Capitolo 2 - Incontro

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L'incontro di due personalità
è come il contatto tra due
Sostanze chimiche se c'è una
Qualche reazione entrambi
Vengono trasformati.

-Carl Jung


Crystal:

«Mi scusi signorina» una voce forte e mascolina alle mie spalle mi richiama dai pensieri che mi accompagnano durante tutto il tragitto per arrivare a casa.
Mi giro e trovo una sagoma ombrata dal cocente sole di settembre, è un ragazzo di circa diciassette o diciotto anni; indossa una leggera maglietta a mezze maniche che mette in risalto il suo fisico atletico, dei pantaloni mimetici e degli stivali neri consumati.
Alzo lo sguardo sul suo viso, dei folti capelli color pece coprono leggermente i suoi splendidi occhi azzurri come il riflesso del mare o come il ghiaccio galleggiante dentro a un bicchiere di wiski; così chiari che sembrano trasparenti e profondi; ma ciò che attira il mio sguardo sono le sue perfette labbra rosse carnose e sorridenti; scommetto che tutte le ragazze invidierebbero la sua bocca così perfetta e vistosa.
«Si?» domando, puntando i miei occhi nei suoi;
«Mi sa dire dove si trovi l'Assemblea Militare?» mi chiede con voce roca e suadente; è da molto che non sentivo il nome di quel palazzo, da noi non è molto parlato dato che è accessibile solo per i militari.
Ricordo quando Jo, il mio compagno di classe, mi portò nel giardino della grande casa sostenuta da robusti pilastri pitturati di un bianco brillante, il tetto di pietra spiovente e grandi porte di legno laccato; sembrava un edificio sbucato da una favola.
«Siete un militare?» gli chiedo senza rimuginarci su; che domanda stupida, dai suoi abiti si intuisce senza una minima esitazione che è un militare; ma l'unico pensiero che mi passa per la mente in questo momento è la voglia di schiaffeggiarmi.
«Non proprio... Diciamo che sono un mietitore di anime maledette» alza la voce arrivando quasi ad urlare in modo cupo e sinistro gesticolando con le grandi mani da battaglia. È una battuta? Accenno a una piccola risata del tutto innaturale, non so del perché l'ho fatto; credo che mi sarei sentita male se gli avessi dato l'impressione che il suo scherzo non era per niente divertente.
«Percorra quella strada e si ritroverà al confine della città dopodiché svolti a sinistra e si troverà nel Giardino Militare» sorrido e aspetto una sua risposta; per ringraziarmi posa sul mio braccio scoperto la sua grande mano, è calda...umana; mi irrigidisco all'istante, azione scatenata dalla troppa vicinanza di un essere umano; si accorge della mia reazione e si allontana subito salutandomi con la mano alzata verso l'alto; l'osservo mentre si dirige nella stretta via ombrata che gli ho indicato, e non posso fare a meno di chiedermi cosa ci farà mai qui? In un angolino della mia mente una parola riecheggia tra le sue pareti "Commemorazione"; ma no, non può essere.

Il braccio dove mi ha toccato il ragazzo mi prude, una grande macchia violacea dipinge la mia pelle bianca; tutto ha molta più luce; è come se il sole risplende in modo insolito, troppo forte nei miei occhi stanchi e pesanti...Cosa mi succede?
Le forze incominciano ad abbandonarmi, sento che la terra bagnata sotto i miei stivali attiri verso di sé, in modo bramoso, tutta la linfa vitale che risiede in me; non devo svenire sono quasi arrivata a casa.
Manca poco ce la posso fare, ce la DEVO fare!
Mi avvicino al muro caldo di una villetta e mi aiutò a camminare, non so dove sto andando la mia vista è appannata come se mi trovassi nelle profondità del mare e camminassi alla cieca.
Non posso farcela, non ce la faccio, ogni fibra mi urla di smetterla, di abbandonarmi e il mio corpo, come uno schiocco di dita, precipita per terra come un sacco di pelle esanime.
All'improvviso una grande ombra imponente si oscura dal forte bagliore dei raggi solari. Un uomo.
Una voce ovattata mi sussurra qualcosa, solleticando le pareti della mia mente annebbiata mentre mi prende in braccio.
È la mia immaginazione, non può essere vero, è un altro delle mie allucinazioni.
Un bagliore di luce e poi buio, silenzio, un'oscurità rilassante, quasi come se mi cullasse prima di precipitare in un sonno profondo senza sogni.

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