Capitolo 8- La stanza dei soldati

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Piangi quanto vuoi.
Ma dopo rialzati e
Diventa più forte
Di prima.

Crystal:

Non posso farcela.
Non riesco ancora per molto a trattenere la rabbia che sostituisce il sangue nelle mie vene.
Mi alzo bruscamente e incomincio a prendere a calci la porta con la pianta dei piedi; Isaac si allontana senza aggiungere una parola e mi fa continuare fino a quando la porta non si rompe.
«MALEDIZIONE NO! NO! NO!» incomincio ad urlare in preda all'ira che mi sta risucchiando «NON È ABBASTANZA PER LORO TROVARMI QUI D'IMPROVVISO...COSA NE SANNO LORO DEL MOTIVO PERCHÉ HO DOVUTO FREQUENTARE LE ARTI MARZIALI» urlo sempre più forte fino a che la mia voce riecheggia in tutta l'immensa stanza e il mio viso si colora di rosso.
«Fammi indovinare... hai frequentato le arti marziali perché a scuola ti bullizzavano» dice in modo annoiato e sarcastico.
Mi avvicino bruscamente contro di lui e gli punto il dito contro «NON PROVARE MINIMAMENTE A PARLARE DELLA MIA VITA PASSATA...TU NON SAI NULLA» gli urlo contro mentre un sorriso beffardo raffiora sul suo viso divertito.
«Hai finito di frignare femminuccia?» mi chiede alzando un sopracciglio scuro.
Non riesco più a contenere la rabbia e la lascio uscire senza pietà contro il corpo sodo di Isaac arrivando a picchiarci uno con l'altro usando tecniche per bloccarci a vicenda.
Un pugno arriva sul mio labbro inferiore; non me ne sono accorta dal dolore, l'adrenalina mi annebbiata la mente, ma dal sangue amaro che scivola sulle mie papille gustative.
Mi distraggo un secondo e mi ritrovo imprigionata da lui alle mie spalle che mi tiene il braccio girato per calmarmi; inspiro ed espiro lentamente.
Sto incominciando a riacquisire di nuovo la calma mentale accompagnato al lieve dolore al labbro e la fitta al braccio contorto da lui.
«Grazie» gli sussurro debolmente e sento il suo sorriso solleticarmi l'orecchio pensando che non avessi capito che aveva alterato la mia rabbia di proposito così che io la potessi sfogare.
«Calmati... va tutto bene, inspira ed espira lentamente; fai uscire la rabbia da dentro. Dimostra che tu sei più forte di loro; fai uscire l'uragano che è in te.» mi sussurra coccolandomi dolcemente appoggiando il suo mento sulla mia schiena e respirando sul mio collo creandomi piccoli brividi che mi fanno rilassare tutto il corpo in tensione.
Piano piano mi gira ritrovandomi dinanzi ai suoi occhi così chiari e profondi; «Ti sanguina il labbro» mi avvisa passando la manica della sua tuta diversa dalla mia sul taglio sporco.
«Chissà chi sarà stato» mi domando sarcastica; in questo momento mi sento così bene...Lui è così vicino da poter respirare la stessa aria facendomi dimenticare tutto.
È successo tutto in un secondo; prima l'ira incontrollabile e ora questa quiete che mi coccola dolcemente; è tutto così fugace, come quello che sta succedendo anche alla mia vita. Non so per quanto ancora riuscirò a trattenere questi cambiamenti drastici che mi scuotono dentro.

D'improvviso Isaac si scosta da me cercando di mettere più distanza possibile tra di noi. Che succede?
«Vai in mensa ti raggiungo appena finisco di cambiarmi» dice con voce roca e distaccata; annuisco ma mi correggo velocemente dato che lui mi da le spalle e non mi può vedere; sentendomi amareggiata gli dico un semplice okay ed attraverso la grande stanza uscendo dalla porta dimenticandomi di chiedergli dove si trovi la mensa.

Mi sono persa.
Da cosa me ne sono accorta?
Sono ripassata in questo corridoio migliaia di volte; è mai possibile che di qui non ci passi nessuno?
Sono così deserti, illuminati da quattro piccoli faretti che proiettano la luce verso l'alto e il pavimento in pietra opaca che riflette la mia ombra in un modo alquanto sinistro.
Dove mi trovo?
Delle urla provengono da una delle miriadi di stanze del lunghissimo corridoio; mi precipito senza esitare in quella direzione spalancando la porta per ritrovarmi davanti una piccola stanza illuminata da luci rosse e gialle decorata da tavoli e sedie di legno stracolmi di bottiglie di liquori e birre; quattro soldati ubriachi e barcolanti sono radunati in un  angolino mentre gli altri sono stravaccati per terra o sulle sedie assistendo allo "spettacolo".
Un'altro urlo, proviene da quell'angolo, lo stesso di un bambino quando perde la sua mamma e ne va in cerca; mi precipito bruscamente su di loro «Hey voi, toglietevi» urlo per sovrastare i schiamazzi degli altri uomini e spintonando i soldati che racchiudono qualcuno nelle loro possenti mura umane.
Intravedo un visino di una bambina che può avere al massimo sette anni; gli occhi scuri velati di lacrime esasperate che cercano aiuto, le labbra rivolte verso il basso bloccate in un urlo silenzioso e il gracile corpicino rannicchiato a un angolino ricoperta solo da brandelli della tuta larga come la mia.
«Lasciatela stare maledetti» li urlo contro mentre cercano di mantenersi in piedi e con gli occhi aperti.
«Guarda Greg ci hanno mandato due escont al poso di una» biascica l'uomo dinanzi a me con parole prive di senso.
Non permetterò per niente al mondo che questa bambina subisca e veda nulla che le possa rovinare la vita; non la sfioreranno fino a quando sarò qui accanto a lei.
«Lasciateci andare e non vi farò del male» li minaccio mantenendo la calma e schierandomi davanti alla bambina per proteggerla. Le loro risate scoppiano come una bomba in tutta la stanza.
Greg, l'uomo a cui si era riferito il soldato ubriaco, si avvicina a me e un senso di nausea incomincia a salirmi lungo la gola come acido; la puzza di alcol, sudore e capelli sporchi mi inonda le narici arrivando dritto ai polmoni e creando coniati di vomito che cerco di reprimerli; mi afferra per il polso e subito il mio corpo s'irrigidisce al contatto, avvicinandomi a lui «Sei molto bella ragazzina, meglio di quella bambina piagnucolarosa» mi sussurra all'orecchio; cerco di mantenere la calma per non creare danni fino a quando la sua mano callosa e sudata incomincia a tastarmi bruscamente il seno e avvicina le sue parti intime al mio stomaco.
Il panico incomincia a salirmi offuscandomi la mente e facendo diventare il mio corpo solo un'involucro di carne priva di emozioni.
Sono ricaduta nel limbo che cercavo, con le unghia e i denti, di uscire e credo che questa volta non ci sia nessuna speranza di salvezza; nessun bagliore che mi indichi la strada per l'uscita.

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