Settimo capitolo.

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Lauren si svegliò nel solito modo. Stava sdraiata nel letto con le braccia lungo i fianchi, nella stessa posizione in cui si era addormentata.
L'aria era piena di buoni odori: una delicata fragranza femminile, l'odore inebriante del caffè appena fatto e di qualcosa che cuoceva nel forno.
La zia Phoebe svolazzava intorno al tavolo, con un grazioso grembiule bianco allacciato sui fianchi. Lauren era concentrata sulla sua colazione, ma sapeva di essere osservata.
- Sono così felice che tu sia qui, Lauren - le disse versandole altro caffè.
O era una grande attrice o era davvero felice che Lauren fosse lì.
La sera precedente, dopo cena, avevano guardato insieme la televisione. Un notiziario mostrava le immagini di quella mattina, quando aveva lasciato il riformatorio.
"Abbiamo cercato di parlare con Phoebe Barns, la zia con la quale Lauren Jauregui andrà a vivere, ma lei ha rifiutato di dirci come si sente ad avere un'assass..."
La zia cercò il telecomando, senza trovarlo.
Quando infine ci riuscì, la parola "assassina" era ormai risuonata nella stanza.
- Mi dispiace Lauren - disse lei, mentre lo schermo diventava nero.
- Non preoccuparti zia Phoebe, non farei mai niente contro di te o che ti faccia pentire di avermi accolta - dicendo così cercò di non pensare al canarino.

- Sono di nuovo lì fuori - informò Lauren riferendosi ai giornalisti.
Lei la raggiunse alla finestra, circa trenta persone si accalcavano con i soliti cartelli mentre tre furgoni di varie emittenti televisive erano parcheggiati accanto al marciapiede di fronte.
- Ma cos'ha questa gente? - chiese la zia Phoebe. - Non hanno nient'altro di meglio da fare?
- Tra un po' andranno via - la rassicurò Lauren.
"E io farò lo stesso" pensò.

Ogni giorno zia Phoebe prendeva la macchina per andare al lavoro, Lauren rimaneva in casa e cercava di ammazzare il tempo guardando la televisione.
Sulla strada di fronte casa non c'era più tanta gente. I primi giorni le troupe televisive occupavano il marciapiede.
Quando la strada si faceva improvvisamente deserta, apriva la porta e usciva sul porticato.

Improvvisamente cominciò a dormire male. Di notte si girava e rigirava nel letto cercando di trovare una posizione comoda. Corpo e mente erano in eterno conflitto: il cervello le si riempiva di visioni che la tenevano sveglia e il suo corpo non riusciva a star fermo. Morbidi corpi femminili, flash di Laura Andersun, Betty Ann Tersa e la Señorita. Le sue parole le lampeggiavano nel cervello come una scritta al neon: "Chiamami, ti sto aspettando."
Si chiese quale profumo usasse la Señorita e se la sua pelle fosse calda, fredda o umida. I suoi occhi erano scuri, ma l'aveva vista troppo da lontano per poter stabilire se fossero marroni o neri.

Annoiata e irrequieta come al solito, Lauren vagava da una stanza all'altra fermandosi ogni tanto a dare un'occhiata alla televisione.
Guardò fuori dalla finestra un po' arrabbiata con se stessa.
La folla si era ridotta a un pugno di persone, non c'era traccia delle troupe televisive che ormai comparivano solo di rado.
Un movimento improvviso attirò la sua attenzione verso il grande salice piangente. Tra i lunghi rami che ricadevano fino a terra era nascosta una ragazza. L'aveva intravista mentre faceva capolino tra le foglie. Improvvisamente uscì fuori, era tutta gialla e oro.
Lunghi capelli marroni e una camicetta giallo chiaro. Il suo viso le riportò alla mente un ricordo lontano, quasi cancellato. L'aveva già vista?
Chiese alla zia se aveva un binocolo.
- Ne ho uno piccolino, di quelli che si usano all'opera - rispose lei.
Tirò fuori il piccolo binocolo nero dalla credenza e glielo tese senza fare domande.
Lauren andò nella stanza degli ospiti, al piano di sopra. Tenendosi al lato della finestra, mise a fuoco la ragazza in piedi vicino al salice.
I suoi capelli riflettevano la luce del sole. Aveva le gambe abbronzate e portava un paio di pantaloncini beige che a malapena le arrivavano alle cosce. Era bella: labbra carnose, un viso da ragazzina e un corpo da donna. Mentre la studiava col binocolo, lei alzò il viso nella sua direzione come se volesse offrirglielo in dono. L'aveva sicuramente vista prima, ma dove? E quando, poi?
Mise giù il binocolo, aveva le mani bagnate di sudore. Il desiderio di tenerezza si stava ridestando in tutta la sua intensità. "Che cosa mi sono persa, in tutti questi anni?"
La ragazza bruna non la attraeva come le altre - a lei piacevano le ragazze con i capelli chiari e con gli occhi scurissimi - ma la sua presenza rendeva insignificanti le visioni notturne della Señorita e di ogni altra ragazza.
Quella notte si girò e rigirò nel letto come se fosse febbricitante. Le parole del tenente le riecheggiarono nel cervello.
"Lauren, sei incapace di provare sentimenti."
Se era vero, come spiegare quell'agonia che le impediva di dormire e riposare?

Fu molto sorpresa quando, un giorno, vide sulla prima pagina del Wickburg Telegram una foto della ragazza, un primo piano a colori, piuttosto grande che la raffigurava tra le fronde del salice.
Il testo sotto diceva:
"Miss Sconosciuta veglia giorno e notte su Webster Avenue, dove Lauren Jauregui, l'assassina recentemente scarcerata, vive con sua zia Phoebe Barns. La ragazza si rifiuta di fornire le sue generalità e risponde alla maggior parte delle domande con un sorriso enigmatico. Quando le è stato chiesto se avesse mai incontrato Lauren Jauregui, ha risposto con un sintetico: - Una volta.- rifiutandosi di fornire altri dettagli sull'incontro."
Una volta.
Quelle due parole le folgorarono la mente.
Studiò la fotografia con grande attenzione.
La ragazzina rappresentava una minaccia per i suoi piani.
Furibonda accartocciò il giornale tra le mani come se distruggere la foto potesse annientare anche la ragazza.

Quella notte si svegliò da un sonno profondo, improvvisamente ricordava ogni cosa, sapeva dove l'aveva vista prima, lungo la ferrovia.
Aveva appena finito con Alicia Hunt, l'aveva nascosta nella macchina vicino alle rotaie. Si era allontanata nella boscaglia per essere sicura di non essere vista. E proprio in quel momento aveva incontrato la ragazza, le aveva sorriso con un'espressione indecifrabile. Si sentiva incredibilmente eccitata, al pensiero di provare tenerezza per una ragazzina.
Avrebbe potuto ucciderla, ma un po' triste e riluttante l'aveva mandata via. Doveva occuparsi di Alicia Hunt.

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