Quando si fermarono ai lembi della gonna di Nellabella, un sospiro sonoro proruppe da quei tristi veli: -Potete passare. Non sono più nemmeno capace di spaventare dei viaggiatori...- tirò su con il naso.
La principessa sentì pietà gravarle sul cuore.
L’umana si sedette vicino alla strega, cogliendo la guardia di sorpresa: -Non sentirti male, Nellabella. La prossima volta andrà meglio.
-“La prossima volta”, “la prossima volta”.- mugolò l’altra, tirando su con il naso. -Anche la prossima volta sarà la prossima volta e così per tutta la mia vita, da tutta la mia vita.- sospirò. -Preferisco vivere infelicemente a servire qualcuno più potente di me piuttosto di umiliarmi in questo modo.
-Avanti, Nellabella, avanti.- rispose la ragazza, appoggiando una mano sulla spalla scossa dell’essere.
Ruzzante non aveva idea di cosa avesse in mente la sua protetta, ma rimase fermo, nervoso, l’impugnatura della spada in mano, ritrasformando lo scudo in pugnale.
-Facciamo così.- mormorò la principessa, incoraggiante, con un sorriso. -Prova a farci un incantesimo. Che non ci danneggi, per favore. Usa tutta la tua determinazione. Ce la farai.
La strega alzò lo sguardo, le guance bagnate da lacrime nere che rendevano la figura inquietante: -Lo faresti davvero? Per me?
-Eh... sì?- rispose, una sfumatura di incertezza che le colorava la voce.
Con un turbinio di tessuti, l’essere balzò in piedi, le dita che sfrigolavano dall’eccitazione: -Grazie, grazie, grazie, grazie!- adesso stava saltellando, i capelli della coda impazziti.
Si fermò e sorrise, asciugandosi le lacrime: -Avevo intenzione di uccidervi. Sapete, le streghe sono pericolose... ma, come ringraziamento, cercherò solo di spaventarvi! D’accordo?
-Lo giuri? Non ci farai del male?- Ruzzante aveva ancora una mano sull’elsa di Eucratea.
La strega si strinse nelle spalle: -Non posso prometterlo. Ma!- alzò un dito nero. -Se vi farete del male, non sarà stata assolutamente mia intenzione.
Si girò, preparando il suo attacco, mentre la guardia faceva un piccolo verso scoraggiato. Liliana gli si avvicinò, aggrappandosi al suo braccio.
-Sei tremendamente troppo altruista.- disse tra i denti l’uomo.
-Lo so.- rispose la ragazza, stringendo di più l’arto. -Lo so.
Un bagliore si intravide tra le dita dell’essere trionfante. Con uno svolazzo di veli, Nellabella si girò.
-Pipistrelli!- gridò.
In uno sbuffo di luce il vestito, vuoto, crollò su sé stesso.
Liliana, con un’esclamazione spaventata, corse verso il capo.
Arrivata, si inginocchiò e scosse i veli, fino a quando non le rotolò sulle ginocchia un vasetto pieno di piantine con piccolissimi fiori blu.
Con un gemito, Liliana ne toccò uno, e bastò solo quello perché si staccasse e cadesse a terra.
La ragazza gemette ancora.
L’uomo, giunto appena dopo, si chinò a raccogliere quel piccolo puntino azzurro.
-Occhi della madonna.- mormorò, soffiando di un leggero soffio, facendo innalzare il fiore di qualche centimetro, prima della sua caduta in una selva di fili d’erba. -Nontiscordardime.
Una coltre di silenzio calò su entrambi per qualche istante.
Liliana si alzò.
-Andiamo.- disse, iniziando a camminare, il vaso sottobraccio.
-La porti con te?- mormorò Ruzzante, conoscendo già la risposta.
-Certamente.- asserì la ragazza.
-In mano?
-Sì.
Già era lontana da quell’imponente vestito.
La guardia la raggiunse, affiancandola in silenzio mentre seguivano i percorsi degli alberi meno radi e più luminosi, il sottofondo delle creature fatate ridotto solo a sussurri e voci rotte.
Piagnucolii e lacrime contornavano gli ultimi alberi della foresta incantata, il limitare estremo della sua estensione, cedendo il passo a terra battuta, tende infangate e vociare di uomini.
Il sole era oscurato dalla torre più alta del castello che da una collina sovrastava come un gigante di pietra una serie di catapecchie mezze distrutte, intraviste dietro massicce mura che sovrastavano torrette nascoste da mura che sovrastavano piccoli edifici che brulicavano di vita.
L’orrore, la speranza, la distruzione, la salvezza.
Montescuro.
Le dita di Liliana, premute contro il vaso, tremavano.Il terreno che circondava l’accampamento di Montescuro, nero come se il diavolo in persona avesse posato lì gli zoccoli, era costellato dagli accampamenti degli alleati, i soldati appena ritornati dall’ennesimo scontro contro il nemico, nascosto sull’altro versante della collina su cui era arroccata la città.
Il cielo era di un grigio compatto, quasi perfetto, le lunghe nuvole nere e striate in un disegno quasi geometrico.
Liliana, le braccia strette contro il vaso del Nellascordardime, avanzava davanti a Ruzzante, che le guardava le spalle, la mano stretta sull’impugnatura della propria spada.
Alcuni cavalieri, mentre gli scudieri slacciavano le loro armature e portavano pezze perché si pulissero i visi accaldati, li fissavano con curiosità.
Poco lontano, quattro soldati brindavano con qualche boccale, derivante da botti spillate da smilzi scudieri.
I due viaggiatori avanzavano velocemente, cercando di fissare lo sguardo solamente o sulla terra fangosa, o sul cielo minaccioso, per non entrare in contatto con le menti mezze sciolte dalla guerra di alcuno.
Fu forse per questo che, dopo dieci solidi minuti di cammino, la principessa si scontrò con un soldato in modo tanto clamoroso da far rimbalzare entrambi all’indietro.
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Incroci
AdventureLa principessa Liliana da Felce e la sua fedele guardia del corpo Ruzzante da Virgilio decidono di viaggiare alla ricerca del cavaliere Tullio da Virgilio, che sembra scomparso in guerra...