0.9 - Andreas Sterling

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- Luke's pov -

Disfeci il nodo della cravatta per l'ennesima volta, guardandomi contrariato allo specchio. Ero decisamente troppo formale, ma era il mio primo appuntamento con Michael e volevo fare una buona impressione su di lui – o almeno, un'impressione non altamente patetica ed inopportuna. Dovevo farmi una reputazione completamente nuova, agli occhi di Michael... e non solo perché così avrei potuto farmi lui. Volevo davvero che le cose funzionassero, tra noi due, e non solo per il sesso, ma perché mi ero reso conto di tenere a Michael – quanto tenessi a lui era ancora da vedere, comunque. Ma qualche sentimento oltre all'attrazione fisica c'era. E poi se fosse stata un'altra persona, alla proposta di fare le cose lentamente prima di arrivare al sodo mi sarei arreso seduta stante, quindi questo qualcosa voleva pur dire.

Tornando a noi, comunque, avevo già bocciato la cravatta tra mille dubbi quando il mio cellulare cominciò a squillare. Mi affrettai a prenderlo per rispondere, sorridendo quando vidi il nome di Michael lampeggiare sul display. «Hey, Michael. Ti manco? L'appuntamento è fra un'ora e mezza», esordii, mordicchiandomi il labbro inferiore. Guardando il mio riflesso nello specchio, mi rendevo conto di essere rosso in viso – proprio come una ragazzina innamorata per la prima volta. E che diamine, sono un uomo di trentotto anni fatto e finito! Non posso arrossire al minimo segno di attenzione, non è assolutamente normale!

Okay, forse lo è e io non posso saperlo in alcun modo. Insomma, finora non sono mai stato innamorato di qualcuno, ho sempre e solo provato attrazione e mai che andasse oltre qualcosa di puramente fisico. Che fossi innamorato di Michael? Forse era troppo presto per dirlo. Fin troppo presto. E per una persona tanto ignorante a livello sentimentale come me sarebbe stato sempre troppo presto, ma forse l'avrei capito un giorno. Per adesso dovevo soltanto smetterla di farmi paranoie inutili.

«Luke? Mi stai ascoltando?».

Scossi la testa e distolsi il mio sguardo dallo specchio, concentrandomi sulla cravatta finita sulla scrivania. «Oh, scusa. Stavo pensando ad una cosa. Dimmi pure», borbottai a disagio, appoggiandomi al bordo della scrivania.

«Sempre il solito scemo», si lamentò Michael, facendomi accigliare, «Comunque, ti ho chiesto dove avresti intenzione di portarmi stasera – sono in crisi su cosa mettere».

Sospirai. «Te l'ho detto, è una sorpresa! Non vorrai rovinarti tutto», borbottai, facendo sbuffare Michael, «Va bene, se vuoi ti do un indizio: non vestirti né troppo elegante né troppo casual, non è un posto in cui l'aspetto esteriore conta molto – infatti, ti ci vedo molto bene».

«Mi stai dicendo che mi porti in questo posto perché mi trovi brutto, e visto e considerato che non è un posto in cui l'aspetto esteriore conta è adatto a me?», mi attaccò Michael, suonando sospettoso.

Sbuffai. «Ma sei scemo? Per aspetto esteriore intendo i vestiti!», mi lamentai, «Perché dovrei dirti che sei brutto prima del nostro primo appuntamento – cosa che tra l'altro non è neanche vera, per giunta? Mi credi tanto infame?».

«Ti arrabbi se ti dico di sì?», mi chiese Michael, senza darmi tempo di rispondere, «No, non mi rispondere. Quindi, non troppo elegante non troppo casual, capito».

«Per me potresti mettere anche un sacco delle patate, ricorda – ah, e ti passo a prendere alle otto, quindi tieniti pronto», borbottai, sorridendo malizioso, «E ho un'ultima cosa da chiederti prima di staccare».

«Cosa?».

«Secondo te sembrerei ridicolo con una cravatta addosso?», chiesi, mordicchiandomi il labbro inferiore. L'ansia mi stava divorando vivo, e tra l'altro non sapevo proprio cosa fare con quella dannata cravatta.

Il mio peggior nemico || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora