«Dai tesoro, provaci!»
«No, mamma ho paura»
«Non averne, ci sono io. Su Ally, qui la vista è meravigliosa!»Urlò entusiasta mentre osservava dalla cima di una montagna la vista tanto amata.
Ero stremata, indolenzita, tanto che non sentivo piu' le mie gambe e braccia. Avevo fatto una lunga scalata, la piu' lunga della mia vita, questo per colpa di mia madre che mi aveva convinto a scalare il Kilimangiaro,il monte africano piu' alto.
Ero arrivata e avevo paura di mettere piede sull'estremita della grande montagna, per paura di cadere giu' dopo aver visto i tanti metri che ci allontanavano dal terreno.
Esortata per la milionesima volta da mia madre mi feci forza e le porsi la mia mano. La afferrò e mi tiró su' per condividere quella, senza dubbio, meravigliosa vista.
Sospirai profondamente chiudendo gli occhi e godendomi quella tranquillità che regalava la natura.
Gli unici suoni erano i cinguetii degli uccelli e il battiti accellerati del mio cuore che man a mano ritornavano alla naturale frequenza cardiaca.
Sentii la stretta di mano di mia madre e mi girai per guardarla.
Un sorriso al quanto malefico e una grossa risata riempirono il silenzio e ,confusa, non ebbi tempo di realizzare cosa stesse succedendo quando iniziai a fluttuare nel vuoto, i miei urli spaventati alimentarono ancora di piu' le sue risate e dopo vidi un ombra nera accogliermi.
Mi sveglia di soprassalto, i capelli spiaccicati sulla fronte dal sudore e delle lacrime che involontarialmente erano scese lungo il mio viso.
Quando avrebbero smesso, i miei incubi, ad infleggermi dolori? Quando,le mie lacrime, avrebbero cessato?
Scossi la testa e mi alzai dal letto recandomi direttamente in bagno.
Erano passati tre mesi dall'ultima volta che avevo visto mia madre, continuavamo a sentirci a telefono raramente, mi ero stabilita in un confortevole appartamento nella periferia di Doncaster, avevo inziato una nuova scuola capace di continuare i miei studi interrotti e avevo preso la patente.
Nonostante tutto pero' non avevo trovato un lavoro part-time che avesse coperto parte dei soldi che avrei dovuto pagare per lo stabilimento.
Dopo una rilassante doccia calda,cercai di domare la mia chioma ribelle, ma mi arresi e feci una treccia e lasciandola cadere sulla spalla destra, aggiustai la frangia e diedi un po' di colore alle guance con del fard, misi poi del lip gloss per ammorbidire e lucidare le labbra.
Soddisfatta, mi vestii e di sfuggita osservai l'ora.
«Merda, merda, merda»
Corsi per il corridoio e recuperai i libri che servivano per la lezione che sarebbe iniziata a momenti.
Non potendo fare colazione, per il terribile ritardo, come una furia scesi le scale del condominio fino a trovarmi faccia a faccio con il receptionist.
«Miss Lewis, non mi sorpende scontrarmi con lei»
«S-scusi, è che ho fatto tardi stamattina e..» Cercai di spiegare senza fiato, per la velocitá con cui avevo sceso quei gradini.
«Come al solito Miss Lewis.»
Sorrisi alla verità dei fatti.
Ogni volta che mi scontravo con lui era perche' probabilmente avevo fatto tardi o per la mia sbadataggine.
Con un cenno del capo, salutai Roan e aprii la portiera del mio maggiolino.
Non era un gran che come macchina, ma almeno poteva trasportarmi nei posti desiderati, i quali erano: università, condominio, università, condominio.
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Romance''Chiusa dentro un incubo dal quale pensava che non si sarebbe piú svegliata. Sola, in bagno che piangeva e sanguinava dalle sue esili braccia. Urlava aiuto ma nessuno la sentiva. Erano tutti troppo sordi. Nessuno disposto a raggiungere il fondo per...