Capitolo 3

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Mi svegliai per il forte male alla testa, arricciai gli occhi per il dolore. Alzai la testa e mi ritrovai in un posto sconosciuto, mai visto prima.

Ero stesa su un comodo letto matrimoniale dalle coperte rosse, la stanza era di grandi dimensioni, vi era vicino al letto un piccolo comodino color nero con sopra appoggiato del succo e una pillola. Alla mia sinistra un grande armadio nero compriva il muro rosso con delle chiazze nere qua e la'

Mi stranii cosa vidi di fronte a me.

Era una ragazzo seduto comodamente su una poltrona bordeaux con le mani unite e poggiate dietro la testa.

Guardava sopra di se' mebtre si torturava il labbro inferiore con i denti.

Non ebbi una buona sensazione, avere uno sconisciuto davanti, dormire nel suo letto e svegliarsi frastornata..

Pesai a tutto.

Il cuore inizio' a martellarmi nel petto e

il mio viso divenne di un bianco pallido, cercai di allontanarmi il piu' possibile e di creare maggiore distanza da quell'individuo a me.

Volevo capire cosa fosse successo e come mi trovavo in quella stanza.

Cercai di riflettere ma la mia memoria mi riportava a quando stavo passeggiando per il vicolo deserto, buio, poi la confusione piu' totale.

Dovevo trovare una soluzione per scappare da lì e ritornare al condominio, ma non avevo la piu' pallida idea di come reagire.

Presi coraggio e alzai la testa, poggiandola sullo schienale alto del letto, facendo movimenti rumorosi con l'intento di volgere il suo sguardo su di me.

'Che Dio me la mandi buona'

I suo occhi si posarono immediatamente sul mio corpo mentre mi esaminava con attenzione.

«Fatto un buon risposo?» Domando' gentile.

Non doveva essere la parte di un mostro che mi mangiava e attaccava mentre io dovevo essere la povera vittima incapace di difedersi?

«Cosa?» La mia voce uscì stridola.

Non sapevo se piangere o ridere.

Non sapevo cosa mi fosse successo, perchè mi trovavo lì, perchè avevo una fascia umida sul capo.. e l'unica cosa che disse fu... 'fatto un buon riposo?'...

mi era andato di volta il cervello?

Il suo nervosismo era evidente da come giocherellava con le sue mani.

«Mi hai detto di salvarti..» Abbassò la testa imbarazzato.

Feci una smorfia, confusa, cercando di capire dove volesse arrivare.

«Oh, t-tu hai avuto una commozione celebrale, lieve, non ricordi cosa è successo? Perchè sei qui?»

Scossi la testa, e pregai che continuasse.

«Un.. coglione, un fottuto coglione ti stava facendo del male. Ha sbattuto la tua testa contro il muro, così forte da farti perdere i sensi. Ero lì quando ti sei accasciata a terra, ero venuto per bere una birra, sai è da anni che vengo lì. Ti ho visto priva di sensi, e ho visto quel coglione che continuava a picchiarti, quando gli ho minacciato di chiamare la polizia è subito scappato via» Serrò la mascella, chiaramente innervosito.

La grande chiazza nera che avevo daventi agli occhi, si espase, liberandomi dalla confusione.

«Ti ho davvero chiesto aiuto?» Sussurrai.

Quegli episodi erano ormai raffioriti nella mia memoria ma non l'aiuto che gli avevo chiesto.

Avevo davvero detto ad uno sconosciuto di aiutarmi?

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