Capitolo cinque

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Capitolo cinque

But when I'm cold, when I'm cold, cold
there's a light that you give me when I'm in shadow
there's a feeling you give me, an everglow
like brothers in blood, sisters who ride
and we swore on that night we'd be friends til we die.
Everglow-Coldplay

Non so esattamente dopo quanto tempo Natasha mi concede una pausa.
Sono passate diverse settimane da quando ho iniziato ad allenarmi con lei, e sono piuttosto contenta di essere riuscita a controllare meglio la mia trasformazione di giorno in giorno.
Certo, so per certo che ci sono margini di miglioramento, ma è già un buon inizio.
Per quanto riguarda l'aspetto prettamente fisico del combattimento, invece, persino la russa si è detta sorpresa e ha affermato che, probabilmente, sono già stata allenata in precedenza. La trasformazione tuttavia ha influito sul mio controllo e, sopratutto, sulla mia forza fisica e sul mio istinto, mandando in fumo buona parte di ciò che già conoscevo.

In poche parole, oltre ad avermi trasformata in una bestia, mi hanno pure resettato parzialmente.
Scuoto la testa come per allontanare quei pensieri e lancio un'occhiata alla Romanoff: non so perché ma adesso pare una persona diversa da quella che, quando ero rinchiusa nella mia cella, spaventata e confusa, avevo visto come un mostro dai capelli rossi, lo sguardo gelido e demoniaco.
Certo, Natasha non è dissimile, ma non è così crudele. ..almeno credo.
È una donna difficile, per non dire impossibile da decifrare ma penso che sotto quella scorza di pungente ironia e crudeltà si celi una persona in grado di provare dei sentimenti.

Forse è anche per questo che il nostro rapporto pian piano si sta evolvendo, anche se non saprei dire se positivamente o meno.
Abbiamo cominciato a parlare senza necessariamente insultarci o tirarci frecciatine e io sto imparando a tollerare le sue occhiatacce fredde che sono, in ogni caso, notevolmente diminuite nel tempo.
Natasha non è una tipa di molte parole, almeno non con gli sconosciuti: l'ho vista più volte scherzare e ridere con Clint e persino col Capitano.
Se dovessi descriverla direi che è una persona che muta a seconda delle necessità, dalle mille maschere, pronta ad indossarne una diversa in ogni momento. Con me usa quella dell'insegnante spietata e severa e mi tiene a distanza, so che lo fa, per questo ho smesso di porle domande che riguardassero lei o lo S.H.I.E.L.D.
In ogni caso, è un'ottima tutor ed è grazia a lei se, pian piano, comincio ad orientarmi in quel posto: siamo andate spesso in giro, dalla palestra al poligono di tiro, dalla mensa agli alloggi e, ogni tanto, spesso quasi stesse parlando con se stessa, Natasha mi spiega le disposizioni dei vari livelli e da chi sono occupati. Pian piano ho cominciato a capire che, forse, questo è il suo modo di mostrarsi gentile. Sebbene non continui a capire la sua avversione nei miei, nei nostri confronti, le sono grata del fatto che non ci abbia abbandonate a noi stesse, ma non penso che lo ammetterei mai

"In piedi" mi ordina nuovamente e obbedisco senza fiatare. La Romanoff mi scruta qualche secondo, poi appoggia la katana* di legno e io faccio lo stesso: la lezione è finita.
È tarda ora, penso sia addirittura passata l'orario della cena, ma fare gli straordinari con Natasha non è una novità, tant'è che ormai anche Anaëlle ha smesso di aspettarmi per andare a mensa.

"Il direttore Fury, visti i progressi di entrambe, ha comunicato a me e all'agente Barton che sia tu che Anaëlle avete l'autorizzazione ha lasciare la struttura" mi comunica, con voce atona.

La guardo, incerta, mentre fruga nel suo grande borsone e mi porge un badge in cui è contenuta una chiave elettronica.
"Ma?" incalzo, sapendo che, se si tratta di Fury, non può che esserci un ma.

"Ma sotto stretta sorveglianza per evitare incidenti, fughe e un altro paio di cose che so che potrebbero passarti per la testa" mi risponde Natasha. Le mie labbra si increspano in un sorriso a quelle parole:

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