Capitolo otto

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Capitolo otto

When the lights turned down, they don't know what they heard
Strike the match, play it loud, giving love to the world
We gonna let it burn burn burn burn
Burn-Ellie Goulding

Un piccolo vuoto d'aria mi fa trattenere il fiato mentre l'aereo traballa, riassestandosi.
Giocherello nervosamente col guanto nero che mi avviluppa la mano e, prendendo un bel respiro, faccio l'ennesimo resoconto della missione in corso per calmarmi un attimo.

Siamo partiti da cinque, forse sei ore e la nostra destinazione è Lyon, una città nel sud est della Francia.
A quanto pare, è proprio lì che un gruppo di scienziati pazzi aveva deciso di chiudere delle ragazzine in un bunker che adesso è sotto sequestro dello S.H.I.E.L.D.
Sono giorni interi che mi chiedo come lo S.H.I.E.L.D stesso sia riuscito a scovarlo e trarci in salvo ma, a quanto pare, sono informazioni riservate.
"Compartimentazione" l'ha definita Fury o, come diciamo più semplicemente io e Anaëlle "Fatevi gli affari vostri."

Noi ci troviamo su questo volo per necessità più che altro: dei semplici agenti di livello 1 come noi non sarebbero neanche autorizzati a uscire di casa senza essere accompagnati dalla mamma a quanto pare, ma Fury spera che, tornando in Francia, possa tornarci parte della memoria.
Natasha, Clint, il Capitano e Banner sono venuti con noi e hanno il compito di impedirci di fare pressoché qualsiasi cosa che vada all'infuori di respirare; non avendo esperienza sul campo, essendo poco più che civili, dobbiamo evitare di cacciarci nei guai e, sopratutto, usare i nostri poteri, come amano definirli loro. In pratica niente scaglie o zanne e, in ogni caso, spero di non averne bisogno.

Anaëlle, seduta accanto a me, appoggia la testa sulla mia spalla e le sorrido.

"Ho un cattivo presentimento" mi dice poi, dopo qualche attimo di silenzio.

"Ehy, penso sia normale"-cerco di tranquillizzarla. -"Magari troveremo delle informazioni che ci riguardano o ricorderemo qualcosa."

Cerco di essere ottimista anche se, nel profondo, non sono convinta che sarà tutto così semplice.
Ciò che mi preme maggiormente è capire veramente cosa ci sia dietro a tutto questo, se si tratti di una qualche organizzazione o se sia, invece, un gruppo di pazzi isolato.
C'è anche un'altra ragione per cui non vedo l'ora di entrare finalmente in quel maledetto bunker: l'immagine di quell'uomo, quello a cui Natasha ha sparato senza pietà, ancora mi tormenta.
Non riesco a farne una colpa né a lei né allo S.H.I.E.L.D e non li biasimo certo per aver aperto il fuoco in luogo del genere e avendo le informazioni in loro possesso, tuttavia vorrei pote capire.
Capire è tutto ciò che voglio fare fin da quando mi sono risvegliata.

Anaëlle annuisce alle mie parole e io le cingo le spalle con una mano, come per tranquillizzarla, poi ci assopiamo entrambe.

**

Il viaggio in macchina dura poco più di mezz'ora e quando finalmente scendiamo, ci ritroviamo in mezzo alle colline, su un grande prato verde. La strada non è asfaltata ed è poco più che un viottolo tra la natura nella quale ci addentriamo in silenzio.
Il Capitano fa strada con Natasha e Clint, mentre Bruce ha deciso di rimanere a sorvegliare l'auto...Forse non è fatto per i lavori sul campo, del resto è uno scienziato e un dottore, non penso sappia impugnare una pistola, ma Fury ha detto che avrebbe fatto parte del Team in caso di emergenza.
L'entrata del bunker è ai piedi di una piccola collina, in mezzo al nulla più totale il che mi fa sospettare che lo S.H.I.E.L.D tenesse d'occhio questo posto da molto più tempo di quello che ci vuol fare credere.
Quando le grandi porte blindate si aprono davanti a noi sento un brivido percorrere la mia schiena e capisco cosa intendesse Anaëlle quando ha detto di aver avuto un cattivo presentimento: quel posto mi fa venire voglia di scappare, di correre il più lontano possibile e sparire dalla faccia della terra.
Sento la mano esile di Anaëlle intrecciarsi con la mia in un gesto ormai spontaneo e il Capitano ci lancia un'occhiata preoccupata.

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