Tredicesimo capitolo.

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Il grande cappello bianco stava appena appoggiato sulla sua testa e lei doveva tenerlo con la mano, quando arrivavano le raffiche di vento che facevano ondeggiare pericolosamente la canoa.
- Non è bellissimo? - chiese ammirando il paesaggio.
Lauren sorrise, felice di vederla così. Era ancora esaltata dal fallimento della trappola del tenente Proctor e della sua squadra.
Alla fine la ragazza era riapparsa, ore e ora più tardi, mentre lei aspettava seduta nel furgone. Sapeva che prima o poi si sarebbe fatta viva, sapeva che si era nascosta nel bosco in attesa di avere via libera.
- Grazie - aveva detto Lauren - Sei stata...magnifica.
Quella notte non erano andate in un motel, ma avevano trovato uno spiazzo libero di fianco all'autostrada.
Camila aveva dormito nel sacco a pelo, mentre Lauren si era sdraiata un po' più in là, avvolta in una coperta.
A un tratto aveva sentito un rumore, e alzando lo sguardo aveva visto Camila avvicinarsi.
- Cosa c'è? -
- Ho paura - aveva sussurrato - Pensavo che sarebbe stato divertente.
Era bellissima alla luce della luna.
- Dormi accanto a me - le aveva detto.
Lei era avvolta nel sacco a pelo e Lauren le si era raggomitolata accanto, sentendo dopo un po' il suono del suo respiro.
Non riusciva ancora a togliersi dalla testa il tradimento di Maria Valdez.
Poi si ricordò le parole di Camz "Io non ti tradirò mai."
Forse era vero, forse lei era l'unica che non l'avrebbe mai tradita.
All'inizio del pomeriggio successivo aveva notato un cartello che diceva: Mirror Lake.
- Fermiamoci - aveva insistito Camila.
Lauren guardava la ragazza ma aveva la testa altrove, doveva preparare la prossima mossa, ricominciare tutto da capo. Liberarsi del furgone, spedire a casa la ragazza, lasciare il New England e andarsene il più lontano possibile.
La ragazza le stava davanti, indicando il lago dove un vecchio e un bambino andavano in canoa.
- Porta anche me a fare un giro.
- No, si sta facendo tardi. Non sai nuotare.
- Danno un salvagente insieme alla canoa. Ti prego Lolo, perché mi hai comprato quel cappello se non volevi portarmi sull'acqua?
- Ti ho comprato un cappello, non una canoa.
- Sarà una cosa romantica - insisteva lei - come al cinema.
Noleggiarono una canoa e un salvagente.
Era calata la sera mentre solcavano il lago.
La più piccola fissava l'acqua, sognante.

Mi guarda affettuosamente, ma so che in quello sguardo non c'è amore, neanche il desiderio che le ho visto negli occhi quando guardava Maria Valdez.
Io la amo comunque.
Mi sento così libera sulla canoa, voglio gridarlo al mondo, voglio togliermi questo salvagente che mi va troppo stretto.

-  Che stai facendo? - le chiese stupita.
- È troppo stretto - rispose Camila.
Sgusciò fuori dal salvagente: - Ecco, così va meglio.
Si stiracchiò gioiosamente e poi si alzò in piedi, allungando le braccia e gridando al vento: - Sono Camila Cabello, regina dei mari, la ragazza più felice del mondo!
La canoa ondeggiava pericolosamente sotto di loro.
- Siediti, cretina - le ordinò Lauren con voce allarmata - Ti prego, siediti.
Lei stava per rispondere, ma il vento le prese il cappello e, mentre cercava di recuperarlo, perse l'equilibrio, fu trascinata via, come da una mano invisibile, e cadde nell'acqua con un lampo di panico meglio occhi, inghiottita dal nulla.
Istintivamente Lauren si buttò in acqua cercando di individuarla.
La vide e fece per prenderla, l'afferrò con tutte le sue forze. Camila si agitava, la colpì, poi si aggrappò a lei, afferrandole prima le spalle e poi la gola. Lauren tentò di liberarsi, ma non voleva perdere la presa. Lei non mollava, in preda al panico e al terrore, mentre tutte e due sprofondavano più in basso.
A Lauren mancava l'aria e si spinse verso la superficie: Camila cessò immediatamente ogni resistenza e risalì insieme a lei.
Riemersero, Lauren ansimava cercando di respirare.
Camila tossiva, balbettava, ancora aggrappata a lei.
Lauren cercò di reggersi alla canoa che si era capovolta; ci si aggrappò con un braccio, tenendo Camila con l'altro.
-Dio, stavo affogando. Ero terrorizzata e invece tu mi hai salvata...ti amo...amami anche tu, Lauren... - Camila la guardava, con gli occhi pieni di gratitudine, tossendo, balbettando, stretta a lei.
Ma poi, divincolandosi tra le sue braccia, sbatté la testa sul fianco della canoa: il rumore risuonò nel silenzio.
Improvvisamente le scivolò dalla braccia e, con orrore, la vide scomparire al di sotto della superficie.
Si tuffò nuovamente, la trovò, ma lei la trascinò giù con sé.
Lauren cercò di liberarsi sapendo che doveva respirare, altrimenti sarebbero affogate tutte e due. Riuscì a liberarsi, sfrecciò verso la superficie, con i polmoni in fiamme, ansimando in cerca d'aria.
Si immerse di nuovo, cercandola, ma lei non c'era più.

