Capitolo Uno

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Sul lago davanti al castello si trovavano tre cigni bianchi, senza una macchia scura, se non all’inizio del becco, che scivolavano languidamente con i loro colli ricurvi sull’acqua lucente, osservati solo da una ragazza vestita di vermiglio che, seduta sotto un albero massiccio, teneva impegnate le dita togliendo dalla terra umida piccoli sassi che posava in fila, dal più grande al più piccolo, sulla sua lunga gonna, distratta.
Le foglie degli alberi stormivano leggermente, sembrando quasi intonare un’ipnotica e frusciante melodia.
Un cigno gettò il collo nell’acqua, riemergendo con qualcosa nel becco, che subito divorò.
La ragazza sospirò, chiudendo gli occhi brucianti e sembrando sprofondare in un qualche tipo di dormiveglia ristoratore...
-Principessa!
I cigni starnazzarono e si diressero velocemente nella parte opposta dello specchio d’acqua.
La ragazza si destò, costringendo i suoi occhi ad aprirsi di nuovo e a focalizzarsi su una delle sue dame da compagnia che, concitata ma ferma sull’estremità del vialetto in terra battuta che portava al prato erboso su cui lei era seduta, la chiamava, contro il suo abituale ordine di lasciarla sola.
Doveva quindi trattarsi di qualcosa di importante.
La principessa si alzò, lasciando che i sassi così accuratamente posati le cadessero presso i lembi del vestito.
-Sì?- disse, sistemandosi i capelli corvini.
La giovane appena arrivata si soffermò sulla chioma della ragazza: corta, troppo corta, quasi indice di un passato in un convento, e non lo era. La scapestrata, così dicevano i pettegolezzi, se li era tagliati da sé, e per qualche tempo le chiacchiere tra gli alloggi bassi della corte si erano fatte tanto fitte da rendere difficile il silenzio davanti ai reali.
-Maria.- una voce ferma, ma pacata, velata da un leggero senso di disgusto.
-Vo... vostra madre.- balbettò la dama, tornando alla realtà e concentrando lo sguardo sui propri vestiti grigi. -Vi aspetta per presentarvi la vostra nuova guardia del corpo.
La principessa si avvicinò lesta alla giovane, camminando con la schiena curva per arrivare più velocemente vicino all’altra: -Come? Cosa è successo al Da Bandiera?
-Principessa...- mormorò la giovane, abbassando lo sguardo più che mai. -Tavismondo Da Bandiera è stato richiamato in guerra due giorni fa, ricordate?
La principessa, gli occhi leggermente cerchiati e rossi, esitò un attimo, prima di annuire lentamente: -Ricordo.
La dama si profuse in una smorfia somigliante a un sorriso, richiamando alla mente un altro pettegolezzo: che la principessa avesse un amante cavaliere.
La ragazza troncò quelle aliene e dispersive fantasie con un: -Avanti, portami da lei.
La giovane trasalì leggermente, chinando la testa e prestando la massima attenzione al rumore dei passi di una padrona pensosa, che la stava seguendo nel salone dei ricevimenti.

-Liliana.- disse con fare regale la genitrice della principessa, giungendo le mani, attorniata dalle sue dame.
-Madre.- mormorò l’altra, inchinandosi, mentre colei che l’aveva accompagnata, spariva silenziosamente a un suo cenno, piena di disappunto.
Vicino alla regina si trovava un uomo alto, leggermente abbronzato, dai capelli corti e mori. Vestiva una cotta di maglia fine sotto la giacca, un paio di pantaloni e due solidi stivali, e indossando ciò era impettito a fianco della madre della ragazza. Il suo sguardo era straordinariamente fermo e determinato.
Liliana si inserì a poco a poco nel campo visivo dell’uomo, sentendo i suoi occhi che la studiavano.
-Lui è Ruzzante da Virgilio.- continuò la regina.
L’uomo chiuse gli occhi e chinò il capo, mentre la principessa trasaliva, ricambiando il saluto con una foga inaspettata.
-Sarà la vostra nuova guardia personale.- continuò la donna, osservando la figlia e il suo vestito leggermente infangato con uno sguardo piuttosto accigliato.
-Sì.- rispose la ragazza, mentre scorgeva in un angolo ombroso il micidiale Emo Da Desino, la guardia del corpo della madre.
-Mi auguro che la principessa rimanga lontano dai pericoli.- concluse, rivolta all’uomo. -State attento.- aggiunse, abbassando la voce con fare minaccioso.
-Sì.- subito pronunciò la guardia, con una voce un poco profonda.
La regina sorrise, chinò leggermente il capo e si allontanò, contornata da dame da compagnia e guardata a vista dal Da Desino.
Quelle di Liliana, non desiderate dalla ragazza, tuttavia con il collo teso appena dietro la porta del salone, si dispersero come falene al passaggio della regale donna, tornando a posarsi contro il muro appena scomparve.
-Da Virgilio, seguitemi.- mormorò la ragazza, uscendo dalla stessa porta della madre e disperdendo ancora una volta le proprie dame.
Il cavaliere obbedì, tenendole il passo silenziosamente.
La principessa stava tornando nel giardino del castello, al cospetto dei tre splendidi cigni che, avvertendo la ristabilita quiete, erano tornati sull’acqua a cercare cibo.
Liliana si sedette sotto l’albero che qualche minuto prima la proteggeva, guardò l’uomo che la fissava e mormorò: -Voi siete della città di Virgilio?
Le spalle dell’uomo si rilassarono di poco, mentre arrivava la breve risposta: -Sì.
La ragazza respirava appena, come se non volesse crederci: -Allora...- mormorò, troppo piano. Si schiarì la voce, alzandola: -Allora non le suonerà sconosciuto il cavaliere Tullio da Virgilio.

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