COMPLETA
Fratelli, compagni, amici e... forse amanti?
Cresciuti insieme dall'età di cinque anni, ora Sara e Alex inizieranno a fronteggiare l'età adulta e dovranno guardare in faccia il rapporto che li lega.
(CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO ADULTO)
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Le ore e le settimane seguirono lente, tristi, vuote. Impiegai molto tempo a rendermi conto davvero dell'assenza di Alex nella mia vita, quella vita che avevo iniziato a vivere dal primo ricordo che avevo di quel lontano giorno: il piccolo bambino biondo che mi aveva presa per mano con il sorriso rassicurante e che mi aveva portata avanti con lui, giorno dopo giorno.
Alex mantenne la promessa che aveva fatto a me e a se stesso nella sua lettera: facendo cadere la maschera da ragazzo perfetto che aveva tanto a lungo indossato, litigò parecchio per telefono con i suoi genitori per convincerli a lasciarlo stare dagli zii fino alla partenza per la borsa di studio. Alla fine cedettero, così come era prevedibile che facessero per il loro figlio prediletto, e anche se a malincuore si dovettero accontentare di vivere solo con una figlia. Non capirono mai le sue motivazioni e, nonostante tutte le scuse che Alex doveva aver propinato loro, avevano capito che ci fosse qualcosa di più che lui non voleva raccontare.
Alex partì quattro settimane dopo per Londra, insieme ad altri ragazzi scelti per merito tra le scuole della regione, e alla fine dei sei mesi previsti poté fare richiesta per allungare di un ulteriore anno la permanenza sul suolo della Regina. Potevo immaginare cosa gli frullasse nei pensieri con una chiarezza incredibile: se avesse potuto e se avesse avuto gli anni sufficienti, avrebbe direttamente cercato una casa e un lavoro là per non tornare mai più.
Luisa e Gianluca mi chiesero infinite volte che cosa fosse capitato al loro figlio adorato, il ragazzo perfetto e senza macchia che loro credevano di conoscere, ma io non rispondevo, anche perché non avrei saputo davvero inventare una scusa plausibile per quella fuga improvvisa. Alex aveva raccontato di aver avuto bisogno di un periodo di distacco dalle sue amicizie, additando la colpa all'adolescenza, ma nemmeno loro se la bevvero. I miei genitori adottivi non avrebbero mai compreso che, in realtà, il ragazzo che loro avevano sempre creduto perfetto non era mai esistito, che fosse soltanto una proiezione di ciò che loro avrebbero voluto vedere in lui... e sotto quel riflesso accecante, la vera personalità di Alex era rimasta sconfitta e imprigionata per anni. Dietro quelle sbarre fatte di aspettative troppo alte e senso di inadeguatezza, però, il vero Alex aveva iniziato a scalciare per uscire, per dare libero sfogo a tutto il suo essere e, incanalandolo solo su di me come unica valvola di sfogo, aveva dato il via a quella malsana concezione di amore fatta di volontà e controllo.
La mia vita, per un occhio esterno, dopo la sua scomparsa era proseguita allo stesso modo del passato... ma dentro di me si era appena fatto il vuoto. Avevo iniziato a studiare e ad alzare progressivamente le mie medie scolastiche, mi comportavo bene perché non avevo più nulla per cui combattere, nulla in cui credere, e nel vuoto che avevo preso ad abitare, solo Andrea mi restò sempre accanto: giorno dopo giorno. Nei mesi di assenza di Alex lui restò al mio fianco, come compagno e anche come amico, e la nostra storia crebbe nel tempo, trasformando il barlume di ciò che la prima notte passata insieme a lui avevo creduto di vedere, fino all'amore che capii tempo dopo di provare. Era un amore, però, che non avrebbe mai saputo raggiungere il sentimento così potente da non poter avere un nome che io continuavo a nutrire per Alex. Amore è ciò che si prova per un'altra persona, ma Alex era dentro di me, era parte di me... e io non sapevo più quale nome potergli dare.