Capitolo 12

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Alla fine decise comunque di raccoglierla da terra. Non voleva lasciarla lì solo per uno stupido capriccio di una ragazzina.

La impugnò.
Sentì subito la mano bruciare dall'interno. Stava per lasciarla, ma gli si presentarono nella mente ricordi orribili. Molti erano suoi: quelli che non avrebbe mai voluto rivivere, quelli che avrebbe solo voluto dimenticare. Altri erano di qualcun altro, forse di nessuno. Vedeva persone uccise davanti ai suoi occhi. Le immagini si susseguivano velocissime.

Poi lasciò la bacchetta. Si sedette a terra con la schiena appoggiata al muro fissando la bacchetta gettata a terra.

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Amelie si svegliò e, dopo un attimo di smarrimento iniziale, riconobbe la stanza del professore.
Piton era lì, seduto su una sedia affianco al letto. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto e, probabilmente, non si era neanche accorto che si era svegliata.

"Professore..."
L'uomo si riscosse dai suoi pensieri e puntò il suo sguardo negli occhi di Amelie. Tuttavia bastò un instante perchè gli occhi ricadessero pesantemente verso il pavimento.
"...si sente bene?"

Piton avrebbe voluto alzarsi e andarsene senza dare spiegazioni, ma tutto quello che aveva visto negli ultimi giorni lo mantenne incollato alla sedia.
"Niente"
Rispose come era abituato e lasciò spazio alla sua maschera rigida.
"Ha bisogno di mangiare e di cambiare le bende."
Detto questo riuscì ad alzarsi finalmente.

Tornò con un vassoio per la cena di Amelie, la quale mangiò ben volentieri. L'uomo sedeva ancora accanto al letto senza muoversi e senza proferir parola.
"Professore, lei non mangia?" chiese Amelie.
"La mia cena è quella che ha appena finito di mangiare."
"Ah...Non avrebbe dovuto. Grazie."
Piton sbuffò leggermente, infastidito dalla situazione.
Andava di male in peggio. Per quanto ancora avrebbe dovuto sopportare una studentessa nei suoi alloggi?

"Professore, sta bene?"
"Devo cambiare la medicazione."sviò Piton, visibilmente contrariato da quel tipo di domande.
Questa volta il cambio delle bende fu meno imbarazzante per entrambi. Ormai se ne erano fatti una ragione.

"Professore, cos'è successo?"
"Non bisogerebbe occuparsi di ciò che non ci riguarda."
Questo non fece che aumentare la curiosità della ragazza. Voleva sapere esattamente cosa aveva cambiato tanto l'aspetto del professore mentre lei dormiva.

"Dal momento che dovrò restare bloccata nei suoi alloggi per non so quanto, dovrei sapere quello che mi circonda in questo ambiente."
Piton la fulminò con lo sguardo: la solita insolente.
"Non sono tenuto a dire niente, signorina Hollow. E la sua permanenza qui non cambierà nulla."
"Le ricordo che ferire una studentessa non rientra tra le cose permesse a Hogwarts e, a meno che lei non mi oblivi, c'è sempre la possibilità che sfugga qualcosa involontariamente."

Piton odiava ammettere che, per un suo stesso errore, ora la Hollow lo aveva in pugno.
Certo non si sarebbe fatto sottomettere più di tanto. Poi era sicuro che lei sarebbe stata in grado di valutare i giusti rischi senza correre oltre.

Chiuse per un momento gli occhi. Le palprebe gli sembravano improvvisamente pesanti.
"Ho preso in mano la tua bacchetta." disse con un filo di voce.
Amelie spalancò gli occhi e le labbra si incurvarono per dire qualcosa. Rimase ancora in silenzio per un poco, poi disse con rabbia: "L'avevo avvisata di non toccarla! Perchè l'ha fatto?! Non doveva! L'avevo detto che nessuno poteva!"
Piton non rispose e si limitò a guardarla con l'espressione più impassibile che riusciva ad assumere in quel momento. Nonostante tutti i suoi sforzi, dal suo volto su potevano distinguere i tratti della confusione e forse anche delle scuse.
"Scusi. Come ha visto non era per un capriccio personale. Mi dispiace, l'ho detto per lei."

Amelie era quasi sicura di poter affermare che la fronte di Piton si era rilassata.
Alla fine era riuscira ad ottenere non solo l'informazione che voleva, ma anche un cedimento del professore. Non era cosa facile.

"Ti farebbe bene dormire ancora" osservò il professore.
"Lei dove dormirà per la notte?"
"Nello studio"
"Il letto è suo, è giusto che ci stia lei."
"Non se ne parla, ora torna a riposare"
E così si chiuse alle spalle la porta del bagno. Finalmente si concesse una lunga doccia calda. Restò con la testa pesante sotto l'acqua in modo che almeno per quel momento non pensasse a niente. Con un colpo di bacchetta si asciugò e si mise un morbido pigiama nero.

Uscito dal bagno lanciò un'occhita verso il letto: una piccola figura rannicchiata di schiena stava tremando anche sotto le coperte. Si avvicinò, notò che stava piangendo silenziosamente e si mise sul letto, dietro di lei.
"È per questo che non vai mai a dormire la notte?" disse con un filo di voce.
"Sì" sussurrò lei.
Piton rimase a guardare la piccola creatura che si stringeva nelle coperte de suo letto. Era l'ennesima volta in cui non sapeva cosa fare.
"Ho freddo" disse Amelie.

Piton si alzò velocemente e prese un'altra coperta. L'adagiò sul letto e rimase fermo in piedi.

Poi lasciò agire l'istinto. Dopo tutto il tempo in cui era stato obbligato a metterlo da parte, ora era il momento di lasciare che tutto avvenisse senza ragioni, perchè lui non sapeva proprio da dove prenderle.

Si sdraiò nel letto dietro alla ragazza.
L'abbracciò.
Mise il suo braccio intorno alla vita, facendo attenzione a non toccare le ferite.

Era una delle ultime cose che Amelie si sarebbe aspettata.
Questo non toglie che le fece un enorme piacere.
Appoggiò la mano sul braccio che la stringeva e si sistemò meglio contro il petto dell'uomo.
Neanche lui si aspettava che la ragazza si trovasse così bene.

Spazio autrice

Sono contenta che la storia vi stia piacendo e incuriosendo. Tenetevi pronti al prossimo capitolo.

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