« Chi cazzo è stato? » tuonò Alex rivolgendosi immediatamente a Luca, in prima fila accanto alla scritta che spiccava davanti alle sue scarpe.
Stavano tutti fissando quelle parole che colavano vernice spray, qualcuno avendo pure il coraggio di guardarci senza vergogna e ridere di noi; ed era quella la parte peggiore che mi resi conto di dover sopportare nel tempo a venire: non tanto il fatto di essere stati scoperti, che tutto quello che avevamo tentato di tenere nascosto venisse spiattellato così davanti a tutti; erano quelle risate a farmi male, era quel prenderci in giro per un qualcosa che per noi due valeva così tanto, ma che per gli altri poteva essere denigrato senza pensare a come ci saremmo potuti sentire. Era doloroso, lacerante, essere messa a nudo davanti a tutti, senza più protezioni a impedire che le cattiverie arrivassero fino al mio cuore.
Perché la verità era che Alex mi aveva indebolita, giorno dopo giorno, parola dopo parola, e la vecchia Sara che rideva in faccia alla gente, che girava le spalle alle prese in giro e se ne fregava dei commenti degli altri, era improvvisamente sparita, senza più le sue barriere di freddo piombo a difenderla.
Luca, sorpreso per quell'accusa ben poco velata di Alex, alzò subito le mani in aria quando vide il suo amico avvicinarsi minacciosamente. « Ehi, non lo sappiamo, amico. Quando siamo arrivati, la scritta era già qui », si difese con prontezza.
I ragazzi che avevano formato quel divertito capannello di persone, dopo un primo momento di ilarità giocato a nostre spese, entrarono nelle rispettive classi per poter parlare meglio alle nostre spalle, e probabilmente per ridere con ancora più forza, mentre io invece sentivo il sangue rapprendersi nelle vene, lasciandomi raggelata nella mia posizione.
Qualcuno sapeva di me e Alex e ora, con tutti gli studenti del nostro piano che avevano visto la scritta e che ridevano di noi, entro l'arrivo dell'intervallo l'intera scuola ne sarebbe venuta a conoscenza; e nonostante fosse un'evenienza abbastanza remota, visto che La Coppia non partecipava di certo alla vita mondana della scuola, né tantomeno conosceva altri genitori, provai sincera paura che i miei genitori adottivi potessero venire a scoprirlo; credevo che i professori non potessero essere a conoscenza del soprannome che mi avevano affibbiato negli anni scorsi, quel Testa di cazzo che odiavo profondamente, ma che avevo sempre finto che non mi toccasse più di tanto, quindi sperai che non riuscissero a risalire a chi fosse rivolto quel messaggio; beh, al tempo ero ancora convinta che gli insegnanti fossero degli stupidi decerebrati senza una vita al di fuori della scuola, con un cazzo di libro al posto del cervello e un vecchio orologio a cucù al posto del freddo cuore; invece, tutti quanti sapevano già chi era la Testa di cazzo in questione perché, nel privato delle loro riunioni, in quelle buie aule professori in cui si raggruppavano per fumare di straforo a scuola, per redigere i loro cazzo di inutili verbali su di noi, per classificarci in base ai nostri voti e non in base a quello che potevamo valere come persone, quello era lo stesso nomignolo che usavano per rivolgersi alla sottoscritta.
« Che cretini », borbottò Alex seguendo gli altri in classe; non vedendomi reagire, si fermò sulla soglia per suggerirmi con lo sguardo di stare calma, con la sicurezza nelle sue iridi color dei prati all'alba dell'autunno che mi esortava a non perdere il controllo, che la situazione poteva ancora essere salvata. Con un cenno della testa mi intimò di entrare, così lo seguii come un automa, ancora frastornata da tutto quello che era appena successo, da quella potente forza che aveva appena smosso tutto il nostro piccolo e gracile mondo fatto di bugie e sotterfugi.
Attraversai la classe con lo sguardo basso, perso nel vuoto, ma non riuscii comunque a escludere i visi di alcuni compagni dal mio campo visivo: notai gli sguardi di tutti puntarmi incuriositi, stavano saggiando la mia espressione e le mie reazioni per capire se quell'accusa fosse vera o meno, così mi affrettai a cancellare ogni traccia di timore o altro dal mio viso e andai a sedermi al mio banco in fondo alla classe, mimando una calma che in realtà non sentivo per niente. Camminavo accanto ad Alex e mi sembrava di sentire quasi concretamente tutti gli occhi puntati addosso, che mi pungevano, che mi spogliavano, che facevano domande silenziose, e osservavo la distanza che mi divideva da lui, misurandola con attenzione per assicurarmi di non avvicinarmi troppo, tutto per paura di non destare ulteriori sospetti.
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ALEX || Fratelli, amici, amanti
ChickLitCOMPLETA Fratelli, compagni, amici e... forse amanti? Cresciuti insieme dall'età di cinque anni, ora Sara e Alex inizieranno a fronteggiare l'età adulta e dovranno guardare in faccia il rapporto che li lega. (CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO ADULTO)