Capitolo 19

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Piton era sconvolto. Tutto quello che aveva pensato era stato ribaltato.

Per lui quell'uomo non aveva fatto niente, non lo conosceva e non sapeva quale fosse la sua colpa. Ad un tratto lo vide a terra morto.
Distolse lo sguardo immediatamente, non riusciva a guardarlo. Dopo la guerra, dopo tutto quello che aveva passato, non avrebbe mai voluto vedere un altro atroce scenario.

Amelie cominciò a camminare a passo svelto. Piton, non sapendo più che cosa fare, decise di smaterializzarsi subito ad Hogwarts, ma non funzionò. L'area era evidentemente protetta: ecco perchè si erano materializzati così lontani dalla capanna.

La parte di lui che gli consigliava di fidarsi ancora della Hollow vinse sulla parte che diceva di allontanarsi.
La raggiunse e la seguì a lungo.

La ragazza non alzò mai lo sguardo, non proferì mai parola e continuò a camminare senza alcuna sosta.
Solo quando si fermò disse: "È finita. Dobbiamo solo smaterializzarci." Non alzò lo sguardo neanche mentre parlava e, senza aspettre risposta, si smateriallizò fuori da Hogwarts.
Subito dopo la raggiunse anche Piton, che dentro di sè tirò un sospiro di sollievo nel ritrovarsi in un posto conosciuto e allo stesso tempo trasalì per avere ancora al suo fianco quella che ormai era ai suoi occhi un'assassina.

Voleva chiederle altre spiegazioni; no, voleva insultarla; no, voleva andarsene e non averla più così vicina.

"Cosa è successo? Chi...cosa...ehm...Io non..."

"Scusi professore. Ho bisogno di stare da sola. Mi lasci stare almeno fino a domani mattina."
Non alzò gli occhi da terra nemmeno per un attimo, men che meno osò guardare il professore.

Piton rimase fermo immobile, sul suo volto si era fermata un'ombra e non accennò a scomparire facilmente.

"Non volevo che venisse, mi dispiace." disse Amelie in un sussuro, dopo che si era girata per entrare dal cancello.

Senza voltarsi entrò nel castello e sparì dalla vista del professore.
Si ritirò in biblioteca: doveva essere più o meno l'ora di cena visto lo scarso numero di persone. Prese un libro e fece finta di leggere. Teneva gli occhi fissi sulle stesse due pagine da non sapeva più quanto tempo e arrivò l'orario del coprifuoco. Rispettò il suo dovere e si buttò sul suo letto a pancia in giù con la testa affondata nel cuscino.
Quando sentì la porta della camera aprirsi, si alzò seduta almeno per non sembrare morta. Si fece forza per mettersi addirittura il pigiama e scomparire sotto le coperte.

Il giorno dopo, nonostante fosse sveglia, non si sentiva pronta ad affrontare tutto. Fece una vomitata di succhi gastrici in bagno, visto che non aveva mangiato niente, e così si guadagnò una scusa per tutta la giornata.

Non si mosse dal letto, neanche per mangiare. Non voleva guardare in faccia nessuno. Non voleva guardare in faccia Piton.

Rimpianse di non aver rimandato alla riunione successiva. Forse non sarebbe servito lo stesso, ma almeno avrebbe potuto parlarne meglio.

Non conosceva a fondo il passato dell'uomo, ma di certo la vita non gli aveva sorriso. Lei lo aveva portato in un altro incubo, come se non ne avesse già abbastanza da solo. Per di più un incubo in cui aveva visto che lei era il carnefice, lei era la parte malvagia.

Non le avrebbe mai rimproverato nulla, visto che lui non era stato da meno in passato, ma sicuramente si sarebbe distaccato totalmente da lei.
L'unico con cui stava provando a condividere il suo segreto si sarebbe allontanato, perchè tutto era accaduto troppo in fretta, più di quanto lei volesse.

Avrebbe voluto parlarne con calma, prendersi tutto il tempo che aveva bisogno,a ormai era troppo tardi.
Sola. Di nuovo sola. Ancora una volta accompagnata solo dai silenzi.

Non aveva motivo di alzarsi, non aveva motivi e basta.

L'idea di abbandonarsi per sempre in quel letto si fece presente nella sua testa. Dopotutto cosa poteva importarle dei suoi impegni, dei suoi doveri, delle sue decisioni se poteva morire così, da un giorno all'altro, e lasciare che qualcun altro prendesse il suo posto? E se fosse morta quel giorno stesso i suoi problemi non sarebbero stati più problemi. Sicuramente non più suoi.

L'unica persona che aveva allontanato qualsiasi idea sul suicidio o, peggio ancora, sul lasciarsi andare, probabilmente non ne voleva più sapere di lei. Non ne voleva più sapere di altre complicazioni, altre sofferenze e altri dolori.
Di cicatrici ne aveva già troppe, non poteva ferirsi ancora, non per lei, non per una stupida studentessa disumana.
Solo questo: una creatura malvagia, questo si poteva vedere di lei, nient'altro.
In fondo, come poteva essere considerata altrimenenti?

Sentì la porta aprirsi.
Chissà che ore erano...quanto tempo aveva passato senza muoversi? Era ancora distesa sul letto a pancia in giù con la testa sul bordo del cuscino, girata dalla parte della finestra.

Girò leggermente la testa giusto per vedere che fosse entrata solo la Greengrass.

Spalancò gli occhi, colta alla sprovvista.
Si rigirò e riaffondò la testa nel cuscino.

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