e i g h t

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Sono giorni che non mangio, sono giorni che il mio corpo non assimila altro che acqua.

Sto diventando il fantasma di me stessa, un mostro, un paradosso che cammina a stento.

La mia famiglia deve ancora tornare dal loro viaggio, altrimenti mi costringerebbero a mangiare anche contro la mia volonta.
Giulio continua a tempestarmi di messaggi, di chiamate ed io ho spento il telefono per non rispondere; finché non è passato alle visite sotto la finestra di casa mia.
Anche Giorgio mi ha mandato qualche messaggio con scritto per esempio "ti prego perdona Giulio", "non riesce più a scrivere liriche, ha bisogno di te", "è inutile che continuiate a fare gli orgogliosi, sappiamo tutti che avete bisogno l'uno dell'altra".

Ormai ho capito che è inutile piangersi addosso per uno stronzo che manco mi fila, devo reagire.
Ho deciso, questa sera vado in discoteca a divertirmi. Guardo l'ora sullo schermo del telefono, sono le otto.

Indosso le calze a rete nere, sopra dei jeans neri tutti stracciati ed un crop top a righe bianche e nere con una specie di buco per far intravedere l'inizio dei seni.
Mi trucco appena con il mascara ed un rossetto rosa carne opaco. Completo il tutto con i dottor Martinez neri. 
Ignoro la sensazione di fame che mi attanaglia lo stomaco da giorni e parto.

Cammino fino alla discoteca che dista più o meno uno o due isolati.
Faccio gli occhi dolci al buttafuori e riesco ad entrare senza fare tutta la coda.
È la stessa discoteca in cui Giulio ha fatto a pugni. Basta pensare a lui!

Ballo per qualche ora con ragazzi diversi. Poi vado al bancone del bar.
-passata la febbre bionda?- sento una voce alle mie spalle.
-non ti sembra, Saccone?- ridacchio allargando le braccia.
-stai alla grande- sorride ed avvolge le braccia attorno la mia vita.
Gli sorrido falsamente. Come fa a non accorgersi quanto sto male in realtà?
-stavi per ordinare?-
Annuisco.
-hey barista, due vodke!- urlò al barman.
I nostri drink arrivano subito e tiro fuori il portafoglio per pagare.
-oh no tranquilla, il barista mi deve un paio di favori, per questo bevo gratis-

Iniziamo a parlare del più e del meno, sempre bevendo tutti i drink fatti nel locale.
Verso le due del mattino siamo completamente ubriachi, lui, anche, fatto.

-bionda, ti accompagno a casa?- domanda alzandosi di scatto e barcollando.
-forse è meglio aspettare un po'-
-mh, hai ragione- si avvicina pericolosamente a me.
-ti andrebbe di fare qualcosa per occupare il tempo?- sussurra malizioso.
-per esempio?- mi mordo il labbro.

Alza le spalle e poi mi bacia.
Non provo nulla di speciale, nemmeno quando le nostre lingue si uniscono.
Sento solo tutto il sapore d'alcol delle nostre bocche che si sta mischiando.
-senti cosa mi fai, piccola- ansima e prende la mia mano e passandola sopra al tessuto dei pantaloni per farmi sentire la sua erezione.
Blah!

Ci stacchiamo e mi prende per mano. Usciamo dalla discoteca ed arriviamo ad un vicolo buio e poco frequentato.
Lì riprende a baciarmi con più foga, facendomi sbattere la schiena contro il metallo di un cancello. Le sue mani raggiungono il mio sedere, palpandolo con troppa forza.
Cerco di scansarlo ma, a causa dell'alcol, non ho forza nelle braccia.
È come se la mia mente fosse soltanto una spettatrice lontana che cerca di suggermi cosa fare e qui ci fosse soltanto il mio corpo, un guscio, un involucro vuoto.

I suoi baci scendono sul mio collo e poi sempre più giù.
Slaccia i miei jeans e passa due dita sopra al tessuto delle mie mutandine, mi sento così sporca.
-oh non piangere, attirerai qualcuno- biascica lui, probabilmente troppo ubriaco ed eccitato per parlare in modo normale.

Non mi ero nemmeno accorta di aver iniziato a piangere, mi sto facendo schifo da sola, sarei dovuta rimanere a casa.
Sarei tentatissima di scappare ma non ho le forze. Soltanto rimorsi e insulti.
-toccami- mi ordina.
Non ribatto e faccio come mi dice, passo le mani sul suo membro ancora coperto dai pantaloni mentre le lacrime continuano a scendere senza sosta.

Si slaccia anche lui i pantaloni e i boxer, lasciando scoperte solo le aree del corpo necessarie.
Abbassa i miei slip e subito due dita entrano in me, mentre io cerco in tutti i modi di andarmene, ma lui mi tiene ferma contro il cancello.

Quando ha deciso che io ne avessi abbastanza, infila un preservativo e fa entrare il suo sesso dentro di me.
È doloroso e brucia, forse ho cacciato anche qualche urlo di supplica.
Dicono che dopo un paio di spinte il dolore si trasforma in piacere, ma non é così, ad ogni movimento la mia agonia viene amplificata.

Probabilmente dopo quelle che a me sono sembrate ore viene nel profilattico, il quale getta a terra e si riveste per lasciarmi lì da sola a piangere.

Non so dove riesco a trovare la forza per rialzarmi e tornare a casa.

Sempre con le lacrime agli occhi mi faccio una doccia per levare le crosticine di sangue raffermo a causa della mia verginità e poi mi butto di peso nel letto a mortifcarmi e a darmi mentalmente della stupida.

Non avrei mai pensato alla mia prima volta in questo modo, mi sarei aspettata qualcosa di più romantico o almeno un letto.
Chissà magari con Giulio.

Cerco il mio telefono nella borsetta e noto con poca sorpresa ventisette chiamate perse da parte sua ed un messaggio.
Sono un coglione e con molta probabilità mi hai già dimenticato ma io non voglio che accada, perché io, no, non ti dimenticherò mai.
Gli rispondo:
Io non ti dimenticherò mai, e tu lo sai bene

Dammi un bacio anche se sono fatto. -Lowlow-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora