Epilogue

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Epilogue.

How did all just ended.

Si era appena chiusa la porta da dove Harry era uscito dopo la nostra discussione che il mio telefono, infilato nei miei pantaloni, suonò. Lo tirai fuori, unknown call.

‘Pronto, Sarah Nerman.. chi? David? Ah si, ciao David!’

Per qualche inspiegabile ragione, il mio cuore fece un balzo. David era l’amico di mio zio Jay, qualche volta uscii insieme a loro, ed è al quanto simpatico.

‘Scusa, non sento bene.. resta in linea’ dissi, mentre uscivo da quella specie di stanzina dove non c’era niente, nemmeno una divanetto per sedersi. Appena fuori, ritornai nel corridoio del secondo piano, dell’edificio dove mio zio e i ragazzi lavorano.

‘Eccomi, scusa, non prendeva il telefono.. ero in una stanzina del cavolo..’ mi resi conto che stavo parlando a vanvera, ma era come se, per la felicità di sentire David, la mia lingua si fosse animata di vita propria.

‘Dimmi, cosa mi racconti di bello? Come va con la pittura- -‘

‘Sarah..’ disse in tono cauto. ‘Sei seduta?’

Questa fu l’unica cosa che sentii, prima che la mia vita cambiasse per sempre. Nei libri avevo letto di sangue che si gelava nelle vene, ma avevo sempre pensato fosse una metafora. Afferrandomi alla finestra che avevo di fianco, mi accorsi che non era così. Non era una metafora.

‘Quando? Dove? Dio, vuoi dire che.. certo, subito. Okay, ciao.’

Lasciai cadere il telefono, con il cuore che mi galoppava a mille e la nausea che mi stringeva la gola. Mi tremavano le mano, e quando tolsi la mano dal muro, che mi aveva tenuto in piedi fino a quel momento, mi sentii le gambe mancare.

“Stai calma” mi dissi con fermezza, facendo un respiro profondo. “Dillo allo zio. Devi stare calma, andrà tutto bene.” Ripetendo quelle parole, mi diressi verso lo studio di mio zio Simon, e non lo trovai da solo. Stava ridendo insieme ai ragazzi.

‘Zio’ dissi urlando, per sovrastare tutte quelle risate. ‘Zio, ho bisogno di te.’  Superai Louis e Zayn, e quando mi ritrovai davanti a mio zio, dissi: ‘Zio Jay..’ cominciai a dire.

‘Oh, come sta?’ mi rispose lui tranquillamente. ‘Non lo sento da un po’, ha intenzione di passare oggi..?’

‘No zio..’ dissi io quasi in lacrime. ‘È in ospedale. Ha avuto un infarto.’ Persino con gli occhiali che mio zio indossava, neri, vidi il suo sguardo cambiare. ‘Mi ha telefonato David, glielo hanno chiesto in ospedale.

Dicono che è meglio se andiamo. Subito. Dicono..’ la mia voce tremava e sentii la bile salirmi in gola. ‘Dicono che è grave. Zio, credo che Jay stia morendo.’

[..]

Nulla fa più male di un cuore che si spezza, senza preavviso.

‘Ho paura.’ Chiusi gli occhi e cercai di respirare con calma, mentre zio Simon oltrepassava i cancelli del parcheggio del Chelsea e Westminster Hospital. ‘Andrà tutto bene, vero?’ chiesi per la decima volta in pochi minuti. ‘Insomma, oggi per i problemi di cuore si possono fare miracoli, no? Pacemaker, bypass..’

‘Certo, tesoro’ mi rassicurò zio Simon mettendo in folle e spegnendo la macchina.

Mi sentii il nodo che avevo nello stomaco stringersi ancora di più, e i palmi delle mani farsi freddi e sudati allo stesso tempo. Odio gli ospedali, anche in situazioni normali. Tutto in quei posti mi spaventava: l’opprimente odore del disinfettante mescolato a quello di impronunciabili secrezioni, la vista di gente sulle barelle che si contorceva dal dolore, il modo in cui quelle orrende luci al neon facevano sembrare anche il più florido dei pazienti un morto vivente.

Intrecci Del Destino di Carlotta CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora