Lui cadde, poi uno schianto, poi più nulla, il buio più totale, solo l'immagine di Steve con in viso il terrore, la trave non aveva retto ed era scivolato, caduto, perso per sempre. Tutto nero, tranne che per alcune rapide immagini, qualcuno chino su di lui nella bianca tormenta, un lurido soffitto di cemento, gente che gli gira intorno affaccendata, poi il nulla, il tranquillo e accogliente nulla, infranto dal dolore alla spalla, un caldo dolore di quelli che si propagano per il corpo, facendoti star male tutto. Aprì gli occhi, era su un letto, duro ma almeno caldo, lì faceva un gran freddo e bisognava mantenere la temperatura corporea alta se non si voleva finire in ipotermia. Era buio, lui emise dei deboli lamenti, gli doleva tutto, cominciando dalla spalla. Se la tastò: niente. Dopo la spalla non c'era più niente, la carne finiva lì. Stava per mettersi ad urlare quando qualcuno fece un lieve "Shhhhh" cercò di alzarsi, no, niente da fare, era bloccato lì, sopraffatto dal dolore, che lo fece svenire. Quando si risvegliò c'era luce, era giorno, e lui riusciva a muoversi. Si alzò dal duro giaciglio e provò a mettersi in piedi: era difficile, senza un braccio l'equilibrio era compromesso notevolmente. Cadde a terra, poi si guardò intorno, si trovava in una stanza piccola, fatta di cemento, ai lati e davanti c'erano grate di ferro, sembrava una prigione. La paura lo invase, lo avevano catturato i nazisti o qualcun'altro? Steve stava bene? Come aveva fatto a sopravvivere ad una caduta del genere? Si mise in ginocchio, sostenendosi con la mano sana, poi cercò chi la sera prima lo aveva zittito, intorno a lui c'erano altre celle, identiche alla sua, i letti addossati alla parete infondo e il corto blocco di cemento prima delle grate, alcune celle erano vuote, altre con persone accucciate in un angolo, altre sedute o sdraiate sul letto o per terra. La cella alla sua sinistra era vuota, mentre in quella alla destra c'era una ragazza sulla ventina appoggiata dalla sua parte di grata, la guancia attaccata ad una sbarra. Non stava dormendo, solo aspettando, gli occhi persi davanti a lei, come qualcuno che aspetta l'amico che tanto non verrà, con un pizzico di speranza nascosta, trepidante. Aveva i capelli biondo-rossicci, e gli occhi azzurri, come il ghiaccio, che gli ricordarono quelli di Steve. Indossava una gonna nera, delle scarpette dello stesso colore, una camicia bianca e un pullover a maniche lunghe rosso. Lui le si avvicinò e lei sussurrò "Ciao" lui fece lo stesso, senza sapere il motivo preciso per cui stavano sussurrando. Lei non voltò la testa, ne mosse gli occhi, rimase fissa, senza degnarlo di uno sguardo. "Chi sei?" chiese "Victoria" sussurrò lei "Bucky. Sai se hanno portato qualcun altro nello stesso giorno che hanno preso me?" "Nessuno" rispose lei in fretta e cominciando a guardarsi intorno. "Cosa succede qui? Cosa fanno di noi?" "Quante domande, io credo che sia meglio aspettare prima di dirti tutto" continuò lei sussurrando "Ma dove siamo?" "In una base segreta dell Hydra". Hydra, si trovavano in un loro covo, nel nido dei nemici, in trappola. Risucchiato dall'uragano, nell'occhio del ciclone.
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IL SOLDATO D'INVERNO
FanfictionLui cadde, poi uno schianto, poi più nulla, il buio più totale, come essere risucchiati da un uragano, nell'occhio del ciclone. È così che è cominciato tutto, o forse è finito. Perché Bucky Barnes non c'è più, adesso c'è solo il Soldato d'Inverno.