Capitolo 12

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«Pronta?»

Ripete' per quella che sembro' la milionesima volta.

Aveva la mano sinistra infilata nella tasca anteriore della larga tuta grigia, mentre con l'altra manteneva, lungo il bacino, una merit appena accesa, consumata di poco all'estremita'.

Eravamo alla stazione di Donaster, nella West Street, accompagnata da un louis super agitato che non faceva altro che controllare le borse che avevo in spalla, per paura che mi fossi dimenticata qualcosa all'appartamento.

«Lou ho tutto, smettila. Mi trasmetti piu' ansia di quanto ne abbia gia'» Mi lamentai gurdando avanti. Mi strinsi nel grande giubotto nero, quando dell'aria invernale mi investì interamente, facendo dipingere la punta del mio naso di rosso.

«E che.. non riesco a non agitarmi!» Tamburello' il piede a terra ripetute volte, come era suo modo fare quando l'ansia gli saliva fino alla punta dei capelli.

Fece un lungo tiro, rilasciando poi perfetti anelli di fumo e serro' la mascella, indurendo i lineamenti del suo viso.

«Che ci fa lui qua?» Aumento' di poco il tono della sua voce, girandosi di scatto, con un sopracciglo alzato.

Alan si presento' davanti a noi con la solita chioma disordinata,con un paio di occhiali da sole e quando riuscì a trovarci tra la folla di quella sera invernale, ci corse in contro.

Alzai istintivamente gli occhi al cielo, volendo scorgere un'ombra di sole, ma tutto quello che si mostro' furono mille nuvole grigie che avvisavano una grande pioggia con tanto di tuoni e lampi.

«Occhiali da sole eh?» Domandai con una nota di sarcasmo.

«Ehi, sembro piu' figo. E poi mi sono costati solo dieci dollari» Ammicco' dopo aver sfoggiato con felicita' il risparmio avuto su quella montatura.

«Non hai scelto un bel giorno per indossali» Gli feci notare accennando con la testa verso il cielo interamente grigio, dove dopo un lampo, ne seguì un tuono rumoroso.

«Dici?» Se ne rese conto scherzando.

Scossi la testa e ridacchiai per quanto infantile fosse alle volte e per quanto allo stesso tempo diveniva un cucciolo.

Alla mia destra avvertii l'irrigidimento di louis che ci guardava abbastanza adirato e stizzato da farmi capire che Alan non era uno dei suoi piu' grandi amici e che la sua presenza il piu' delle volte era malgradita e urtante per i suoi nervi, anche se non capii per quale movito, visto che non si scambiavano nemmeno una parola nei loro 'incontri' casuali.

«Che ci fai qui?» Mi schiarii la voce e cambiai argomento dopo che il suo atteggiamento fu notatato anche da Alan, il quale cerco' invano di ricevere un sorriso dopo il suo saluto amichevole, ma se gli sguardi potevano bruciare, lui sarebbe gia' arrostito all'impiedi.

«La nonna di Valerie compie gli anni tra due giorni e sarebbe grandioso andare lì di persona ad agurarle buon compleanno, soprattutto dopo che Valerie è diventata la mia ragazza» Sottolineo' gurdandomi e sfoderando un gran sorriso quando saltellai dalla gioia.

«Cosa? Dio Alan, quando avevi intenzione di dirmelo?» Gli diedi un leggero pugno sulla spalla.

«Sono felicissima, Valerie è una ragazza stupenda.. ma, quando è successo?» Domandai scettica fremendo dalla voglia di sapere i particolari.

«Abbiamo sei lunghe ore per parlarne» Mi zittì ridacchiando.

Venimmo interrotti da una profonda voce che vietava a tutti di oltrepassare la linea gialla e subito dopo ci fu un acuto suono che segnava l'arrivo del treno.

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