Dodicesimo capitolo.

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Mi avvio verso la ruota panoramica dopo che Lauren se n'è andata con Maria Valdez.
Alla fine mi ha detto il suo nome.
Mentre usciva dal furgone per incontrarla, ho visto desiderio nei suoi occhi.
Lei porta una maglia bianca, pantaloni neri aderenti, ha anche un bel viso, con un velo di rossetto. Mi piacerebbe essere come lei, elegante e sottile.
Mentre volo in alto guardo giù e vedo Lolo e Maria camminare vicine, mano nella mano dirette al bosco dove si fanno i picnic.
So che a nessuna delle due interessa veramente mangiare, me le immagino tra gli alberi mentre diventa buio.
Per non pensarci, guardo la strada e vedo un furgone marrone parcheggiato vicino all'entrata.
Il furgone mi ricorda qualcosa, l'ho già visto, sulla strada accanto alla casa della zia di Lauren. È il furgone della polizia, la stanno tenendo d'occhio.
Hanno teso una trappola a Lauren.
- Fammi scendere - grido a quello che manovra la ruota, sporgendomi pericolosamente dal sedile che oscilla.
Urlo sempre più forte, ma non riesco a superare la musica.
- Ti prego - grido disperata, mi alzo, perdo l'equilibrio e tento di recuperarlo.
- Non fare stupidaggini! - urla il tizio dei popcorn - Falla scendere per amor del cielo.
Il tecnico mette di nuovo in azione la ruota.
Vedo gli uomini del furgone entrare nel parco.

- Lauren!
Sentì il suo nome, ma era come un eco distante e si chinò sulla Señorita, che protendeva il viso e la braccia verso di lei.
- Lauren!
Ancora quella voce, non distante.
Sentì il crepitare dei rami e il fruscio dei cespugli.
- Non farlo! Ti prego non toccarla.
La voce della ragazza si era fatta vicina e in un attimo lei sbucò dagli alberi.
- È una trappola, Lauren, gli sbirri...sono qui...dappertutto.
Abbassò lo sguardo per vedere Maria Valdez che afferrava il cestino da picnic e scappava.
Prima che Lauren potesse muoversi e andarsene, il tenente Proctor arrivò alla radura, seguito da tre uomini che erano poliziotti.
Il sangue le pulsava nelle tempie, le guance in fiamme.
"Mi ha tradita."
- Non ha fatto niente, cos'altro volete da lei? - domandò arrabbiata Camila, muovendosi verso il vecchio sbirro con aria di sfida.
Il tenente sposto l'attenzione su di lei.
- Stai intralciando la giustizia, signorina. Potresti cacciarti in un mare di guai.
- Neanche lei ha fatto niente - si prodigò Lauren, ritrovando la sicurezza in se stessa mentre la ragazza la guardava riconoscente.
- Possiamo mandarti a Centro Assistenza, loro si occupano dei ragazzini...per proteggerti - indicò Lauren con un cenno della testa, come per dire: per proteggerti da lei.
- Oppure possiamo farti tornare a casa, dove dovresti essere.
Senza preavviso, la ragazza schizzò via, muovendosi come lanciata da un razzo.
- Prendetela - sbottò il tenente, e due degli sbirri le andarono dietro.
- Sono libera, giusto tenente? - chiese Lauren, in tono beffardo.
- Puoi andare Lauren, certamente, ma non sei libera, non lo sarai mai.
Scuotendo il capo, Lauren chiese: - Non mollerai mai, vero? Non hai capito niente di me, mi sono presa cura di lei, ho intenzione di riportarla a casa.
Ci fu un silenzio lungo.
I due sbirri tornarono paonazzi e senza fiato.
- Non l'abbiamo trovata da nessuna parte, tenente. Potrebbe essere nascosta dappertutto, tra questi alberi.
- Sarà meglio che non le succeda niente, Lauren - l'ammonì il vecchio sbirro - Qualsiasi cosa le capiti, per te è la fine, anche se il suo corpo non si ritrova.
- Non le succederà niente - lo rassicurò Lauren.
Poi si voltò per andarsene, senza dire neanche addio.

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