capitolo 5- Bugie

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Amami o odiami, Entrambi
sono a mio favore: se mi ami,
Sarò sempre nel tuo cuore.
Se mi odi,
Sarò sempre nella tua mente
-W. Shakespeare

Isaac:

Non riesco a togliermi dalla mente quella ragazza.
Quel suo delizioso profumo ai frutti di bosco; sembrava di assaporare lo zucchero reso vapore.
Il Generale continua a parlare anche se non riesco a concentrarmi nient'altro che sui suoi splendidi capelli rossi; cos'avrei dato per ritoccarli, per ripassarci dentro le dita in quella pura seta infuocata.
Scuoto la testa; mi sento confuso, sarà colpa del veleno ignettatomi stamattina; non riesco più ad avere un pensiero lucido.
D'improvviso, come chiamato dalle sue tenebre appare la scritta sul braccio della ragazza; perché l'ho scritto? Perché pensavo a un modo per metterla in salvo? Per proteggerla?
Non troverò mai le risposte con la mente annebbiata dal siero. Ho bisogno di dormire.
«Soldato Isaac!» qualcuno mi risveglia dal sonno dei miei pensieri. Il Generale.
«Voglio attenzione da parte vostra! Questa sarà la millesima commemorazione; questo vuol dire vivere... sopravvivere per quattro anni nell'Arena Degli Dei». Quattro anni?
«L'Arena verrà divisa in isole; a ognuno di essa ci sono i Cittadini Del Mondo Esterno anche chiamati Osservatori; dove attenderanno per osservare una scena tratta dalla Storia Antica mitologica e reale o per studiare i comportamenti dell'essere umano nel suo ambiente selvaggio».
Silenzio.
Una piccola pausa cosicché possiamo assimilare tutto ciò che c'insegna.
«Se gli Osservatori sono soddisfatti di ciò che hanno assistito, punteranno una gran quantità di soldi su di voi cosicché arrivati alla battaglia finale possiate portare a casa la somma vinta o usarli con la carta magnetica per comprare armi e medicine dai Druidi; piccoli contadini e artigiani che potranno aiutarvi con la vostra sopravvivenza. In questo lasso di tempo avrete una pausa di una settimana, durante la festa in onore di Atena, dove verrete portati in Centrale e potrete riposarvi e riprendervi; questo solo dopo aver trascorso un mese di tempo nell'Arena». Guarda negli occhi ognuno di noi, cosicché possa ricordarci e tenerci nel suo cuore come una fotografia; chissà come sarà abbandonarci dopo averci cresciuto per dieci lunghi anni; ricordo ancora la prima volta che fui portato qui.

Avevo sette anni, altri bambini come me si trovavano in un posto sconosciuto allontanati dal calore materno perso per sempre; e c'era lui, in tutto il suo splendore; l'uomo che ci ha visto crescere; l'uomo che ci ha visto piangere, ridere, urlare, tremare, giocare; l'uomo che ha conosciuto tutto di noi, ci ha fatto diventare quello che siamo oggi. Guerrieri valorosi.

«Cosa dovremmo fare per vincere?» domanda Leo, un ragazzo della mia stessa età con cui mi sono allenato giorno e notte.
«Rimanete vivi in più che potete...» sussurra qualche altra parola poco comprensibile "Voglio...tutti... Me...qui"; scommetterei che ha sussurrato parole dolci che non direbbe mai a voce così alta da poterlo udire tutti; sappiamo che il Generale ci vuole bene come figli, ma sentirselo dire è...Strano; una sensazione indescrivibile.
Ci rivolge un ultima occhiata come in segno di addio e si dirige dentro la porta dove si trovano i nuovi Spartani...Dove si trova lei.

Dopo dieci minuti volati via come secondi nella mia mente in subbuglio, il Generale ci ordina di prenderci cura dei Bambini; è così che vengono chiamati i nuovi Spartani privi di addestramento e nuovi nell'ambiente.
Mi sarei preso cura di lei; non so bene il motivo ma le mani incominciano a sudarmi, sarà un effetto collaterale? Questa volta di chi? Della ragazza o del veleno?
«Dei miei, mi sudano le mani» qualcuno grida con voce schifata.
Effetto collaterale del veleno.
A noi Spartani ci vengono somministrati piccole dosi di esso cosicché il nostro DNA si rafforzi e abbia più potenziali; non perdiamo i sensi ma abbiamo gli stessi effetti collaterali: sudorazione, ormoni a mille e stanchezza.