Dopo, mentre calava la notte, stesa a faccia in giù con la guancia appoggiata alla superficie rigida della canoa rovesciata, avanzò lentamente verso la riva, remando esausta, mentre il sole tramontava.
Cercò di non pensare alla ragazza, alla sua povera piccola, da qualche parte in fondo al lago, fredda, persa e sola.
Quando si avvicinò alla riva, vide che sulla spiaggia si era riunita una piccola folla, illuminata dalle luci rosse e blu volanti della polizia.
Urlò di dolore mentre continuava a remare verso la riva.

Il vecchio stava davanti al fornello aspettando che bollisse l'acqua, quando squillò il telefono.
- Pronto - rispose, schiarendosi la voce.
- Grandi notizie, tenente - disse Pickett - Hanno beccato Lauren Jauregui giù a Springfield. Omicidio di primo grado. La ragazza, quella scappata di casa, l'ha affogata in un lago dove l'aveva portata a fare un giro in canoa. Sostiene che lei si è spaventata ed è caduta in acqua, ma hanno recuperato il corpo e le hanno riscontrato un forte trauma cranico.
Il tenente sospirò stanco - Lauren ha detto la verità, Jimmy. È stato un incidente, la ragazza non era il suo tipo e quella non è la sua tecnica.
Ci fu una lunga pausa.
Il silenzio di Pickett era pieno di delusione.

Il trambusto e il frastuono della prigione si erano finalmente spenti. Lauren era al buio, in cella, e i suoi pensieri erano più nitidi che mai. Le immagini schizzavano nella sua mente come frammenti in un caleidoscopio.
Erano immagini di ragazze dagli occhi lampeggianti e con una cascata di capelli biondi. Si tirò la coperta fino al mento, sentendo un brivido percorrerle le ossa nonostante la cella fosse ben riscaldata.
Immobile, aspettava che il sonno arrivasse a spezzare via quelle immagini.
Ma prima ancora del sonno arrivò la ragazza.
Volteggiava per la camera del motel, scalza, come una bambina con gli abiti della madre e quello stupido cappello bianco in testa.
E poi, l'immagine di cui aveva più paura, ma che non poteva evitare: lei che le si aggrappava in quell'ultimo istante: - Amami anche tu, Lauren.
Lauren si toccò la guancia: era umida.
E più tardi, nel segreto della notte, finalmente pianse.

So che quasi nessuno leggerà queste parole, ma le scrivo lo stesso per darvi una spiegazione.
La storia è finita, il libro si conclude così.
Quando l'ho letto la prima volta sono rimasta molto delusa anch'io, ma è stato questo finale inaspettato a farmi amare la storia.
All'inizio è molto noiosa, per questo ringrazio chi è arrivato fino a qui, all'ultimo capitolo.
Volevo mettere anche un bacio tra Lauren e Camila, ma nel libro originale non c'è e non ho voluto sconvolgere troppo le cose, anche perché ho tolto molte parti superflue.
Ho anche pensato di scrivere che alla fine, quando Lauren è nella sua cella e pensa a Camila, si renda conto che è innamorata di lei, ma mi è sembrato veramente incoerente perché Lauren è sempre stata presa da Maria Valdez.
Il fatto che Lauren alla fine piange non è dovuto al fatto che è innamorata di Camila, ma perché si sente in colpa della sua morte e le dispiace non aver avuto tempo per conoscerla meglio e magari, un giorno, ricambiare i suoi sentimenti.
Attualmente sto scrivendo un'altra storia, questa volta è tutto frutto della mia immaginazione.
A presto. xx

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