Capitolo 1

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Mi sentivo stanca e scombussolata. Erano le sei e mezzo del mattino, non avevo dormito e volevo restare nel letto per tutto il giorno. Avevo l'abitudine di alzarmi presto per fare un po' di cyclette, una doccia calda e poi prepararmi per andare a scuola. Non avevo voglia di fare niente così dopo il suono della sveglia mi alzai a fatica dal letto e mi preparai per andare a scuola, senza fare esercizio fisico.

Dopo aver bevuto un caffè senza zucchero per colazione decisi di uscire prima da casa e andare a fare una passeggiata. Camminavo per il parco vicino alla scuola con lo zaino sulle spalle, la musica ad alto volume nelle cuffiette ed il cappuccio. Passavano donne e uomini che portavano a spasso il cane prima di andare a lavorare, ma anche ragazze e ragazzi che dovevano prendere il bus presto per arrivare a scuola. Sfortunatamente era l'ora di andare a scuola, era solo il mio secondo giorno e non avevo voglia di andarci.

Andai a sedere all'ultimo banco, accanto ad una ragazza. Aveva gli occhi verdi, i capelli lunghi e castani ed era abbastanza alta. I lineamenti del viso erano molto delicati, le labbra erano fini. Era davvero una bella ragazza e sembrava abbastanza simpatica.

"Piacere di conoscerti, io sono Amy!" disse la ragazza con un sorriso e salutandomi con la mano. Ricambiai sia il saluto che il sorriso per poi risponderle "Piacere tutto mio, sono Ginger".

"Da dove vieni? Insomma non ti ho mai vista...ti sei trasferita giusto?" chiese posando lo zaino sul banco per poi tirare fuori un quaderno e l'astuccio.

"Mi sono trasferita qui da poco, abitavo a Aberdeen" risposi mettendo il cellulare in tasca per poi rivolgerle un piccolo sorriso.

"Passare da Aberdeen a Jacksonville è un grande cambiamento" sorrise, la campanella era appena suonata e la classe cominciava a riempirsi. Poco dopo il professore cominciò la lezione: matematica. Ho sempre odiato quella materia, come quasi tutte le persone (credo), ma bene o male riuscivo sempre a cavarmela per prendere la sufficienza e questo mi bastava. Dopo circa venti minuti dall'inizio della lezione qualcuno bussò alla porta. Pochi secondi dopo entrò il ragazzo biondo che avevo visto la sera precedente in palestra.

"Chi non muore si rivede. Come mai ha fatto tardi signorino Evan? Non si è svegliato come al solito?" borbottò il professore, sospirando e scuotendo la testa.

"Veramente mi si è rotto il motorino" disse a voce bassa il ragazzo, facendo spallucce e andò a sedere nella fila accanto a me, pochi banchi più avanti. A causa della luce a neon i suoi capelli sembravano più scuri, erano abbastanza lunghi. La pelle chiara, le labbra sottili e le fossette mentre rideva con il compagno di banco lo rendevano ancora più bello. Senza rendermene conto si girò verso di me, mi guardò per qualche secondo e io gli sorrisi come un ebete. "Che figura di merda" borbottai fra me e me, fortunatamente suonò la campanella della ricreazione e corsi alle macchinette per prendere una bottiglietta d'acqua in modo da evitare la fila. Presa la bottiglia d'acqua andai a sbattere contro un ragazzo, rossa dalla vergogna tornai in classe al mio posto e cominciai a disegnare sul mio diario. Dovevo tenermi occupata altrimenti avrei cominciato a mangiare. Mentre disegnavo osservavo Evan, non riuscivo a smettere di guardarlo, era come una calamita. Decisa a non fare figure di merda mi concentrai nel disegnare la mia vecchia casa ad Aberdeen, così passarono veloce le altre lezioni.

Casa aveva un odore dolciastro ma anche misto tra carne e verdura, papà e Matt borbottavano in salotto. Ah già, Matt. Mio fratello maggiore, aveva compiuto diciotto anni qualche mese fa. L'egocentrico, imprevedibile e bello Matt. L'orgoglio di mamma e papà, ma ovviamente anche lui aveva i suoi difetti. Si divertiva con le ragazze, fumava, si ubriacava e mamma e papà non gli dicevano niente perché ovviamente è il primogenito. Ma era il mio fratellone, mi aveva sempre difesa e gli volevo un bene assurdo. Non potevo stare senza di lui e lui non poteva stare senza di me. Siamo sempre stati inseparabili fin da quando eravamo piccoli, anche quando ho cominciato ad avere problemi c'era.

"Pà, digli di portare anche Evan, così non sarà una delle tante cene di lavoro" disse Matt per poi uscire dalla cucina, lo salutai con la mano e mi prese in braccio ridendo.

"ORA TI MANGIO STAI ATTENTA" urlò ridendo, scoppiai a ridere anche io mentre mi dimenavo tra le sue braccia. Mi strinsi forte a lui mentre correva verso camera sua, mi distese sul letto e si buttò accanto a me. Cominciò a farmi il solletico, ridevamo entrambi.

"Bastaaa" mugolai piano tra le risate, nascondendomi sotto le coperte. Mi accoccolai a lui, come ero solita fare quando avevo bisogno di dormire. Mi svegliai per l'ora di cena. Dopo una doccia calda mi infilai una maglia di Matt e dei leggins, legai i capelli in una treccia e scesi in salotto. Sentivo delle voci provenire dalla cucina: mamma, papà, Matt e altre due voci che non riuscivo a riconoscere.

"Ma buongiorno principessa" disse Matt sorridendo mentre entravo in cucina, c'era un signore vestito per bene, i capelli grigiastri tirati indietro con il gel e gli occhi scuri: il capo di papà. E poi c'era un ragazzo, con i capelli biondi e lunghi...Evan. Cosa ci faceva Evan in casa mia? Mi presentai al capo di papà e per buona educazione anche a Evan. Solitamente a cena ero accanto a Matt, ma stasera ero tra Matt e Evan e avevo lo stomaco più chiuso del solito. Mamma portò i piatti a tutti, tranne che a me. Ormai era abituata. Presi un po' di verdura e la mangiai con calma, erano 3 cucchiai e senza olio. Nessuno ci faceva caso, i miei erano abituati e il capo di papà era troppo impegnato a parlare con lui. Solo Evan mi guardava ogni tanto, alternava lo sguardo sul mio viso e poi sul piatto. Restai in silenzio per tutta la cena, facendo lo sfondo alla famigliola felice riunita con il capo per una cena di lavoro. Mentre mamma sparecchiava e metteva lo zucchero a velo sul dolce andai via. Finalmente ero in camera mia, non ne potevo più. Mi ero trattenuta dal guardare il ragazzo con i riccioli d'oro ma non riuscivo a non farlo, anche lui mi osservava ogni tanto. O meglio, osservava il mio piatto vuoto con qualche rimasuglio di verdura. Dopo aver messo il pigiama mi infilai a letto e mi addormentai velocemente.

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