Entro nella grande stanza d'allenamento e incrocio immediatamente i suoi occhi che hanno lo stesso colore della tempesta...Dell'ira del Dio Poseidone.
Non li ricordavo così scuri.
Mi corre incontro gridandomi che è tutta colpa mia mentre un forte pugno si schianta sulla mia mascella anche se bloccato dalla mia mano sul suo polso. Quanta forza risiede in questa ragazza?
Continua a dimenarsi fino a quando qualcuno la trattiene e la strattona via da me.

Crystal:

Mi sento bloccata e con me anche la mia ira. La mia libertà ormai rubata.
Occhi Di Tempesta mi blocca da dietro strattonandomi dal ragazzo dinanzi a me che mi blocca il polso con la sua presa salda e forte.
Qualcosa nel mio stomaco si contorce; non riesco a capire se è odio e disprezzo o altro.
«Ian lasciala stare» la sua voce suadente e mascolina tuona dentro di me facendomi battere il cuore a mille.
Ian, il ragazzo dagli Occhi Di Tempesta piano piano mi lascia andare i fianchi irrigiditi per il contatto di un essere umano.
«Lasciale andare il polso e mi tolgo, Isaac» la voce di Ian mi solletica l'orecchio. Si conoscono? Perché Ian si è intromesso?
Entrambi si scambiano uno sguardo di sfida, fino a quando Isaac non sposta il suo sguardo così azzurro risaltato da questa luce celestiale sui miei occhi pieni di rabbia in cerca di qualcosa; un segno? Piano piano entrambi si allontanano da me, sentendomi di nuovo libera e rilassando i muscoli irrigiditi e indolenziti.
«Seguimi» mi ordina Isaac con voce decisa senza mai staccare il suo sguardo da me.
«Perché dovrei? Non credi di avermi rovinato abbastanza?» distolgono gli occhi dai suoi posandoli sul pavimento facendo una finta risata nasale.

Dopo circa mezz'ora mi decido a seguirlo in un piccolo bagnetto per darmi una rinfrescata.
Mi sento vuota, priva di emozioni; mi starò rassegnando al mio destino?
«Mi hai mentito...» sussurro a voce bassa incerta se dirlo o meno.
«Cosa?» mi chiede dandomi le spalle ancora indaffarato a sistemare il lavandino in marmo bianco come il resto di questa piccola stanzetta; l'unico colore presente qui, oltre al bianco, sono le lucide mattonelle di un blu molto scuro; come le gelidi notti d'inverno.
«Mi hai mentito» dico alzando la voce; si gira per guardarmi, scrutarmi, direi... studiarmi; perché mi sento un burattino esanime nelle sue mani?
Gli occhi incominciano ad appannarsi.
È strano risentire questa sensazione dopo sette anni.
Dei! non devo piangere; NON DEVO! Non davanti a lui.
«Mi avresti potuto dire...dire la verità» un singhiozzo mi blocca la gola «Hai detto che sei un mietitore di anime...Mi hai mentito già dall'inizio; a quale scopo? Perché mi hai fatto questo? Perché mi hai rovinata per sempre? Ti odio, TI ODIO» urlo le mie ultime parole per far uscire tutta la mia rabbia accompagnato a uno schiaffo sulla mascella gonfia e violacea a causa del mio pugno precendete.
L'ho fatto davvero?
I suoi occhi diventano gelidi; così freddi da paralizzarmi e farmi tremare di paura.
Subito dopo arriva la sua reazione sulla mia guancia indolenzita e formicolante per il colpo forte; il secondo successivo vengo spinta con forza contro il muro bloccandomi e avvicinando le sue perfette labbra rosse alle mie.
Sento i suoi sospiri che accarezzano le mie labbra a due centimetri distanti dalle sue.
Ho il cuore a mille come se qualcuno me lo stesse martellando, mi manca il respiro; una vocina nella mia mente in subbuglio si chiede se mi trovo nelle profondità dell'oceano; lo stesso effetto dopo il risveglio da un incubo.
Sposto il mio sguardo dalle sue labbra a quegli occhi così azzurri; quasi potessi annegare in tutto quel mare.
Cosa vuole fare?

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