Capitolo 13

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<<Come hai potuto pensare che potessi essergli d'aiuto facendo la spia col fidanzatino? Quali diavolo di problemi hai?>> chiede a voce alta Mel per i corridoi della scuola.

<<Libera di pensarla come vuoi, non sai la verita, quindi fatti gli affari tuoi!>> replica Sam avvicinandosi all'uscita.

Subito dietro di loro ci siamo io e Marco. Dobbiamo fermare Mel, altrimenti succederà un gran casino e non riusciremo a dividerle.

<<Invece di fare tanto la misteriosa, allora, perché non ce la dici questa verità. Fermati!>>.

Mel ferma Sam per un braccio. Ancora qualche secondo, poi sbotteranno.

<<Marco sbrigati, dobbiamo calmarle!>> esclamo cercando di trascinarlo verso di loro.

<<Stavo pensando che non sarebbe brutto vedere un pò di ciocche di capelli volare in aria!>> scherza Marco.

<<Dai. Forza! Non c'è da scherzare.>>

Sam si libera dalla presa e si gira verso di lei.

<<Non ti permettere di toccarmi..>> replica innervosita.

<<Altrimenti?>> la provoca Mel.

Adesso basta. Questa storia è durata fin troppo.

Mi metto in mezzo e le allontano l'una dall'altra. Marco prende Mel e la spinge verso di se.

<<Mi dispiace che tu abbia interpretato male gli avvenimenti di questa storia!>>.

Singhiozzando Sam si allontana e va verso la macchina.

Come potrei aver interpretato male gli avvenimenti? Lei messaggiava con il nemico. Ed il nemico era partito all'attacco contro di me.

Insomma Sam, cosa ti costa dire come stanno le cose?

Dici che sei stanca, che non sappiamo come siano andate le cose, che non possiamo capire. Perché non ci dici tu come stanno le cose?

Mel si avvicina a me insieme a Marco e mentre ci prendiamo a braccetto esclama <<Prima o poi sapremo la verità, statene certi! Non può essere così malvagia>>.

<<Non lo è!>> rispondo io.

La mattinata termina con un abbraccio e poi ognuno a casa propria.

"Ginevra: 21.30 davanti al teatro. Ci sarai?"

"Ti ho già detto di si. Sto contando le ore."

"Ginevra: Tutto bene? Successo qualcosa?"

"Nulla di che, poi ti spiego!"

"Ginevra: Ah ok! A stasera!"

-

'Cavolo, ho dormito tutto il pomeriggio'

Ero talmente stanco e innervosito che ho dormito fino all'ora di cena.

A tavola, come sempre silenzioso, mio padre mi scruta dal basso verso l'alto, ma non gli presto attenzione. Ci mancherebbe l'ennesimo litigio.

21.20

Sono in ritardo. Prendo il giubbotto e scappo fuori.
Davanti al teatro, come sempre, Cami e Ginevra aspettano il mio arrivo.

<<Sei in ritardo eh?>> si prende gioco di me Cami sorridendo.

<<Lo so scusate. Buonasera>> rispondo affannato.

Stretti in un abbraccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora