Aveva bisogno di tempo per rimettere le cose a posto, doveva per forza eliminare la ragazza, ma in modo intelligente, senza lasciare tracce.
Doveva anche mettersi in contatto con Maria Valdez, sentiva il desiderio crescerle dentro come un vuoto enorme che andava riempito.
Diede un'occhiata al sedile posteriore e vide la ragazza rannicchiata come una bambinetta. Ora che l'aveva condannata sentì un po' di tenerezza nei suoi confronti, non del tipo che si aspettava da Maria Valdez, ma una tenerezza diversa che la spingeva ad essere gentile con lei.
Aveva gli occhi gonfi, per il caldo o forse per la stanchezza della notte passata nel furgone.
Accostò. - Perché non vieni a sederti davanti? - le chiese - Vicino a me, così possiamo parlare.
- Allora perché prima mi hai detto di mettermi qui?
- E va bene...ho paura di essere seguita; la polizia potrebbe pensare che ti ho rapita. Sei scappata di casa, non posso permettermi di cacciarmi nei guai.
La faccia di Camz si fece più dolce, aprì lo sportello e si arrampicò sul sedile anteriore - Grazie, lì dietro mi sentivo soffocare.
Sfiorandole lievemente la spalla, aggiunse: - Farò la brava.
- Fai quello che vuoi. Ci proverò anch'io, devi avere pazienza con me.
- D'accordo - annuì lei con gli occhi che le brillavano di nuovo, mentre Lauren si meravigliava di quanto fosse facile influenzarla.
Le toccò la mano che teneva sul ginocchio: - È bello averti qui con me - la frase suonò del tutto spontanea.La sua mano mi dà delle piccole scosse elettriche.
La toglie subito, ma la sensazione rimane sulla mia pelle come scottatura.
Il suo sorriso è sconvolgente, ma anche qualcosa di più, sembra sincero.
- Lauren - mi piace pronunciare il suo nome.
- Che c'è? - chiede lei, assente come sempre.
- Penso che la fissa mi sia passata.
- Bene - si gira di poco verso di me, con un sorriso appena abbozzato.
- Penso che invece mi sto innamorando di te.
Non risponde, la macchina sfreccia avanti, guadagnando velocità.
- Non è una cosa intelligente - dice alla fine - E comunque che ne sai tu dell'amore?
Faccio un po' di mosse, ma è evidente che il mio corpo non la eccita.
- Ho quasi diciotto anni - rispondo - Non mi sono mai sentita così, prima. Beh, un po', forse - penso a Mr Sinclair.
- Con chi? - chiede, ma come per assecondarmi.
- Un insegnante, Mr Sinclair.
- Sapeva quello che sentivi per lui?
- Forse, perché aveva paura di me.
- E perché?
- Aveva paura di mettersi nei guai.
Non risponde, proseguiamo con i finestrini aperti.
Le metto una mano sul ginocchio e lei mi permette di tenerla."Quanto sa?" si chiese mentre tornavano all'autostrada.
- Vorrei proprio fare una doccia - disse la ragazza rompendo finalmente il silenzio.
- Possiamo fermarci in un motel, stanotte. Non preoccuparti, letti separati. Dopo possiamo cercarci un ristorante carino - pensò cupa " L'ultimo pasto del condannato. Poi, a un certo punto della notte, l'addio. Forse con un cuscino, veloce e silenzioso."
- Sai che cosa mi andrebbe? Una vera cena a base di tacchino.
Lauren non rispose, per qualche strana ragione la divertiva quella conversazione.
- Troveremo un bel negozio nella prossima città, faremo tante spese - provò uno slancio di generosità, sapendo che la vita della ragazza era nelle sue mani, che aveva il potere di renderla triste o felice. Allora perché non farla felice?Tutto era bianco e nero nel negozio, spuntò una donna con una striatura candida tra i capelli che attirò lo sguardo di Lauren.
- Un vestito - le disse Camz con un filo di voce.
La donna le prese le misure a occhio.
Camz guardò Lauren supplichevole: aiutami, ti prego, imploravano i suoi occhi.
Lauren agitò la mano con un gesto regale: - Porti anche delle scarpe alte.
- Tacchi - disse la commessa, correggendola e ignorandola completamene.
Mentre Camila guardava i vestiti appesi, Lauren fu colpita dall'ironia della situazione. Non avrebbe mai avuto l'occasione di indossare quegli abiti a un ballo o a un appuntamento, erano soldi buttati. Eppure le piaceva l'idea di spendere per lei.
Comprarono un asciugacapelli in un negozio dove vendevano un po' di tutto, Camila aveva detto che dopo la doccia i suoi capelli sarebbero stati un disastro se non lo avesse avuto.
- E perché non del profumo? - propose Lauren.
- Mi piace l'odore del sapone, e comunque dovresti risparmiare invece di spendere così.
Camila le toccò il braccio con un gesto, a modo suo, intimo.Al motel, fissava lo schermo vuoto della televisione, ascoltando il suono dell'acqua della doccia e la voce di Camila che sovrastava tutto il resto.
Sapeva cantare.
Le venne in mente Maria Valdez, scura e misteriosa, immaginando come sarebbe stata sotto la doccia, con l'acqua che le scorreva sul corpo levigato, i capelli chiari incollati alla pelle.
Camila uscì con un vestito bianco, scintillante di paillettes. Un luccicante vestito da sera che le arrivava alle caviglie. Anche i capelli brillavano, sciolti sulle spalle. Era scalza e questo la faceva sembrare troppo giovane per quell'abito, come una ragazzina con i vestiti della madre. Se non fosse stato per il suo sedere da donna.
Le volteggiava davanti, imitando le attrici che probabilmente aveva visto al cinema, anche i capelli ondeggiavano.Alla fine della cena la ragazza ordinò la torta al cioccolato con la panna montata.
- Sono sfinita, è stata una giornata lunga.
Lauren fu d'accordo e fece cenno alla cameriera di portare il conto.
- Ma è stata una bella giornata, vero Lolo? - il suo sguardo chiedeva conferma.
- Sì - concordò lei cercando di non far caso al nomignolo.
Non era quello il momento di dire la verità.
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Tenerezza
FanfictionCamila, diciassette anni, cambia continuamente casa e città insieme a una madre sbandata, e ogni tanto, quando la vita diventa insopportabile, fugge per obbedire a una della sue stravaganti "fisse". Lauren Jauregui, invece, ha trascorso in prigione...