Ero lì, tutta sola, seduta in una angolo di una stanza pervasa da un odore ripugnante..Non ricordavo come ci ero finita, mi veniva in mente solo l'immagine di un sentiero infinito, irradiato da una luce intensa e costellato di fiori colorati.
Il mio sguardo in preda alla confusione totale, era rivolto verso la finestra: da qui scorsi la faccia di una strana creatura, dalle braccia lunghe e robuste.
Dapprima provai interesse ed un lieve divertimento; poi, quando vidi la figura emergere lentamente e strisciare lungo il muro del castello, al di sopra di quello spaventevole precipizio, un senso di ripugnanza ed orrore furono le emozioni più intense di quell'attimo. Come una lucertola che corre lungo un muro, aggrappandosi agli angoli delle pietre e a tutte le irregolarità della facciata, giunse al davanzale della finestra della stanza dove mi trovavo e, forse, non per caso.. Con un piccolo movimento delle dita aprì la finestra ed entrò, volgendo il suo sguardo verso di me..
Mi pietrificai restando a guardarlo con occhi sgranati, impauriti.
Un brivido scese lungo la mia schiena e il mio cuore prese a battere più forte nel mio petto.
Il mio respiro era irregolare e la mia testa non faceva che girare.
Quella strana creatura sembrava essere furiosa, arrabbiata dalla mia presenza tanto che i suoi occhi si strinsero a fessura mentre non smetteva di guardarmi con le sue iridi dalla sfumatura di arancione.
Il suo corpo massiccio era di un colore verdastro con strane protuberanze appuntite dietro la lunga schiena.
I miei occhi schizzarono da una parte all'altra alla ricerca di un qualsiasi aiuto mi fosse servito per elimimarlo e ritornare a casa sana e salva.
Un grande tavolo di metallo era posto davanti alla porta che mi ostacolava la via di salvezza, potetti quindi attribuirgli la furbizia in quanto aveva l'internzione di finirmi.
Se prima ero spaventata, in quel momento, a quella scoperta, ero terrorizzata.
La mia fronte fu imperlata di sudore per la troppa paura che crebbe in corpo quando gli angoli delle sue labbra si alzarono lasciando posto ad un sorriso malvagio, che dava i brividi.
Afferrai una pietra dalla punta appuntita che trovai ai miei piedi e , ormai in panico, gliela lanciai contro ma con scarsi risultati.
La sua furia nei miei confronti divenne maggiore e un ringhio infastidito lascio' le sue labbra.
Strillai quando le sue grani mani afferrarono i miei fianchi, cogliendomi alla sprovvista.
Mi divincolai dalla sua presa e finii sotto il tavolo, nascondendomi in un angolo buio con le gambe che tremavano.
Lancio' pugni rumorosi formando profondi buchi su di esso da scoprirmi il capo.
Alzai gli occhi incontrando i suoi neri come il carbone, che mi scrutavano da sotto le sue lunghe ciglia, e mi rimpicciolii di più, ma il mio tentativo fallì visto la facilita' con cui distrusse quel pezzo di legno.
Non avevo piu' via d'uscita, mi aveva disarmata con un solo gesto e io ero pronta a farmi abbattere, ormai priva di forze per reagire. Strinsi forte le ginocchia al mio.petto mentre mi dondolavo avanti e indietro con il capo chino, recintando una preghiera a voce bassa.
Se era arrivata la mia ora, preferivo morire senza avvertire dolore. Mettere fine alla mia vita con un solo gesto, con uno schiocco di dita invece che essere la lattina sullo scaffale del luna park, che veniva colpita piu' volte volendo che cedesse e cadesse giu'.
I miei occhi si aprirono di scatto e misi una mano sul cuore, sentendo i forti battiti quando ci poggiai il palmo.
Il buio nella stanza non mi aiutava a distrarmi dal sogno fatto , anzi creava immagini, figure ancora più spaventose.
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Dragoste''Chiusa dentro un incubo dal quale pensava che non si sarebbe piú svegliata. Sola, in bagno che piangeva e sanguinava dalle sue esili braccia. Urlava aiuto ma nessuno la sentiva. Erano tutti troppo sordi. Nessuno disposto a raggiungere il fondo per...