Capitolo 4

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Non ero riuscita a chiudere occhio durante la notte, mi ero anche messa a guardare qualche episodio di Shameless per riuscire a prendere sonno ma niente. Tutte le volte che chiudevo gli occhi mi tornava in mente Evan, lo vedevo ovunque in casa e stavo impazzendo. Fortunatamente la sveglia era impostata prima del solito per andare in aeroporto e trovare il resto della classe. Decisi di aggiungere una mela alla mia colazione, oltre al mio solito caffè, volevo far stare più tranquilli i miei genitori ed in ogni caso avrei bruciato tutte le calorie. Sistemate le ultime cose in valigia mi infilai il giubbotto preferito di Matt prima di uscire di casa, volevo avere qualcosa di suo durante la gita. Arrivai in aeroporto con qualche minuto di anticipo insieme ad Amy, ci avevano accompagnato i suoi genitori per non fare tardi. Indossava jeans a vita alta tutti strappati, una felpa corta e teneva tra le mani il giubbotto di pelle. Dopo l'arrivo dei professori mancavano ancora delle persone, tra le quali Evan, perciò eravamo tutti in attesa. Nel giro di una decina di minuti arrivarono tutte le persone che mancavano all'appello, compreso il biondo. Sembrava rinato, non aveva più il piccolo taglio in viso e le occhiaie.

"Ti sta fissando come un cane fissa la sua ciotola di cibo "disse Amy prendendomi a braccetto per poi portarmi lontano da lui.

"Ieri sera è venuto a casa mia, sembrava che avesse fatto a botte con qualcuno... ma stamani non ha sul viso il taglio che aveva ieri.." risposi sospirando, scuotendo la testa per poi girarmi verso la ragazza che rideva.

"Magari è un supereroe e le ferite gli guariscono subito" disse facendo spallucce, continuando a ridere ancora più forte. Le lasciai un piccolo schiaffo sul braccio, riusciva sempre a farmi ridere. Nel frattempo la classe era al completo e dovevamo fare il check in. Dopo una lunga fila l'hostess ci disse di posizionare la valigia su un rullo trasportatore, doveva essere pesata ed etichettata per evitare di superare il peso massimo. Ci controllano i documenti e stampano il biglietto, orario d'imbarco 7.45. Ci fanno andare alle postazioni di controllo per il bagaglio a mano che passa sotto a un metal detector, noi compresi. Evan non si era avvicinato, nemmeno per salutarmi o ringraziarmi per ieri. Parli del diavolo e spunta Evan..

"Ti dispiace se te la rubo?" chiese rivolto ad Amy, sfoderando un enorme sorriso. Lei come risposta fece spallucce, era troppo impegnata a mandare messaggi ai suoi amici.

"Stai meglio?" gli chiesi dopo che ci eravamo allontanati dalla ragazza, eravamo seduti vicino a un vecchietto con un cagnolino adorabile che ci stava leccando ovunque. Non mi rispose e sospirai, non volevo essere considerata da lui solo quando gli faceva comodo. Era l'ora dell'imbarco, dopo aver fatto la fila, controllato nuovamente i biglietti e i documenti i prof ci fecero entrare nel gate a coppie per non fare confusione. Decisero loro i posti, ero in mezzo tra Evan e Josh, il tipico secchione con gli occhiali e i libri scolastici anche in gita. Tirai fuori dal mio zaino il blocco dove avevo tutti i miei disegni e cominciai a disegnare delle ali d'angelo abbastanza particolari, nel frattempo Evan mi aveva passato una cuffia per sentire la musica con lui. Stava ascoltando Dance with the devil dei Breaking Benjamin, una canzone che io adoravo.

"Fammi un ritratto su, poi lo appendo in camera" disse ad un certo punto scoppiando a ridere per poi mettersi in posa.

"Va bene va bene, ma non ti posso assicurare niente. I ritratti non sono il mio forte" mormorai ridendo, girando pagina per poi cominciare davvero a disegnarlo. Per il resto della durata del viaggio mi impegnai tantissimo per disegnarlo, facendo per bene anche i minimi particolari. Il disegno era bellissimo e come ringraziamento mi abbracciò. Non me lo sarei mai aspettata da lui, mi strinse forte a se e non potei far altro che arrossire e ricambiare l'abbraccio. In questo momento sembrava una persona così dolce, normale...ma non aveva più nessun segno della sera precedente e stavo cominciando a valutare la teoria di Amy. Il nostro albergo non era a Londra ma a Brighton, sulla costa meridionale. L'hotel non era male, si affacciava sul mare e le camere erano tutte doppie. La mia camera, ero con Amy, aveva due letti singoli, un bagno, un balcone enorme e perfino la tv. Eravamo capitati in un bel posto, non era sporco e fortunatamente il resto della giornata non avevamo impegni, quindi potevamo fare qualsiasi cosa. Saltai il pranzo, mi girava la testa e non avevo le forze di scendere e andare a mangiare, soprattutto non volevo mangiare. Matt era preoccupato e aveva scritto a Evan, dicendogli di tenermi d'occhio e non lasciarmi mai da sola. Quando finalmente riuscii a prendere sonno qualcuno bussò alla porta, era Evan. Voleva portarmi in spiaggia visto che era bel tempo, non volevo andarci e cercai ogni scusa possibile per non farlo.

"Non vuoi venire eh? Ora ti faccio vedere io chi comanda nanerottola" borbotto prendendomi in braccio a sacco di patate per poi portarmi fuori dalla camera e chiudere la porta. Mi dimenavo e ridevo, volevo scendere ma a lui non importava, mi portò in braccio fino alla spiaggia. Ci eravamo seduti in riva, ad osservare il mare e le altre persone che passavano. Non parlavamo, non mi rivolgeva la parola ed era diventato strano. Mi alzai e dopo averlo preso per mano lo tirai su con un po' di fatica.

"Facciamo una gara, chi arriva prima al castello vince e l'altro paga pegno. Che ne dici?" gli chiesi sorridendo, sperando che accettasse.

"Comincia a correre nanerottola" mi rispose per poi cominciare a correre subito, senza aspettarmi. Sbuffai e lo inseguii, correvamo entrambi velocissimo ma lui era più veloce di me. Il giramento di testa non mi era passato, anzi stava aumentando sempre di più. Arrivai al castello qualche secondo dopo Evan e poi il vuoto totale. Mi risvegliai una decina di minuti dopo mentre Evan scuoteva piano, ero svenuta. Provavo così tanta vergogna da non riuscire a parlare, avevo rovinato tutto e mi sentivo ancora peggio per questo. Lui invece era più pallido del solito, spaventato e mi portò in hotel in braccio, senza dire niente. Arrivati in camera prese una brioche dal mini frigo e me la mise davanti.

"Mangiala, non hai pranzato e sei svenuta." Sussurrò piano mentre stringeva i pugni, sembrava arrabbiato.

"Non posso, mi dispiace..."risposi a voce bassa, alzandomi ma il ragazzo mi tirò nuovamente a sedere.

"Se non la mangi tutta non me ne vado e stasera ceni con me, chiaro?" disse guardandomi negli occhi, avvicinandosi a me. Prese la brioche tra le mani e la avvicinò alla mia bocca. Non potevo mangiarla, non potevo permettermi di mangiare una cosa così piena di calorie e zuccheri. I sensi di colpa si stavano facendo strada nel mio cervello e i pensieri arrivarono subito: "non mangiare, vuoi diventare grassa?" urlava la voce nella mia testa. Con le lacrime agli occhi cercai di finire la brioche ma non ci riuscivo e lui era lì, di fronte a me che mi osservava in silenzio e aspettava. Quando finalmente riuscii a finire la brioche lui mi tirò a se e mi strinse forte, non come l'abbraccio in aereo. Era disperato, spaventato..

"Se non vuoi mangiare per me almeno fallo per tuo fratello, ci tiene molto a te. Stasera mangiamo insieme okay Gin?" disse. Io non potevo mangiare per mio fratello, nemmeno per lui. Non potevo e non volevo mangiare ma non potevo deluderlo, non potevo farlo arrabbiare. Avevo bisogno di lui, avevo bisogno del suo sorriso, del suo sguardo e del suo profumo dolce ma forte allo stesso tempo. Ma probabilmente lui non aveva bisogno di me, gli andavano dietro tutte le ragazze e di certo non considerava una come me. Mi accoccolai a lui, mi sentivo piccola tra le sue braccia e il tempo passò veloce. Lui cantava e io dovevo indovinare la canzone, aveva una bellissima voce ma io in compenso riuscivo ad indovinare quasi tutte le canzoni. L'ora di cena era arrivata. La sala, oltre alle persone di classe mia, era piena di gente di ogni età. Mangiavano tutti con gusto e il cibo sembrava ottimo. Cercavo Amy con lo sguardo ma di lei non c'era nemmeno l'ombra, non volevo cenare e Evan mi avrebbe obbligata. Eravamo seduti al tavolo, lui mangiava beatamente tutto quello che le cameriere gli portavano, io avevo mangiato l'insalata scondita e un piccolo petto di pollo. Cominciavo a non sopportare più i suoi cambiamenti di umore, prima era gentile e poco dopo non mi considerava nemmeno. Mi alzai da tavola e tornai in camera senza dirgli nulla, Amy era lì che si preparava per andare in discoteca. Ci sarebbe andata quasi tutta la classe e lei riuscì a convincermi. Mi prestò un suo vestito nero e corto, con uno scollo sulla schiena ma le mie vans non potevano mancare. Ogni tanto borbottava che il suo vestito stava meglio a me e si lamentava del fatto che il suo ragazzo non la stava considerando.

"Ci sarà anche Evan vero?" le chiesi mentre si stava truccando, fin troppo a parere mio.

"Non è il tipo che si perde una serata in discoteca, sa come divertirsi e si gode la vita. Piace molto alle ragazze ma ultimamente è strano, sembra sempre preoccupato. Per non parlare del fatto che ti fissa di continuo come se fossi del cibo " disse per poi scoppiare a ridere. Dovevo dimostrare a Evan che sapevo divertirmi anche io, proprio come faceva la vecchia Ginger. Per compensare con il vestito troppo esagerato mi truccai poco, fortunatamente la discoteca non era molto lontana dall'hotel. L'insegna all'esterno era luminosa ed enorme, davanti alla porta c'erano due buttafuori che prima di farci entrare ci squadravano dalla testa ai piedi, erano inquietanti. All'interno il locale era enorme, con tre banconi e un enorme palco dove suonava il dj e qualche ragazza ballava intorno ai pali. La musica non era male, c'era odore di alcol ovunque e non solo. Amy mi invitò a ballare, ci stavamo divertendo molto. Lei era andata a prendere da bere e io la aspettavo seduta su un divanetto, osservando le persone. Un ragazzo biondo era circondato da amici e ragazze mezze nude, una ragazza gli si strusciava addosso. Era proprio lui. Evan.

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