Capitolo 6- Colpa di chi?

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Sei il mio veleno
Ed insieme l'antidoto
-Gemitaiz

Crystal:

«Odio mentire; perché avrei dovuto farlo con te?» dice mentre le sue labbra sfiorano leggermente le mie.
Il mio petto sale e scende faticosamente accarezzando il suo torace asciutto e muscoloso.
Ho il viso in fiamme abbinato perfettamente ai miei capelli.
Odio diventare rossa; mi fa sentire debole sprigionando tutte le mie emozioni.
«Hai detto che eri un mietitore di anime condannate; pensavo che era uno scherzo... Perché mi hai fatto questo?» sussurro lentamente sentendomi rimpicciolire dinanzi ai suoi occhi così forti e dominanti.
«Pensi davvero che sia stata colpa mia?» chiede questa volta più calmo, rilassato come se fosse a suo agio in questa posizione.
Annuisco con la testa. Errore. Grande errore. Le nostre labbra si avvicinano e si sfregano di più tra di loro; vogliose di toccarsi...assaporarsi.
«Mi è stato solo ordinato di prenderti e fare il test se eri una vera Spartana. Non sono io ad averti fatto questo; sei tu, involontariamente» posa il suo dito sul mio petto per indicarmi.
Il panico incomincia a salire insieme al sangue che affluisce violentemente sul mio viso; e se sentisse il mio battito cardiaco accelerato? Cosa penserebbe?
Appoggia la fronte sulla mia e chiude gli occhi posandomi le mani sui fianchi; come se volesse assaporare questo momento.
«Questo veleno ci rovina» sussurra lentamente; come se si trovasse tra il sonno e la veglia.
Sospira pesantemente e con una delicatezza che ammazza cerca di appoggiare, finalmente, le sue labbra sulle mie.
Un tonfo mi scuote dentro.
È davvero questo l'effetto che fa il veleno? Sarà stato il battito del mio cuore che cerca di uscire da questo corpo in fiamme?
Appoggio le mie mani sul suo petto così caldo e forte. Non capisco che mi succede? Il mio corpo e completamente distaccato dalla mia mente offuscata.

Succede così tutto in fretta; un freddo mi assale in tutto il corpo. Come quando viene strappata via la carne; non si prova dolore perché la mente è in fiamme senza capire cosa succede nella realtà; ma si sente solo distacco...Quel distacco che ti uccide dentro.
Per qualche secondo rimango imbambolata cercando di ritornare nella realtà fino a quando una voce mi risveglia dal sonno.
«Brutto approfittatore; usi una ragazza avvelenata per i tuoi scopi» una voce rude e rabbiosa si scaraventa verso la fine della piccola stanza.
Che succede?
Mi giro nelle direzione delle urla e vedo due corpi che cercano di colpirsi.
Isaac e...Ian? Che ci fa lui qui?
«Invidioso Ian?...Vuoi sapere che gusto avevano le sue labbra?» Isaac con occhi trasognati fa finta di rimuginarci su non accorgendosi dell'improvviso pugno in pieno viso facendogli colare il sangue dal naso.
Mi dirigo verso di loro cercandoli di dividere mentre i loro corpi vengono spinti sui sanitari in marmo.
M'infilo tra i loro corpi sudati, caldi e tesi cercando di bloccare l'ira di Ian invano; il suo corpo è troppo forte in confronto al mio.
D'improvviso vengo spinta via dalla grande mano di Isaac; cercando di creare più distanza tra me e loro; un'idea mi affiora nella mente mentre Isaac e Ian si spingono tra di loro per cercarsi di colpire in punti deboli del corpo; mi avvicino e tiro un calcio al retro del ginocchio di Ian — la persona più vicina— facendogli perdere l'equilibrio e bloccandogli il corpo per terra con tutto il mio peso aiutandomi con il braccio girato sulla sua schiena.
Ian rimane pietrificato per qualche lungo secondo per l'incredulità di ciò che ha appena visto e subito; mentre il viso di Isaac, leggermente arrossato, è calmo.
Nei suoi occhi non si nasconde un minimo segno d'incredulità; come se...se lo fosse aspettato da me.
Piano piano si abbassa sulle sue ginocchia per avvicinarsi e con occhi brillanti fissi su quelli scuri di Ian dice lentamente «Hanno lo stesso effetto di assaporare due ciliegie rosse e mature piene del loro delizioso succo; per non parlare del suo profumo ai frutti di bosco...Mmm mi fa impazzire» sogghigna soddisfatto allontanando i suoi lunghi capelli scuri dagli occhi così chiari...Un contrasto così perfetto.
Sotto di me, preso di nuovo dall'ira e risvegliatosi dall'incanto, Ian si dimena per liberarsi e sprigionare la sua rabbia sul viso del suo "avversario". Perché tutta questa protezione e attenzione nei miei confronti? Non riesco proprio a capire.
«Taci Isaac» dico decisa rivolgendomi al ragazzo interessato che mi osserva con tanta intensità da farmi tremare dentro «...E tu calmati, ed esci dalla stanza...abbiamo già perso molto tempo» questa volta mi riferisco al ragazzo dalla chioma color limone.
Piano piano lo libero cosicché possa alzarsi e dirigersi fuori dalla stanza.

