciò la lezione.

Passate tre lunghissime ore, finalmente arrivò il momento dell'intervallo, e seguii Simone nei giardinetti della scuola, dato che doveva fumare. Di solito io e Beatrice ci incontravamo con Teo, ma ero più che sicura che lei avrebbe avuto appuntamento con Marco questa volta. Quanto a Teo, se l'avessi visto gli avrei chiesto di unirsi a noi. Simone salutò un po' di ragazzi; io non ne conoscevo nemmeno uno. Poi ci fermammo davanti ad un gruppetto di persone. Una nuvola di fumo mi circondava la faccia; fumavano tutti lì in mezzo. Per un attimo mi sentii come spaesata, incominciai a guardarmi intorno per vedere se trovavo il mio amico. Ma di lui non c'era alcuna traccia.

In cambio, vidi Marco con ancora J-Moore e un altro paio di ragazzi. Marco si accese una sigaretta e iniziò a fumare. Notai che conversava animatamente con un altro ragazzo, più basso di lui e leggermente più muscoloso. Marco era più alto e snello, ma la forza fisica non gli mancava di certo.

Spalancai la bocca quando vidi quel ragazzo dare un pugno in faccia a Marco. Dopo neanche un minuto, i due iniziarono a picchiarsi violentemente. Portai una mano alla bocca, incapace di parlare. Tutti parvero accorgersi di quella scena terrificante, e un professore che era sceso a fumare, intervenne. Ma cercando di separarli, si prese anche lui un pugno in faccia. Alla fine riuscì a stanare la situazione, ma il suo sguardo fece intuire che non prometteva nulla di buono.

Il professore prese Marco e l'altro ragazzo per un braccio, e li intimò di seguirli. Prima di sparire nell'atrio della scuola, Marco si girò a guardarmi. Sobbalzai sorpresa. Un rivolo di sangue gli colava dal naso, e il labbro era spaccato. Lo seguii con lo sguardo, fino a quando non riuscii più a vederlo.

Turn me onDove le storie prendono vita. Scoprilo ora