Partita di Beneficienza

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‘Zio, zio!’ continuai ad urlare dalla camera da letto. ‘Dove sei? Mi serve una mano!’ continuai ad alta voce.

Ma si può che ogni volta che ho bisogno di lui, lui non c’è mai?

‘Meredith? Meredith se sei in casa ho bisogno di una mano! Mi sta cadendo tutto addosso!’ urlai ancora sperando che almeno Meredith fosse in casa.

Aspettai pochi secondi poi sentii la porta della stanza aprirsi e sbucare poi lei, Meredith, la mia salvezza.

‘Signorina Sarah, cosa ci fa li sotto?’ mi chiese prima di iniziare a togliermi di dosso i mille scatoloni pieni della mia roba.

‘Cercavo di fare tutto da sola, invece avrei dovuto chiedere aiuto’ dissi per poi alzarmi e lasciar si che Meredith smettesse di mettere a posto quegli scatoloni. ‘Non ti preoccupare, a questo ci penso io’ continuai sorridendo. ‘Sai a che ora lo zio torna a casa?’ chiesi.

‘Credo che stasera stia fuori fino a tardi, quindi mi sa che ci saremo solo noi due in casa..’  mi rispose lei.

‘Ah okay, va bene..’ risposi io alzando le spalle, per poi tornare a fare quello che stavo facendo prima.

‘Ora inizio a preparare la cena signorina Sarah, la aspetto giù per le otto, nessun minuto di ritardo!’ mi disse per poi ridere mentre usciva dalla stanza.

Dio mio se amo quella donna. Anche se era un po’ anzianotta, era comunque la persona, tolto mio zio, che mi era stata più vicina di tutte. Mi presento io sono Sarah Nerman, vengo da un paese sperduto dell’Irlanda, ma mi son dovuta trasferire qui da zio Simon, dopo la morte dei miei. Ormai sono passati ben dieci anni, ma è come se l’incidente fosse successo proprio ieri. Ora come ora non sono la figlia modello che vorrebbero tutti i genitori. Gioco nel calcio maschile, perché quello femminile mi dava più l’idea di non essere poi così serio, e dopo vari provini e facendo vedere il mio talento, una sola squadra era riuscita a farmi entrare senza che nessuno disse qualcosa, e questa era, per mio fortuna a Londra. Sono all’ultimo anno scolastico e sinceramente non vedo l’ora di finire, perché nonostante i miei coglioni che faccio uscire durante gli allenamenti o le partite, a scuola sono un’altra persona. Sono molto spesso presa in giro, vengo molto spesso picchiata da bulli, e non ho nessuno con cui parlare, o almeno nessuno che parli con me non pensando al fatto che mio zio è conosciuto in tutto il mondo. Per cui sopporto tutto, e mi sfogo poi negli allenamenti, mentre quando non ce li ho, o è tarda notte, l’unica cosa che può aiutarmi è la mia chitarra, regalata all’età di otto anni da mio zio. Sì, a otto anni era troppo grande, e finalmente ora potevo usarla senza problemi di grandezza. La musica mi aiutava a non pensare a niente, mi aiutava a volare via dal mondo che mi circondava, proprio come un uccellino, libero di fare quello che vuole.

Misi a posto gli ultimi scatoloni e poi corsi di sotto, in salotto, per mangiare la cena, e ovviamente, come sempre, scesi con un ritardo di cinque minuti, ma ormai Meredith lo sapeva che anche quando mi implorava di non arrivare in ritardo, se non di cinque minuti ma anche di due, sarei comunque sempre rimasta la solita Sarah che la puntualità non conosce.

‘Come è andata la giornata?’ mi chiese mentre mi osservava mangiare.

‘Bene, l’unica cosa che mi dispiace è che lo zio non sia qui stasera e che domani debba andare a scuola, e di voglia non ne ho..’ risposi.

‘Ti manca poco, siamo a metà anno, ed è l’ultimo anno di scuola, devi solo impegnarti e uscire con un bel voto, poi sarai tu a decidere cosa fare nella tua vita..’ mi disse lei.

‘Lo so, amo il mio sport e amo il mio hobby. Il canto e il calcio sono la mia vita, e spero un giorno di riuscire a seguire almeno uno dei due miei sogni..’ risposi per poi concludere il cibo che avevo nel piatto. ‘Era tutto buono, grazie mille, ora però vado dritta nel letto, perché stamattina mi sono svegliata troppo presto, e ora sono stanca morta..’ continuai per poi alzarmi dalla sedia, salutare Meredith, salire le scale e tornare nella mia stanza, al quanto grossa per una persona, entrare nel letto e lasciar sì, che la musica che usciva delle cuffiette dentro le mie orecchie, mi cullasse nel mondo dei sogni.

Intrecci Del Destino di Carlotta CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora