Non c'è bisogno di urlare
per avere più attenzione;
le stelle stanno in silenzio
eppure le guardano per ore.
Crystal:«Puoi alzarmi le mani quanto vuoi; ma non ti permettere, e ribadisco, non ti permettere MAI di toccarla» sibillo lentamente con voce minacciosa sostenendo, con sfida, il suo sguardo glaciale e sottraendole la bambina riavvicinandola tra le mie braccia marchiate da indelebili cicatrici bianche che non sarebbero mai passate su quelle braccine olivastre che stringo con le mie.
«Ti stai mettendo in seri guai ragazzina...» dice mentre i suoi possenti muscoli si contraggono sotto l'aderente tessuto nero della divisa; non ci avevo fatto molto caso a quanto fascino facesse risaltare quella tuta su un corpo così atletico e forte: disegnano una perfetta forma quadrata dei pettorali sodi accompagnati a una striscia dritta ricoperta da addominali d'acciaio, le gambe perfettamente fasciate e le braccia tozze scoperte dal tessuto.
«Basta così soldato Isaac» ordina una voce possente e forte che fa vibrare le viscere al mio interno; il Generale esce dall'ombra creata dai fari che puntano verso l'alto; i suoi capelli argentei creano ombre alquanto sinistre sui suoi occhi neri segnati da grosse cicatrici di battaglia; forse sarà entrato anche lui nell'Arena e avrà combattuto facendo uscire il suo istinto di sopravvivenza uccidendo persone che, come lui, avevano un brutale destino che li attendeva.
«... In quanto a voi due, soldato Crystal e soldato Samantha entrate, abbiamo già atteso troppo» ci ordina e noi senza aggiungere una parola lo superiamo ed entriamo nella stanza.
È davvero grandissima, i soffitti saranno alti dieci metri decorati da affreschi eleganti; un'immagine risale nella mia mente: un uomo con degli abiti macchiati di schizzi colorati e ormai secchi disteso su una lastra di metallo sostenuta da altissimi pilastri anch'essi fatti di un metallo resistente, a perfezionare la sua grandissima opera d'arte con un pennello dalla punta sottilissima macchiata da un colore contrastante.
Ci sono raffigurazioni di uomini vestiti solo d'armi che combattono per la loro vita perdendo piano piano la loro dignità e il loro animo; e di cieli divisi tra la luce e l'oscurità illuminata qua e là da qualche piccola stella cadente che si dirigono a tutta velocità verso la parete di fronte a noi, nella direzione della grande finestra che filtra gli ultimi raggi del sole morente.
La lunga tavolata in legno ricoperta da una tovaglia bianca, riempie quasi tutta la stanza decorata da vasi e ritratti raffiguranti gli Dei in tutta la loro divinità e il loro splendore.
Tutte le sedie sono occupate da Spartani che sussurrano tra di loro qualcosa sul mio conto, ricordandomi di tenere la testa bassa per dimostrare loro che non sono ciò che hanno pensato che sia ma bensì una ragazzina viziata, debole e testarda.
«Ha già avuto la strigliata dal Generale...» «Sono guai per lei e la sua piccola amichetta» continuano a sussurrare divertiti mentre io e la piccola Sammy percorriamo la sala per occupare gli ultimi posti vuoti vicino al Generale seduto a capotavola.
Isaac mi raggiunge e qualche secondo dopo un dolore lancinante risale dal mio bacino in su come una scarica elettrica facendomi lacrimare gli occhi.
La mano di Isaac è posata sulla mia pelle contorta dalle sue dita.
Ciò che sta facendo non è una reazione alla sua ira nei miei confronti perché se così fosse non mi tirerebbe un pizzico conficcando le unghia nella carne ma userebbe un coltello per squartarmi e giocare con le mie interiora.
Ha capito il mio piano.
Alzo lentamente lo sguardo alle tre persone che continuano a sussurrare tra di loro mostrando le mie lacrime; e a quanto pare funziona, una risata esplode dalle loro labbra maligne soddisfatte del loro lavoro.
Mentre gioisco mentalmente un pensiero mi sfiora; sono ancora una volta debitrice nei confronti di Isaac che strattona ancora la mia pelle in fiamme.
Dopo poco lascia la carne oramai sanguinante e livida e prende posto alla destra del Generale mentre io e Samantha ci sediamo nelle due ultime sedie disponibili alla sinistra dell'uomo che mangia lentamente il suo cibo nel piatto.
«Soldato Ian non è cortese fissare una signorina facendo raffreddare il cibo caldo nel suo piatto» dice il Generale dopo qualche minuto di silenzio continuando a mangiare mantenendo gli occhi verso il basso; ispeziono gli invitati alla mensa fino a quando non m'imbatto in un secondo, prima che distolga frettolosamente lo sguardo, i grandi occhi grigi come la tempesta.
Mi stava guardando? Perché? Cosa vorrà da me?Appena finita l'abbondante cena silenziosa alternata con sguardi fugaci e silenziosi tra me, Isaac e Ian; il Generale si alza e ci annuncia «Tutti gli Spartani si recheranno nella Sala accompagnati dai loro accompagnatori» poi sposta lo sguardo alla sua sinistra, su di me «... Quanto a lei, Soldato Crystal mi segua» mi alzo eseguendo l'ordine senza fiatare e guardando interrogativa Isaac che ricambia il mio sguardo.
