Sono Forte, Io sono Forte

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Non sono una comune, non sono una che ama farsi notare,

ma troverò prima o poi, quel ragazzo a cui piacerò,

per quello che sono.

Forza e coraggio Sarah, bisogno affrontare le proprie paure, e tu lo stai per fare!

Era arrivato il giorno della mia morte. Lunedì mattina, ed ero appena arrivata nel parcheggio della mia scuola, e stavo per scendere dalla macchina. Una volta scesa, presi un lungo respiro e annusai l’aria che c’era quel mattino in quella, soprannominata da me, prigione. Si stava avvicinando l’estate, ma quella mattina c’era l’aria di quando si stava per mettere a piovere. Non che a Londra non piovesse mai, per l’amor del cielo, però sembrava che anche il mondo intero avesse capito che era arrivata la mia fine, e io non potevo scappare. Come se anche il mondo, stesse per piangere per me, e per quello che sarebbe successo.

Come ogni lunedì mattina, mi stavo avviando alla lezione di matematica, della prima ora. Miss Murphy, cominciò a parlare di come sarebbe stata la cerimonia dei diplomi. Mi ero dimenticata di quel piccolo dettaglio, e di certo non volevo partecipare a quel giorno insieme a tutte quelle persone che l’unica cosa che han fatto è stata rovinarmi la vita. Feci cadere la mia testa sulle mie braccia, e iniziai ad ascoltare la professoressa, mentre con la mia testa stavo navigando in mille pensieri.

Suonò la campanella, il che significava che dovevo andare a ginnastica, e dato che la classe che faceva ginnastica insieme a noi, era solo una, e in quell’una, c’era dentro Albert, mi aspettavo “l’attacco” proprio in quell’ora. Di solito i professori non guardano molto quello che noi facciamo, e quindi sono sicura al cento per cento che Albert avrebbe colpito ora. Quindi una volta negli spogliatoi, e una volta pronta, andai davanti allo specchio, e mentre mi legavo i capelli, ricordando le parole di Liam. Sono forte mi ha detto, sono forte e devo dimostrare a me stessa, a lui, a mio zio e a tutti i miei compagni di classe, che io sono forte. Una volta finito di farmi la coda alta, andai verso l’uscita ed entrai in palestra.

Feci riscaldamento tranquillamente, mentre continuavo ad osservare Albert, che ogni tanto mi lanciava occhiatine del cazzo. Poi Sir Klyn fischiò, e tutti ci raggruppammo davanti a lui.

‘Allora ragazzi, siamo agli ultimi giorni di scuola per voi, e dato che ho sempre costretto i ragazzi a giocare a pallavolo, non vedo perché, oggi, non possiamo provare a far giocare voi ragazze a football..’

Tutti i ragazzi iniziarono ad urlare e a ridere, guardando le ragazze che continuavano a fare no con la testa, mentre cercavano di far cambiare idea al mister, e alcune ce la fecero, al che Sir Klyn disse:

‘Allora facciamo così, chi vuole di voi ragazze giocare a football? Andiamo ragazze, è come giocare a calcio, non è poi tanto differente..’ disse implorando la maggior parte delle ragazze.

‘Io.’ Dissi alzando la mano. Entravamo nel mio campo con il calcio, non mi sarei fatta scappare questa situazione. Non l’avrei data vinta a tutte quelle teste di cazzo.

‘Solo la signorina Nerman?’ chiese ancora una volta. ‘Va bene, allora con voi ci starà Miss McNicol, mentre io andrò fuori con i ragazzi e la signorina Nerman a giocare a calcio!’ disse per poi iniziare ad avviarsi verso l’uscita della palestra, per entrare nel campo da calcio.

Io li seguii, avendo dietro un coro che mi mandava la buona fortuna, e io ringraziando, continuai la mia camminata, verso la vittoria. Perché avrei vinto io stavolta. Non avrei permesso a nessuno di farmi battere nel mio campo, a nessuno.

Le squadre erano fatte, e nella mia, per mia sfortuna non c’era Albert, il che significava uno scontro diretto. Parlai con quelli della mia squadra, i quali continuarono a dirmi che le ragazze giocano a pallavolo o ballano, e io non sarei mai uscita viva da questa partita. Io li dissi soltanto di lasciarmi in attacco, e che se poi facevo schifo, come loro dicevano, mi avrebbero cambiato di posto.

Intrecci Del Destino di Carlotta CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora