Undicesimo capitolo.

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Lauren era a letto e aspettava che la ragazza si addormentasse, non ci volle molto. Si era raggomitolata nelle lenzuola, sbadigliando e mormorando: - Notte, Lolo - poi, con la mano sotto al mento si era lasciata trasportare dal sonno.
Spense la luce vicino al letto e aspettò che gli occhi si abituassero all'oscurità. Immagini della giornata le lampeggiavano nella mente. Il furgone, il parco e sopratutto la ragazza che l'aveva costretta a cambiare i suoi progetti. Eppure in qualche modo le era grata.
Camz si agitava nel sonno e lei la guardò nella penombra.
Respirava profondamente, l'orologio segnava l'una e sette.
Riesaminò il suo piano, la parte più difficile sarebbe stata trasportare il corpo fino al furgone, lo aveva lasciato aperto per facilitarsi il lavoro.
Si sedette sul letto, cercando il cuscino. I piedi nudi toccarono il morbido tappeto, senza far rumore.
Poi rimase immobile, contando lentamente fino a cinquanta e ascoltando il ritmo del suo respiro.
Si era liberata delle lenzuola e la maglietta le si era arrotolata sopra allo stomaco, scoprendo la sua pelle candida.
Si teneva il cuscino davanti, come uno scudo, era così che aveva ucciso la madre.
Le sembrava la maniera più gentile di farlo.
Ora era accanto al letto, incombeva sul corpo di lei.
Quando alzò il cuscino, la ragazza si svegliò e la guardò, gli occhi sgranati per il terrore, la bocca spalancata.
Si guardarono a lungo, lei chiuse gli occhi e sospirò: - Non fermarti, fallo.
Lauren abbassò il cuscino e rimase accanto al letto, perplessa.
Lo lasciò cadere a terra.
- L'avresti fatto davvero? - le chiese Camila.
- Sì - rispose semplicemente.

- Non l'hai fatto però, perché non potevi - non risponde, così decido di continuare - Vero? - il tono calmo della mia voce mi sorprende.
- No, non potevo.
- Io non ti tradirò mai, Lauren.
- Non farlo - dice scacciando le mie parole con un gesto della mano.
Poi torna a letto, tirandosi le lenzuola fin sopra le spalle e si gira dall'altra parte.
Io sono sveglia, ascolto i battiti del mio cuore.
"Dovresti andartene: aspettare che si addormenti e poi scappare il più lontano possibile."

Stavano sedute nel ristorante del motel, aspettando che la colazione fosse servita.
Quella mattina non avevano quasi parlato, solo un debole "ciao" mormorato da Lauren.
- Potresti guardarmi, per favore? Mi fai sentire come se non ci fossi.
Lauren la fissò.
- Così va meglio - disse mentre arrivava la colazione: aranciata e una ciambella con la marmellata per Camz, caffè macchiato con zucchero per Lauren.
- Ti amo - sussurrò Camila.
- Per favore, non dirlo - fece Lauren.
In realtà voleva dirle: "Questa notte sono stata lì per ucciderti, non capisci che potrei rifarlo?"
L'amore consisteva forse in questo? Nell'avere fiducia in qualcuno fino a questo punto?
- Perché non sei scappata dopo che mi sono addormentata? - le chiese - Avresti potuto prendermi i soldi dal portafoglio e andartene.
- Ci ho pensato - ammise lei - Ma volevo restare, mi fido di te.
Lauren sorseggiava il suo caffè meravigliandosi della sua ingenuità, della sua fiducia dopo quello che era successo. Ma cosa era successo? Davvero niente.
Mentre la guardava leccarsi la marmellata rimasta sulle labbra, si chiese come sarebbe stato baciarla, sentire il suo corpo stretto al suo, non come le altre, ma fermandosi prima.
Forse ci sarebbe stata tenerezza.
Una parte di lei la voleva, ma poi ripensò a Maria, la sua Señorita.
Era lei che voleva, la bella Maria Valdez.
- Chissà, anche tu potresti innamorarti di me. Non mi aspetto che mi ricambi...
Lauren si alzò in piedi: - Andiamo - disse solamente.

Con i finestrini aperti e il vento che rinfrescava l'aria, guidava senza una meta.
La ragazza sembrava contenta di essere seduta al suo fianco.
"Non ti tradirò mai"
Oltrepassando una cabina telefonica all'angolo della strada, ripensò a Maria e il desiderio di vederla tornò a farsi sentire.
- Devo fare una telefonata - disse.
- A una ragazza?
- Sì - rispose Lauren - A una ragazza.
- Chiamala, non badare a me.
La faccia di Camz s'illuminò e la sua voce si fece scherzosa: - Non m'importa di vederti con un'altra.
- Piantala - non era dell'umore adatto per perdere tempo.
Si accorse che la faccia di lei si era intristita: - Mi dispiace, lasciami andare e basta. Dimenticati di me e io mi dimenticherò di te, ho visto un capolinea degli autobus nell'ultima città che abbiamo passato, accompagnami lì, voglio andare a casa.
- No.
- Perché no?
- Perché...
Per un mucchio di ragioni, si sentiva più al sicuro con lei al suo fianco. Se si fossero separate ora, non avrebbe saputo dove andava e cosa faceva.
Le prese il braccio e la tirò verso il suo petto.
Cos'era che le impediva di caricarla su un autobus, mandarla a casa e andare dalla sua amata Maria?
Forse il fatto che lei sapeva ormai troppe cose, ma non poteva spiegarsi comunque la tenerezza e la voglia di proteggerla quando la vedeva sul punto di piangere, come adesso.
- Prima ho visto una cabina telefonica, torna indietro, chiamala - le suggerì lei maledicendosi subito dopo.

Maria Valdez rispose subito, la voce ansante nell'orecchio di Lauren.
- Ciao - in sottofondo un bambino piangeva. Il bambino di Maria? Non poteva immaginarsi la sua Señorita con un bimbo in braccio - Sto facendo da babysitter a mia sorella - una pausa, poi esitando: - Sei tu?
- Sono io - rispose lei con il cuore che le batteva sempre più veloce.
- Dove sei? Ho aspettato tanto che mi chiamassi.
- C'è stato un contrattempo, ma ora sono in un posto che si chiama Piper's Crossing.
- Non è lontano. Ci vediamo oggi? Stanotte?
- Oggi, stanotte, quando vuoi tu.
- Oggi pomeriggio sul tardi - fece lei - C'è un luna park in città. Conosco un posto tranquillo dove possiamo stare insieme.
- Dove passo a prenderti?
- Meglio che ci incontriamo lì, mia madre mi controlla, non vuole che mi rimetta nei guai - dopo un po', continuò - Sarà così bello vederti da vicino, Lauren Jauregui.
Lauren chiuse gli occhi pensando a quei lunghi capelli chiari, quel corpo slanciato, quella pelle olivastra.
Quando si infilò nel furgone, la ragazza l'accolse con un gran sorriso: - Direi che è andata bene...
Non le rispose, era ancora stregata dalla voce di Maria Valdez.

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