Prima che la porta del bagno separi la realtà da noi sussurro lentamente al biondino di fronte a me un leggero ringraziamento ricambiato con un sorriso smagliante anche se sanguinante.
Si sono fatti davvero molto male, il mio cuore precipita al sol pensiero; Ian ha il labbro superiore rotto, un graffio sullo zigomo e la mascella sinistra gonfia e violacea mentre Isaac ha solo un occhio contornato da una chiazza scura che mette in risalto i suoi occhi dello stesso colore del ghiaccio in pieno inverno, non contando la mascella sinistra gonfia a causa del mio pugno iniziale.
Cerco di concentrarmi sulla realtà è sui fatti accaduti in meno di dodici ore: un ragazzo mi ha rapito, sono stata avvelenata, mi ritrovo Spartana, Isaac ha cercato di baciarmi e infine una rissa tra due ragazzi che non conosco a causa mia. Tutto così troppo in fretta tanto da farmi venire il mal di testa.
Chissà perché Ian ha reagito così.
Mi concentro sulle venature della porta in legno laccato ripromettendomi che quando le acque si saranno calmate chiederò spiegazioni al biondino.
Il ragazzo alle mie spalle borbotta qualcosa d'incomprensibile mentre chiudo la porta della stanza.
«Cosa?» chiedo dirigendomi da lui in tutta calma.
«Ho detto: Non. Darmi. Mai più ordini; intesi?» specifica ogni parola con forza e determinazione.
«Ti saresti scelta un'altra; io faccio ciò che voglio» lo fronteggio con tono di sfida.
Si avvicina bruscamente verso mi me e mi spinge, di nuovo, contro il muro. No. Questa volta non gli avrei permesso di mettere le sue mani sul mio corpo e tentare di baciarmi.
Mi osserva per svariati secondi che in questo momento assomigliano a lunghe ore, avvicinandosi lentamente sempre di più.
«Vuol dire che avrai molti guai» mi sussurra lentamente mentre il suo alito caldo mi solletica le labbra tormentate dai miei denti, come piccoli ricci di vento estivo che accarezzano la pelle baciata dal sole.
Si stacca dal muro dandomi le spalle «fai una doccia o faremo tardi alla presentazione del Generale» dice con voce rude, cupa e mascolina.
«Esci, per favore» lo invito ad uscito fuori mentre mi preparo per entrare nella vasca alta coperta da una tendina azzurra con piccoli pesce che nuotano tra i fili d'acqua.
«No» risponde alla mia richiesta.
Cosa? Scherza vero?
Non mi farò mai e poi mai un bagno in sua presenza mentre guarda la mia nudità. Lo avrei cacciato a calci se necessario.
Sposta i suoi occhi nei miei in segno d'attesa; sono così seri, attenti e gelidi.
"Non scherzava" sussurra la solita vocina interiore della mia mente mentre il panico incomincia a salire.

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