Capitolo 11

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La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa fortissimo ed ero sola nella stanza. Evan se ne era andato, non c'era la minima traccia di lui. Sul comodino, però, aveva lasciato un vassoio con una brioche, un bicchiere di succo di frutta e un bigliettino.

<Buongiorno Gin! Ho avuto dei problemi con mio fratello e sono dovuto tornare a casa, scusami tanto. Ti ho preparato una colazione speciale. Ci vediamo stasera, mi raccomando mangia! -E >

Questo era il contenuto del bigliettino, non potei fare a meno di notare la sua scrittura, così precisa e ordinata. C'era però una cosa che non mi tornava...perché se ne era dovuto andare da casa sua? Che aveva combinato suo fratello? Decisi di chiederglielo la sera, doveva venire a cena da me, lo aveva invitato Matt. Era quasi l'ora di pranzo e io ero ancora nella camera di Evan, dovevo tornare a casa. Dopo aver svuotato il bicchiere gettando il contenuto fuori dalla finestra avvolsi la brioche nel tovagliolo sulla quale era posata e la infilai in borsa. La casa era piena di gente ubriaca che dormiva a giro, bottiglie di qualsiasi alcolico e cibo sparso ovunque. Amy e Chase erano distesi a terra, vicino al tavolo della cucina che dormivano abbracciati a dei cuscini. Mi affrettai a uscire dalla casa, dovevo prendere l'autobus e non sapevo a che ora sarebbe passato.

Arrivata a casa trovai solo Matt che stava preparando il pranzo mentre ascoltava la radio e si distraeva cantando le varie canzoni. Senza nemmeno farmi vedere andai in camera mia, non volevo vederlo e non volevo parlarci per sentirmi dire le solite cose. Buttai subito la brioche che Evan mi aveva lasciato sul comodino e scesi in cucina per prepararmi qualcosa per pranzo. Mentre Matt mangiava mi osservava preparare il pranzo: un uovo bollito e qualche pomodorino. Mi stava cominciando a dare fastidio essere osservata da Matt, certo era una persona meravigliosa ma sapeva essere anche molto fastidioso.

"Hai finito? Mi stai consumando.." borbottai guardandolo male per poi sedermi a tavola, dopo aver portato il piatto con il mio pranzo.

"Ti stai consumando da sola, non lo sto facendo io. Se stasera non mangi per bene vado a parlare con mamma e papà, non puoi continuare così Ginger." Mi rispose poi, con tono molto serio mentre alternava lo sguardo fra me e il mio piatto.

Non potevo credere a quello che aveva detto, doveva smetterla di preoccuparsi così tanto e lasciarmi vivere.

"Non ti devi proprio permettere né a pensare, né a dire cose del genere, non azzardarti mai più. Faccio quello che voglio, tanto devo mangiare io, non te." Dissi a voce alta, quasi urlando per poi alzarmi, con il piatto ancora pieno e gettare tutto il suo contenuto nel cestino della spazzatura. Posai il piatto nel lavandino e corsi in camera per poi cambiarmi di fretta, avevo bisogno di sfogarmi un po' e niente era meglio di una bella corsa nel parco. Passai il resto della giornata nel parco, fra il correre, fare qualche esercizio e fumare. Quando tornai a casa mamma stava già cucinando mentre Matt era uscito con Evan per comprare un dolce. Dopo aver passato più di un quarto d'ora a farmi un bagno caldo uscii dal bagno per andare a vestirmi e rendermi almeno un minimo presentabile. Faceva freschetto così mi infilai dei pantaloni di tuta larghi, un maglione dello stesso colore dei pantaloni e le mie globe nere. Usai del correttore e del fondotinta per coprire le occhiaie e un po' di mascara. A tavola il tempo sembrava non finire mai, avevo mangiato un po' di tutto giusto per far contento mio fratello ma mi sentivo terribilmente in colpa e cercavo di calcolare tutte le calorie che avevo ingerito mentre mamma, papà, Matt e Evan parlavano di scuola. Tipico discorso dei miei genitori, per loro la scuola era tutto. Fortunatamente sia io che Matt non avevamo mai avuto problemi a scuola, anzi raggiungevamo voti alti pur studiando pochissimo.

Evan aveva passato tutta la serata con Matt in camera, giocavano ai videogiochi e parlavano di ragazze, mi aveva considerato davvero poco ma era giusto così, era venuto per stare con Matt.

Mi svegliai di colpo per dei rumori forti che provenivano da fuori: Evan stava lanciando dei piccoli sassi contro la mia finestra. Quando mi affacciai per parargli lo vidi con due sacchetti enormi e un cartellone con scritto <Evito di urlare per svegliare i tuoi. Scendi che dobbiamo andare a farla pagare a uno stronzo che ha dato fastidio alla cugina di Amy>. Inutile dire che in nemmeno dieci minuti ero giù, fra le sue braccia mentre mi raccontava quello che avrebbe voluto fare. In macchina, mentre lui guidava, io guardavo il contenuto delle buste e ridevo, immaginando cosa avrebbe voluto farci.

Lo "stronzo" era andato in vacanza con i genitori e sarebbe tornato il giorno seguente, trovando delle belle sorprese. Dopo aver avvolto una delle loro macchine con carta igenica ed averci attaccato gli assorbenti sopra entrammo in casa da una finestra semi aperta. Non volevamo dare fastidio ai genitori perciò, una volta trovata la stanza del ragazzo cominciammo a svuotare l'armadio e i cassetti, buttando tutto a terra.

"Signori e signore reggetevi forte, adesso arriva il momento migliore della serata" disse Evan svuotando il contenuto della seconda busta: una bomboletta spray, mangiare per cani, maionese, uova, farina e del pesce andato a male. Dopo aver nascosto il pesce sotto il materasso cominciammo a lanciare le uova, la farina, la maionese e il mangiare per cani a giro per la stanza, lasciando un casino e uno sporco incredibile. Con la bomboletta spray lasciò una E sul muro e mi aiutò ad uscire dalla finestra, ridendo. Nel frattempo aveva cominciato a piovere e dopo aver fatto una bella corsa per arrivare alla macchina, tutti fradici, cominciò a raccontarmi ciò che aveva fatto sto ragazzo alla cugina di Amy, era stato davvero una merda e si meritava una bella punizione. Il tragitto fino a casa mia durò poco ma, poco prima di scendere dalla macchina mi baciò e mi ringraziò di averlo aiutato.

Lo avrei aiutato più volentieri e molto più spesso se i baci erano il suo ringraziamento.

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