Allontanati dal resto del gruppo e percorso diversi corridoi, il Generale apre una porta con la targhetta "Ufficio" e mi invita a sedermi a una delle due sedie poste di fronte alla scrivania coperta da carte scritte.
«Soldato, ho analizzato la sua cartella» incomincia a parlare mentre si siede sulla grande poltrona di pelle nera prendendo un fascicolo color crema tra le mani e studiandoselo «Lei è riuscita a resistere al veleno ben venti minuti; cosa alquanto strano e magnifico dato che la media è dai due ai cinque minuti eccetto per uno che ha superato il record arrivando a resistere per un'ora» mi spiega puntando i suoi occhi scuri nei miei.
Un'ora?
«Potrei sapere chi è?» domando cercando di fare chiarezza nella mia mente; perché mi sta dicendo questo? È un complimento? È pericoloso che abbia scoperto questa mia "dote" nel resistere?
«Il soldato Isaac» come immaginavo, è troppo bravo per non pensare a lui.
«... Ha piacchiato un mio soldato senza esitazione e sono venuto da poco a conoscenza che lei ha effettuato una tecnica di combattimento su uno Spartano Bambino, ha picchiato e fatto perdere i sensi a tre soldati e ho notato in lei che è molto intelligente, perspicace, forte e strategica; quattro caratteristiche molto importanti per sopravvivere nell'Arena» mi spiega intrecciando le dita sulla scrivania in legno laccato di nero.
«Non riesco a comprendere se il suo sia un complimento o un'avvertenza» dico con calma appoggiandomi al morbido schienale in spugna.
«Lo prenda come un complimento...Per ora» afferma senza aggiungere altro.
«Generale, mi chiedo perché lei mi abbia richiamato» ci dovrà pur essere un motivo.
«Volevo complimentarmi con lei e dirle che se avesse fatto parte dei Spartani all'età di sette anni lei ora sarebbe imbattibile» mi dice mentre un piccolo sorriso compare sulle sue sottili labbra rosee contornate da un ispida barba grigiastra incolta «...E poi volevo aiutarla a completare il suo piano di "ragazza debole che viene ripresa dal Generale"» mi sta aiutando?
«La ringrazio» dico sinceramente mentre osservo un ritratto di una bambina appeso al muro verniciato di bianco e un pensiero mi raffiora nella mente. Samantha.
«Generale, perché Samantha si trova qui?» domando sperando di avere una risposta differente a quella che mi brullica nella mente.
«È una Spartana come te...» mi spiega senza alcuna emozione nella sua voce.
«Ma Signore lei non può farlo... Ha solo sette anni, mi dice come può mandarla al macello senza alcuna esperienza?» domando irritandomi e alzandomi d'improvviso dalla sedia.
«È stata scelta dalla Gherusia e ora si trova qui» mi spiega mantenendo la solita calma.
«Ma non pensa che la possano uccidere subito? Hanno bloccato me in un bagno per imprigionarmi figuriamoci cosa possano fare a una bambina piccola e indifesa che stava per subire violenze da stupidi soldati ubriachi» urlo questa volta sbattendo le mani sul tavolo «Voglio parlare con la Gherusia» ordino con voce decisa e determinata.
«Non puoi direttamente» mi spiega mentre una ciocca di capelli grigi gli cade sugli occhi.
«Cosa intende per direttamente?» chiedo cercando di calmarmi.
«Non puoi parlare con loro di persona, ma puoi farlo con i gesti. Ti reputi abbastanza forte per mantenere in vita non solo te ma anche la bambina?» mi domanda portandosi le mani intrecciate sulle labbra.
«Sì, più della mia» dico determinata spostando dietro l'orecchio una ciocca di capelli ribelle.
«Bene allora dimostra loro che è sbagliato ciò che fanno... Ricordati questo detto che ti sarà molto utile: " Non c'è bisogno di urlare per avere più attenzione; le stelle stanno in silenzio eppure le guardano per ore"» me lo dice come se fosse un consiglio di un padre a suo figlio che fa nuove speranze e questo stranamente mi scalda il cuore che per anni ho avuto in pezzi.
«Ci può scommettere Signore» dico determinata e ripromettendomi che l'avrei difesa al costo della mia vita.
«Brava soldato... E ora raggiunga gli altri» mi ordina questa volta più dolcemente.
«Perché ci ha radunati li?» chiedo incuriosita dirigendomi alla porta.
«Perché tutti gli Spartani devono raccontare il loro passato... È come un rito d'iniziazione» mi spiega avvicinandosi anche lui alla porta.
Raccontare il nostro passato? Pensavo che fosse tutto finito.
Che la storia che avevo scritto sul mio diario segreto fosse bruciata o che morisse con me nell'Arena.
Non posso raccontarlo; non voglio rivivere ciò che ho subito.
La stanza incomincia a girarmi intorno; l'ansia insieme al panico incominciano a salire mentre il mio corpo incomincia a irrigidirsi.
STAI LEGGENDO
Neverland
פנטזיהPensavi che la storia degli Spartiati e le prove degli Ebrei fossero dimenticati? Impossibile, non puoi dimenticare ciò che è stato scritto, sono come cicatrici. E noi ne siamo la prova, siamo eletti dal nostro sangue macchiato per ricordare agl...