e l e v e n

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Il giorno della partenza sono alla stazione con i cari che vogliono salutarmi.

Manca Giulio.
Sto andando in ansia, magari è il suo modo per dirmi addio, cristo mi sta per venire un attacco di panico.

Improvvisamente due braccia mi avvolgono la vita da dietro.
-pensavi fossi venuto, eh?- domanda il riccio di cui sono innamorata.
-chi? Io?- chiedo sorridendo.
Lo bacio con passione.
-mi mancherai- sussurro.
-stai tranquilla, verrò a trovarti per l'Oktoberfest, così ci sbronziamo per bene- ride e poi mi bacia ancora.

La voce metallica annuncia che il mio treno sta per partire.
-se provi anche soltanto a guardare una tipa, giuro che vengo qui e ti taglio le palle-
-stai shalla e tu non provare ad innamorarti di un ariano- mi spettina i capelli.
Saluto tutti i miei amici e parenti e poi mi dirigo dentro al treno.

Tre ore dopo sono a Monaco, ricordo quando per la prima volta sono venuta in questa magnifica città, avevo 14 anni ed ero qui per uno scambio culturale, avevo dei grandi problemi con il tedesco e temevo di dire "Katze" che significa gatto, bei tempi.

Seguo le varie indicazioni fino all'università. Non ricordavo fosse così complicato girare per le varie vie e vicoli, soprattutto con due valigie al seguito.
L'ateneo è enorme, devo ancora trovare l'ufficio della segreteria e sto gironzolando in giro da quasi un'ora.

Finalmente riesco a trovare una persona.
[N/A: non so quanto siano corrette queste frasi, chiedo venia]
-Entschuldigung, wo ist das Büro?-
(Scusa, dov'è la segreteria?)
Il ragazzo sembra non calcolarmi più di tanto. Mi fissa e sorride.
È alto, molto più di me, biondo e vestito con una felpa e dei jeans.
-ooooiiiii, cazzo, ma mi caghi?- domando o meglio urlo anche se non può capirmi.
-ma sei italiana?- chiede levandosi una cuffietta.
-sì ed ora potresti mostrarmi la segreteria?-
-seguimi- mi prende per il polso e mi trascina al piano terra.

Sbrigo tutte le pratiche e poi esco diretta all'appartamento che ho preso in affitto per un po'.
-comunque non mi hai ancora detto il tuo nome-
-Elena, il tuo?- domando soltanto per sembrare di essere gentile.
-Marco, dolcezza-
Annuisco e poi mi congedo velocemente per andare via.

-mi stai seguendo Marco? Devo denuciarti per stalking?-
Mi ha seguita fino al mio appartamento.
-oi bella calmati, non crederti al centro de 'sto cazzo, io abito qui- risponde tranquillo.
Alzo gli occhi al cielo.
Entro nell'appartamento numero quattro e svuoto le valigie.

È vuoto, freddo e poco arredato; appena entrati ci si trova nel salotto con due divani bianchi, dietro di essi c'è la cucina anch'essa bianca e poi un corridoio che porta alla camera da letto e al bagno.
Sistemo i miei vestiti e la foto mia e di Giulio sul comodino.

Chiamo quest'ultimo una, due volte ma non risponde. Che strano.

-hey vicina di casa italiana, vieni a fare la spesa con me?- entra si scatto Marco.
A quanto pare non avevo chiuso la porta.
Non ho nemmeno il tempo di rispondere che lui mi prende per il braccio e mi trascina fuori.

-che ne dici di quel ragazzo?- mi chiede mentre stiamo camminando a braccetto e lui sta parlando di non so cosa.
-sono fidanzata e non è il mio tipo, poi non hai notato che è gay fino al midollo?-
-e chi stava parlando di te, io dicevo per me-
-aspetta, aspetta, aspetta, momento, momento, momento, sei omosessuale?!- urlo bloccandomi sul posto.
-non si era capito tesoro? Mica serve una sciarpa di piume e la parrucca rosa-
-bhe scusami allora!- alzo le mani in segno di resa.
-uh guarda c'è un bar, beviamo qualcosa?-

Ci sediamo al bar e poi iniziamo a parlare del più e del meno.
-zwei Bier, bitte-
(Due birre, per favore) dico alla cameriera che tenta in ogni modo di farsi notare da Marco in ogni singolo modo.
-avevi accennato ad un fidanzato se non sbaglio, parlami di lui- si fa improvvisamente interessato.
-bhe si chiama Giulio, è un rapper ed è bellissimo- confesso con gli occhi a cuoricino.
-mh continua, quanto bello?- corruga la fronte.
-così- gli mostro una foto nel mio telefono.
Mentre bevo la birra noto la sua mandibola toccare il suolo.
-penso di essere appena venuto- si fa aria con la mano.
-ehy ehy, giù le mani, è mio-
Sbuffa, finisce il suo boccale e va a pagare.

Due ore dopo torniamo dal supermercato con due buste per mano ciascuno.
Sistemo tutto e appena mi sdraio sul letto e mi arriva una video chiamata da parte di Anna. Chi non muore si rivede.
-ciao tesoro- squittisce.
-hey ciao- alzo gli occhi al cielo.
-ma dove sei? Quella non sembra casa tua. Sei a casa del tuo nuovo fidanzato? Che è successo alla fine con Giulio?-
-io e Giulio siamo fidanzati ufficialmente e sono a Monaco, l'avresti saputo se tu avessi risposto ad una sola delle mie chiamate- ribatto acida.
Sbuffa.
Improvvisamente entra Marco nella mia stanza. Mi appunto mentalmente di far aggiustare la porta d'ingresso.
Mi saluta con la mano e poi svacca vicino a me.
-e tu chi sei, bel ragazzo?-
-per prima cosa gay e mi chiamo Marco-
Anna si è zittita.
Non ricordavo quanto fosse spocchiosa e superficiale, forse è stato meglio non aver passato altri tre mesi con lei.
-bhe io vado, ciao- non mi dà il tempo di ribattere che chiude la video chiamata.

-spiegami che cazzo ci fai qui?-
-mentre ero sul terrazzo ho visto che uno dei miei ex si è presentato qui, il che è strano: non porto mai le mie conquiste a casa-
-sei proprio una puttana, te l'ha mai detto nessuno?-
-oh come sei carina-
-io devo chiamare il mio fidanzato, non fare casino-
-quel figo della madonna? Metti il vivavoce?-

Digito il numero.
Non risponde.
Riprono.
Non risponde di nuovo.
Mi sto preoccupando, dove cazzo è? E se gli fosse successo qualcosa? E se fosse con qualche troia?

-non risponde?-
-sono in pensiero e se fosse con qualcuna?- lo abbraccio.
-mi sembra un tipo affidabile, tranquilla. Di sicuro è più affidabile di qualche mio ex fidanzato-
-grazie, ho idea che diventeremo grandi amici- mormoro contro il suo petto.
-anch'io-
-sai, ho sempre voluto un amico gay con cui parlare- sorrido mentre Morfeo mi accoglie tra le sue braccia.

Dammi un bacio anche se sono fatto. -Lowlow-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora