Liliana gridò, prendendosi la testa tra le mani.
L’uomo con un gemito di sorpresa, venne scaraventato qualche metro più lontano. Cadde, non muovendosi più.
Il maledetto prese per un polso la ragazza, trascinandola a sé, mentre lei tentava di opporsi, puntando i piedi e cercando di divincolarsi.
-Non voglio, mi lasci! Mi lasci, non voglio!- gridava.
-Due d’amore solitari...- mormorò lui, gli occhi gialli assenti, stringendola a sé. -Nel folto dell’incantata foresta...
Lo scudo magico colpì con forza le alte estremità dell’essere, tanto che esso mollò la presa sulla principessa, perdendo l’equilibrio e cadendo sul terreno.
Ruzzante, ripresosi dal colpo inaspettato, si stava rialzando dopo aver impiegato la maggior parte delle proprie forze nel lanciare lo scudo. Stava sguainando Eucratea, dai riflessi ancora sanguigni.
Corse sotto gli occhi di Liliana contro Ramir, alzando la spada.
L’altro si riebbe in tempo.
Appena la lama calò sulle corna, queste si mossero a contrastarla. La principessa gettò un breve grido, muovendosi indietro di qualche metro.
I due uomini indietreggiarono, uno con la spada di traverso, come uno scudo, l’altro con le corna abbassate, che ogni tanto alzava per orientarsi sui movimenti del nemico.
Attaccarono.
Le corna e la lama produssero un rumore sordo che rimbombò per tutta la foresta, lasciando le fate in silenzio per qualche istante.
Una delle due ramificazioni ossute si incrinò e si distrusse d’un botto.
Qualche frammento cadde sulla sua testa, facendo contrarre il suo volto in una smorfia feroce. Corse di nuovo verso Ruzzante, che riuscì a stento a parare quella furia sempre più bestiale, tentando un affondo e scartando un altro colpo.
La ragazza era di schiena contro uno degli alberi, gli occhi spalancati.
L’uomo girò ancora su sé stesso, schivando un’altra cornata, facendo una capriola a terra e raccogliendo il coltello scudo di Clavis.
-Principessa!- gridò, fermandosi un prezioso secondo, mentre l’oggetto si tramutava in pugnale. -Al mio nordest! Scappate!
L’essere, che stava preparando un altro attacco, si fermò, girandosi verso di lei.
Con la precisione di un soldato scelto, la guardia lanciò verso l’essere l’arma magica, che si conficcò nella sua gamba.
Ramir gridò di dolore, cadendo per terra.
Ruzzante corse verso di lui, calando come una lancia la spada sull’altra gamba.
Le fate tacquero una seconda volta, ascoltando a bocca aperta l’urlo inumano del maledetto.
Liliana era aggrappata a uno dei rami più bassi della pianta sotto cui si era rifugiata, stringendo i denti.
Il grido si affievolì sempre di più, fino a tacere e a tramutarsi in tremori.
L’uomo, il volto contratto, estrasse prima Eucratea, infine il coltello scudo, dal corpo dell’essere.
Cercando di manifestare una noncuranza che non aveva, respirando profondamente, passò un dito sulla lama più lunga, lasciando che il sangue gocciolasse sui ciuffi d’erba della foresta, prima di farla scivolare nel fodero.
-Uccidimi.- mormorò Ramir, ancora rantolante a terra. -Uccidimi...
Ruzzante indietreggiò fino a Liliana inginocchiandosi con lei a pregare.
-Uccidimi...! Uccidimi!- urlava adesso quello, con una serie di respiri sconnessi che spezzavano le parole e anticipavano le pause. -Uccidimi! Uccidimi! Uccidimi!
-... et in saecula saeculorum, Amen.- risposero a loro volta gli altri due, facendosi il segno della croce e rialzandosi.
-Dobbiamo proseguire a nordest... ripeto.- mormorò lui, voltando le spalle al ferito e riprendendo a camminare, spostando la principessa per una spalla.
-No! Non andate! Uccidimi! Uccidimi... non lasciarmi qua così... uccidimi!- gridò l’essere, cercando di muoversi con le braccia, aggrappandosi all’erba.
-Spero di arrivare presto dal mio Tullio.- disse lei, con un filo di voce, osservando il cielo che si scuriva sempre di più.
-Rimanete qui! Mi mangeranno vivo! Uccidimi! Uccidimi!
Le fate tornarono a farsi sentire con il proprio chiacchiericcio quasi canzonatorio, coprendo insieme alla lontananza le urla di Ramir da Foresta.La penombra stava per avvolgere ogni cosa, rendendo impossibile una vista limpida.
-Dove dormiremo?- mormorò Liliana, stringendosi nelle spalle.
-Se non troveremo subito un rifugio, ci toccherà riposare su un albero.- rispose quello, un sospiro al solo pensiero.
Rimasero in silenzio finché il sole che filtrava tra le fronde non divenne rossastro.
-Ho fame.- si lamentò lei.
-Aguzzate la vista in cerca di cespugli.- fece lui. -Non saprei che altro consigliarvi.
La ragazza stava riprendendo a lamentarsi, quando un fascio di luce, il sole ormai morente, colpì gli sguardi dei due viaggiatori che, sorpresi, si coprirono di riflesso gli occhi.
L’uomo, dopo il primo attimo di smarrimento, prese con la mano sinistra quella della ragazza, mentre la destra si chiudeva sulla spada avvicinandosi con emozionata circospezione.
I mormorii delle fate si mescevano a quelle dei grilli.
La luce, da alone scintillante, si inserì dietro il vetro di una finestra di una casa fatiscente, senza tetto e mezza distrutta. Un riparo!
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Incroci
AdventureLa principessa Liliana da Felce e la sua fedele guardia del corpo Ruzzante da Virgilio decidono di viaggiare alla ricerca del cavaliere Tullio da Virgilio, che sembra scomparso in guerra...