Primo capitolo.

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Per conoscere il dolore di un'eccessiva tenerezza.
Kahlil Gibran

Una parte del corpo che sia stata lesa è spesso tenera al tatto.


Mi fisso sulle cose e non posso farci niente. Certe volte è bello, e mi lascio trasportare per vedere che succede. Come con Throb. Altre volte non lo è, ma non posso smettere, come se non dipendesse da me. Questa è la parte che mi fa paura: quando non è per niente bello. Ma anche quando lo è, fa paura. Tutto quello che si impossessa della tua vita fa paura, anche se è piacevole.
Con Throb è stato bello all'inizio, la musica e la sua voce sui cd, le parole e il modo in cui le cantava con quella voce roca, come se avesse dei sassolini in gola...musica tenebrosa, la chiamo io. Musica che sa parlarmi. Buia e nera come la notte.
La fissa per Throb non mi è venuta finché non ho visto su Entertainment Tonight il buco che ha in bocca, il dente caduto, i capelli da istrice color salmone, le lentiggini e i vestiti da clown: calzoni troppi grandi e bretelle verdi a scacchi senza maglietta, i capezzoli come vecchie monetine attaccate sul torace. Ma sopratutto quel dente caduto, come una grotta buia in mezzo alla bocca.
Ho fregato quel cd da Aud-Vid Land, al centro commerciale, anche se il lettore di cd è rotto, come tutto in casa nostra. Non l'ho veramente fregato, ma non l'ho neanche pagato, perché c'è un tizio sulla quarantina, il vicedirettore, che mi lascia aperta la porta del magazzino, così io entro e lo aspetto, gli piace guardarmi.
A casa tiro fuori il cd e guardo la faccia di Throb, stampata sul libretto che si apre a fisarmonica.
Lo appendo alla parete con lo scotch, dopo aver staccato la foto mia e di mia madre in posa davanti al Lincoln Memorial di Washington.
Gary mi guarda dalla porta.
- Camz - dice - a tua madre dispiacerà se togli quella foto.
- La metterò da qualche altra parte - gli rispondo, facendo un passo indietro per vedere Throb lì sulla parete.
Gary non è come gli altri che mia madre porta a casa. È con noi da circa sei mesi. Non dice parolacce, lavora sodo, fa il turno di notte da Murdock, il ferramenta.
Certe volte beve troppo e si addormenta dappertutto, e questo è un miglioramento rispetto a Dexter, che quando beveva diventava viscido e fastidioso e picchiava mia madre.
Gary mi osserva mentre guardo la foto di Throb. Mi sento addosso il suo sguardo...non è da molto che mi guarda così. Mi si struscia contro quando mi incrocia in corridoio, mentre va al bagno.
Mi piace che mi guardi in quel modo, ma non voglio far soffrire mia madre, anche se certe volte è una bella rottura. Ha già abbastanza problemi. È sempre stata bella, ma ultimamente mi sembra che sfiorisca a vista d'occhio. Le vedo sul suo viso i solchi delle rughe dove si deposita il trucco, e non sempre il collirio la aiuta a far tornare limpidi gli occhi. Sta anche cominciando a incurvarsi. È stata sempre fiera del suo corpo, dice che un bel corpo è la cosa migliore che mi ha dato, anche se tutte e due dobbiamo stare attente a non ingrassare.
Gary arriva e mi si ferma accanto, davanti alla foto.
Siamo soli in casa, mia madre è al lavoro da Timson.
Fa caldo per essere all'inizio di giugno, e sembra che il calore emani direttamente da lui, mentre preme il suo braccio sul mio e il sudore ci incolla uno all'altra.
Sento il suo respiro pesante, o forse sono io. Improvvisamente il suo braccio è intorno a me e mi accarezza. Io mi appoggio a lui, sento l'odore acuto del suo dopobarba e le sue mani mi danno una sensazione di grande tenerezza, ma poi penso a mia madre e mi tiro indietro.
Lui toglie la mano e fa: - Mi...mi dispiace - balbettando un po', e io non dico niente, rimango lì e mi sento tremendamente depressa, perché so che se Gary resta - e mia madre vuole che resti per sempre - forse dovrò andarmene. Un'altra volta.

