Capitolo Diciassette

4 4 0
                                    

Liliana e Ruzzante corsero nel locale, prima che il tempo mutasse ancora.
L’ambiente era caldo e cordiale.
L’uomo avanzò verso il bancone, una mano sulla spalla della ragazza per preservarla da sguardi e richiami.
Frugò nella sacca magica e lasciò cadere qualche moneta sul legno levigato, mentre mormorava: -Una birra.
Alzò un po’ di più la voce: -Dove posso trovare un buon venditore di cavalli?
Il barista, dopo aver preparato il boccale, si mise una mano sul mento: -Il migliore è Enzo, in fondo a questa strada.
Ruzzante annuì, afferrando il bicchiere e bevendo metà del suo contenuto.
-Volete?- chiese, spingendolo leggermente vicino alla principessa, asciugandosi la bocca con la manica, con fare infantile.
-Grazie.- rispose lei, persa nei suoi pensieri, prendendo un piccolo sorso.
L’uomo finì il resto della bevanda con un rumore soddisfatto, lasciando il bicchiere sul tavolo e ringraziando per il servizio.
All’esterno pioveva a dirotto.
La guardia aprì la porta e corse fuori, insieme alla principessa: le gocce precipitavano in una quantità e ad una velocità tale da fare male. Entrarono in fretta nel primo emporio che videro.
-È qui il signor Enzo?- chiese l’uomo, ansimando, prima di rendersi conto di essere entrato in un negozio di beni primari.
-No. È nell’ultima casa della via.- rispose gentile il proprietario, osservando con pigro interesse i viaggiatori.
-Grazie.- rispose Liliana, mentre Ruzzante frugava nella sacca di Clavis, cercando soldi per comprare delle provviste.
Uscirono.
Adesso il sole era alto e tranquillo, un ambiente simile a quello esterno.
I due, a passo svelto, giunsero davanti alla bottega del mercante di animali.
Un carro dove erano imprigionate in gabbiette galline starnazzanti era parcheggiato lì davanti.
Un uomo, presumibilmente Enzo, uscì dalla porta accompagnando con una mano un ragazzo.
-A Rimbombaio, va bene?- gli stava scandendo, davanti al volto. -A Rimbombaio.
-Rim... bom... baio.- ripeté, esitando, l’altro.
-Esatto!- la mano dell’uomo si alzò solamente per assestare una sonora pacca sulla spalla al personaggio vicino a lui. -A Rimbombaio.
-A Rimbombaio?- Ruzzante mosse gli occhi a destra, finché non gli si illuminò il volto. -È vicino a Montescuro!
La ragazza spalancò la bocca, poi sorrise: -Possiamo chiedere un passaggio fino là con quel carro, risparmiando il costo dei cavalli.
-Viaggiando tuttavia tra le bestie come contadini?- insinuò la guardia.
La principessa annuì, mentre i suoi corti capelli ondeggiavano. - Viaggiando tuttavia tra le bestie come contadini.
Alzò una mano in foggia di saluto informale, avanzando con un sorriso: -Ehi!
Ritornò a piovere a dirotto.
Liliana, con un gridolino di spavento, alzò le mani sul capo, avvicinandosi seguita dalla guardia ai due uomini in procinto di separarsi.
-Buongiorno!- gridò, mentre i suoi vestiti si infradiciavano terribilmente. -Buon giorno!
Enzo si girò verso di lei, con aria interrogativa. Il volto era zuppo, ma non sembrava farci caso.
-Siete disposti a portare due viaggiatori a Rimbombaio?- urlò. -Vi pagheremo bene!
-Satanasso, sì!- rispose quello sorridendo, mentre il ragazzo si girava e li fissava. -Dieci monete!
-Otto!- gridò Ruzzante, avvicinandosi, seguito dall’altra.
-Dieci andrà benissimo!- si intromise lei.
La pioggia battente si tramutò in forte vento.
I polli, nelle gabbie, frullarono.
Liliana, i capelli ora arruffati, abbassò la borsa, traendo da quella dieci monete, che lanciò al negoziante.
Enzo le studiò per qualche secondo, prima di intascarsele: -Da Felce, eh? Sembra che ci sia un po’ di confusione, là.
-Ho fatto un po’ di commerci in quel luogo, ultimamente.- annuì la guardia, ostentando indifferenza.
-Ma sì, ma sì, non voglio entrare nei vostri affari.- l’uomo agitò una mano. Appoggiò l’altra sulla spalla del ragazzo accanto a lui, che trasalì. -Questo è Luigi, il mio figliolo. È stupido e sente poco, ma guida bene. Vi porterà lui là.
Quello fece un grande sorriso, rivelando un dente scheggiato.
Liliana ricambiò, nervosa.
Ruzzante spostava il suo sguardo da lei a Enzo a Luigi, il vento pungente nelle ossa.
In un battito di ciglia, un pallido sole soccombeva sotto un velo impalpabile di nebbia.
-Buon viaggio.- si congedò l’uomo, intascando le monete e avviandosi verso l’interno del suo negozio.
Il ragazzo, rimasto solo, a gesti invitò loro a salire.
Ruzzante lo raggiunse per primo, porgendo poi la mano a Liliana.
Quando anche la principessa si fu accomodata, Luigi scosse le briglie dei cavalli, che partirono, il carro fissato a loro.
La gente, ovattata dalla foschia, si portava ai lati della strada, prestando attenzione al rumore delle ruote.
Le galline verseggiavano, inquiete per lo spostamento, muovendo a scatti i colli piumati.
Iniziò a grandinare.
Liliana, con un rumore frustrato, si coprì con la solita sacca, mentre Ruzzante si riparava con le braccia.
Luigi, accortosi della loro difficoltà, mentre dei grandi chicchi gli cadevano sulla testa come gocce d’aria assicurò le briglie tra le gambe, sorridendo si tolse la giacchetta e la consegnò a loro due, non prima di averla aperta, tesa, per mostrare loro la sua idea, riprendendo subito dopo in mano le redini.

IncrociDove le storie prendono vita. Scoprilo ora