Capitolo Tre

13 6 0
                                    

La principessa era seduta su un prato ricolmo di margherite, sul retro del castello dei suoi genitori, tra le mani una rosa a cui erano state tagliate le spine, donatale da un giovane e timido contadino per mezzo di Ruzzante.
Proprio l’uomo, in quel momento, stava cercando di non calpestare un solo petalo, avvicinandosi alla sua protetta.
Liliana guardava insistentemente il fiore, finché abbassò gli occhi sul suo vestito verde, con un singhiozzo.
-Quanti giorni sono passati?
La guardia, ora accucciata vicino a lei, fece un veloce calcolo: -Se parliamo di quando il cavaliere Tullio vi ha vista per la prima volta, sono passati centododici giorni, se invece ci riferiamo a quando è partito da qua, ne sono trascorsi centoundici.
-No.- mormorò lei, lasciando cadere sull’abito la rosa e fissando il suo sguardo sulle mani tremanti. -Quanti giorni sono passati da quando è iniziata la nuova tregua?
Ruzzante spostò gli occhi a destra, rispondendo all’altrettanto frequente domanda: -Dieci giorni, principessa.
-Montescuro da qua ne dista quattro. Tre, in cavalcata veloce.- Liliana chiuse le mani a pugno. -Mi aveva scritto più volte che sarebbe tornato più veloce dei messaggeri per chiedere la mano al re mio padre...- strinse le dita, tanto da far impallidire le nocche. -Non c’è notizia di una qualche... morte? Che sia... tra i feriti non riconoscibili?
-Nessun morto o ferito è stato aggiunto tra ieri e oggi alla lista che ho compilato dai resoconti dei messaggeri. Qualcuno di importante come il cavaliere Tullio non verrebbe di certo dimenticato.- Ruzzante sembrava sempre instancabile davanti alla ragazza.
-Disperso... forse morto... oppure fuggito...- mormorò lei. Aveva ripreso il fiore e aveva iniziato a strappargli i petali, a lasciarli cadere sopra le margherite. -Non so se riuscirò più a resistere, senza sue notizie!
-Principessa, si faccia forza.- mormorò, impacciata, la guardia, raccogliendo a uno a uno i petali strappati. -Arriverà una sua notizia, stia certa.
Lasciò ciò che aveva preso sulla gonna della ragazza, mentre si girava verso il castello, osservando una dama che quasi sicuramente avrebbe avvisato la ragazza del pranzo, come conferma il sole, che alleggiava, alto, sulle loro teste.

Nella notte di otto giorni dopo, alle soglie della fine della tregua e dell’inizio di un nuovo e sanguinoso ciclo di battaglie, Ruzzante, nel turno notturno settimanale che gli spettava, faceva del suo meglio per non assopirsi, sulla sedia davanti alla porta della camera della sua padrona, cercando di scoprire, al lume delle candele che rischiaravano il corridoio, dettagli già individuati nel quadro della parete opposta, che ritraeva due reali avi.
Stava per osservare le perle che componevano la collana della regina e immaginare lo spirito dell’artista commosso per l’attenzione che stava riservando alla sua opera, quando la porta cigolò e la voce di Liliana lo chiamò.
-Principessa?- interrogativo, l’uomo si alzò, prendendo in mano una delle candele che aveva vicino, e si avvicinò a lei. -Ha bisogno di qualcosa?
La ragazza, vestita solo di una tunica dorata, i corti capelli scompigliati, si abbracciò le spalle, appoggiandosi al muro e chiudendo gli occhi.
-Principessa!- disse la guardia, posando una mano sulla spalla della protetta: -Cosa succede?
-Voglio scappare, andare da lui.
Ruzzante trasalì, prima di abbassare a poco a poco gli occhi stanchi.
-L’aveva già pianificato, vero?
Liliana, colpevole e silenziosa, annuì alla domanda.
-Quando vorrebbe andarsene?
-Domani!- rispose la ragazza, accalorandosi, prima che potesse rimangiarsi la parola. -Ho ottenuto il permesso di uscire dalle mura del castello due volte a settimana, voi lo sapete. Ho già tutto pronto. Ci faremo dare un carro che condurremo fino alla foresta magica. Cammineremo lì dentro finché non saremo abbastanza lontani da riprendere il sentiero sulla strada e arrivare nel più breve tempo possibile a Montescuro, con qualsiasi mezzo.
Ruzzante si schiarì la voce, prima di parlare: -Una cosa è da pensare con attenzione, prima di tutto. Il ritorno. Il re sarà sicuramente rabbioso quando scoprirà la fuga di entrambi.
A Liliana tremò il labbro: -L’ho già preso in considerazione. Ho deciso che... se non troverò in nessun modo il cavaliere... acconsentirò nello sposare il principe di Durante, il fatto che non l’abbia mai voluto vedere è simbolo della mia indipendenza e superbia.
Ruzzante alzò le sopracciglia e distolse lo sguardo, pensoso: -Questo potrebbe calmare vostro padre, è vero. Tuttavia, conoscete le foreste. Sono piene di creature magiche che potrebbero ostacolarci solo per il piacere di farlo. Potremmo non riuscire nemmeno ad arrivare a Montescuro.
-Non mi interessa.- scandì lei, il viso infuocato, nella penombra.
-D’accordo, allora, come desidera.- sospirò leggermente lui, rassegnato. -Riposi. A domani.
-A domani.- replicò la ragazza, sorridendo debolmente, chiudendo la porta della camera dietro di lei e lasciando fuori la luce soffusa e la cera sciolta.

IncrociDove le storie prendono vita. Scoprilo ora