Il giorno dopo leggo sul giornale che questo fine settimana ci sarà Throb al ConCenter di Wickburg, dove abitavano una volta, e la mia fissa diventa più forte. Wickburg è giù in Massachusetts, a circa cento chilometri dallo stupido paesino dove abitavano da un anno e mezzo, e mi convinco che Wickburg è il mio destino, il posto in cui vedrò Throb, lasciando che Gary e mia madre vivano per sempre felici e contenti.
"Per sempre felici e contenti" è roba da fiabe per bambini, ma mia madre crede a queste cose, al lieto fine e all'arcobaleno. Pensa sempre che domani sarà meglio di oggi e crede alle previsioni del tempo solo quando sono buone, mai quando sono cattive. Mi fa imbestialire quando ripete che il momento più buio è sempre quello prima dell'alba. Ricordo che una volta, di mattina presto, stava seduta al tavolo della cucina mentre la pioggia batteva sulle finestre e si premeva la borsa del ghiaccio su un occhio nero, regalo di Dexter. Aveva alzato gli occhi da giornale, raggiante, per dire: - Senti il mio oroscopo, Camz: «Tutto splende intorno a voi, continuate a lavorare sodo, le vostre capacità saranno apprezzate.» Non è magnifico?
La borsa del ghiaccio era scivolata appena e avevo visto il livido vicino all'occhio, viola e orribile.
- Che c'è? - aveva chiesto. - Stai piangendo?
- Forse ho un po' d'influenza - avevo risposto. Ma non era vero.
È sfortunata con gli uomini. Ha sempre scelto quelli sbagliati, tranne in uno o due casi: per esempio Gary, o mio padre, che a quanto pare era un uomo gentile ma iellato, ed era finito sotto una macchina in una notte di pioggia, quando io avevo due anni. Non me lo ricordo per niente. Non l'ho mai visto in una fotografia, neanche nelle foto del matrimonio. - È successo tutto così in fretta - diceva mia madre. Che è il modo in cui le succedono sempre le cose. In fretta. Trasferirsi continuamente da un posto all'altro, sempre alla ricerca di un lavoro migliore o dietro a qualcuno che le fa promesse mai mantenute. Come Dexter Campbell: l'ha seguito da Wickburg a Portsmouth, nel New Hampshire, e poi lui se n'è andato, dopo averla massacrata di botte.
- Sono preoccupata per te - mia madre lo ripete sempre. La settimana scorsa l'ha detto un'altra volta, e ha aggiunto: - Ma guardati, diciassette anni. Non ci posso credere...
In realtà non riesce a credere di avere trentotto anni.
- Penso solo a me stessa - mi dice. - Non sono una buona madre, Camila.
- Ma sì che lo sei - le rispondo. Dirlo non mi costa niente, lei si sente subito meglio.
- Certe volte ho paura di quello che potrebbe succederti, in questo mondo schifoso - ogni tanto il suo ottimismo fa cilecca, quando in casa non c'è niente da bere, né denaro per comprarlo.
Lei naturalmente non sa che mi sono già successe un sacco di cose. Pensa ancora che io sia una bambina, ma è un pezzo che sono cresciuta, anche se con gli uomini non sono mai arrivata fino in fondo.
Ci ho pensato parecchio, all'amore e al sesso, e ancora non sono riuscita a capire se sono la stessa cosa oppure no.
Credo che uno dei miei insegnanti fosse innamorato di me, ma non mi ha mai toccata. Mr Sinclair. Mi diceva che avevo una bella anima, che scrivevo bene e che avrei dovuto tenere un diario.
Mi tremavano le gambe quando mi guardava con quello sguardo pieno di desiderio e forse di tristezza.
Avrei voluto prendergli la mano e appoggiarmela addosso, dicendogli di non aver paura.
Quello che credo di desiderare più di ogni altra cosa, però, è qualcuno che provi tenerezza per me.
Una volta Mr Sinclair ci chiese di fare una lista con le dieci parole più belle della nostra lingua, e l'unica che mi sembrò veramente bella fu "tenerezza".

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