Capitolo 9

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Avevo il fiato corto e le mie gambe chiedevano pieta' per il costante ritmo accellerato con cui procedevo.
Volevo fermarmi, trovare Alan e farmi riaccompagnare all'appartamento.
ma appena sentii il rumore di passi, dietro di me, l'energia ritorno' d'improvviso fino a farmi correre lontano, a gambe elevate.
Gli occhi delle persone, lì nella stanza gremita, erano puntati tutti su di me, facendo ridere e per la maggior parte facendoli
domandare per quale stupida ragione mi trovavo a scappare nel bel mezzo di una festa.
Non sarei dovuta venire, sarei dovuta restare al mio appartamento e magari chiamare mia madre per accertarmi che stesse bene.
Non sarei dovuta assistere a quella scena che ancora infiammava il centro del mio petto, non sarei dovuta essere quel nome che era fuoriuscito dalle sue labbra, dal momento che lo ebbe pronunciato quasi con paura nei suoi occhi.
Un gridolino di sopresa scappo' dalle mie labbra quando delle mani forti strinsero il mio fianco destro impedendomi di procedere.
«Dio, Ally..» Disse con fiato corto mentre si passava una mano tra i capelli un po' bagnati dal sudore.
Prese un lungo respiro e si fermo' per scrutare il mio corpo ora tremante davanti a lui.
«C-che vuoi Louis» Ecco che cominciai a balbettare degludendo rumorosamente.
Avvertii un improvviso calore invadermi da far velare di sudore la mia fronte.
Mi rendeva fin troppo fragile e davanti a lui diventavo così piccola.
Quasi non volevo dimostrarmi così inflessibile o rigida davanti al suo sguardo inquisitorio, quasi volevo sglegare la corda della determinatezza, ed essere vulnerabile, così da abbracciarlo e scusarmi.
Schiusi le labbra volendo pronunciare parola, ma le richiusi subito quando le sue labbra furono immediatamente sulle mie.
Fece così delicato che riuscivo a sentire il calore invadermi, fino alla punta dei piedi.
Le sue labbra così morbide succhiarono leggermente il mio labbro inferiore volendo di piu'.
Ma fui frenata dalla mia coscienza che mi supplicava di non cedere ancora a delle labbra fin troppo esperte.
Di non cedere a degli occhi ipnotici dove potevo navigare sulle onde di quel colore così azzurro che ricordava il mare.
La sua mano si poggio' sul mio fianco, stringendolo e attirandomi piu' a sè.
Sbattei piu' volte le palpebre realizzando dove ci trovavamo e cosa stavamo facendo.
Mugolii di frustazione venirono emessi da Louis quando lo allontanai determinata a non sciogliermi.
«Sei impazzito?» Urlai sbigottita pulendomi con il dorso della mano le labbra.
«Che.. che ho fatto?» Si difese alzando le mani al livello della testa, con i palmi rivolti a me.
«Che hai fatto? Stai scherzando!»
Urlai con occhi sgranati.
«Oh andiamo, non è stato così male» Ridacchio' mentre si sedeva sul bordo del letto matrimoniale, sfatto.
«Quanto hai bevuto?» Mi avvicinai mentre parlavo con voce cauta.
«Non ho bevuto» Scosse la testa facendo scuotere i suoi lunghi capelli e una ciocca gli cadde sull'occhio, ma la sposto' con la mano.
Mi guardo' e i suoi occhi erano lucidi e sinceri.
Scrutai il suo corpo e all'apparenza sembro' sobrio, anche se non riuscivo ancora a spiegarmi il suo bacio dato d'improvviso.
«Vado da Alan»
Ruppi il silenzio creotasi e mi avviai alla porta, pronta per andare a casa e dimenticarmi dell'accaduto.
«Aspetta, s-scusami io--»
Mi afferro' il polso nel momento in cui stavo abbassando la maniglia e mi fermo' con voce roca.
Brivi scesero lungo la mia spina dorsale quando udii quella richesta.. una supplica.
«Perchè vuoi che resti?» Dissi con un accenno di sorriso.
«Io.. non lo so» Mollo' la presa con tristezza nei suoi occhi e si passo' una mano tra i capelli ora disordinati sulla testa.
Per quanto volessi sapere il motivo, la ragione per la quale lui era ancora lì a fermarmi dall'andare via, sapevo che non me l'avrebbe mai data. Orgoglioso com'era.
Fremevo dalla voglia di sapere, e l'attesa mi rendeva stupida. Stupida dal fatto che, per quanto mi rendeva felice, bella, in pace, sapevo che i pensieri che circolavano nella mia testa erano tutti una mia fantasia.
«Lo sapevo» Confessai abbassando il capo mentre un sorriso mi adornava le labbra.
«Non.. non è come pensi» Tento' di spiegare alzandosi di scatto dal letto fino ad essermi faccia a faccia.
«No? Allora spiegami, diamine!» Implorai con occhi disperati mentre la mia voce diveniva una supplica.
«Un minuto fa fingevi di non conoscermi e adesso mi preghi di non andare via apparendo un..un cane bastonato!
Cos'è, hai vergogna di mostrarmi ai tuoi amici? Sono troppo sfigata? O è la mia verginità che ti spaventa?» Al mio sfogo i suoi occhi si sgranarono facendogli battere le palpebre piu' volte per mettere a fuoco la ragazza fuoriosa, con tanto di fumo dalle orecchie, che aveva davanti.
«Non penserai davvero--»
«Sì, sì invece. Io non posso darti quello che vuoi. Non posso prensentarmi al tuo appartamento solo per scop.. per cadere nel tuo letto così ingenuamente. Poi la mattina dopo andare a casa e far finta che non sia successo niente ma avendo la certezza di essere andata letto con il ragazzo per il quale tutte sbavano» Parlai ad una velocita' che mise in difficolta il mio respiro, facendomi diventare affaticata all'improvviso.
«Pensi che io sia bello?» Alzò un sopracciglio facendo alzare l'angolo delle sue labbra.
«I-io.. Ceh, Uhg Louis!» Apparii imbarazzata ma allo stesso tempo infastidita dal suo atteggiamento.
Mi scostai da lui, ancora su di giri, e questa volta aprii la maledetta porta.
«Menefreghismo allo stato puro» Rilasciai con voce infastidita.
Non ci fu nessuna obiezione da parte sua, tanto che mi domandai se avesse sentito il mio sfogo precedente e se si fosse chiesto cosa provavo veramente nel vederlo con le altre che gli si strusciavano addosso.
Ma la domanda sorgeva spontanea.
Cosa provavo veramente per lui?
Ammettendoche le poche volte in cui l'avevo visto con ragazze da cui era così preso, il sangue mi era salito al cervello.
Tralasciando il fatto che anche la mia autostima era rotolata giu' di un gradino piu' in basso.
Avevo provato mille emozioni diverse: la paura di perderlo, il sollievo nell'essere ancora con me, la rabbia che prendeva possesso di me nelle scene meno gradite, o la speranza di far provare lui, gli stessi sentimenti che provavo io quando.. anche solo mi sfiorava.
Quando mi faceva sorridere inconsapevolmente, quando portava le sue mani a stuzzicare la mia pancia solo per far uscire risate involontarie, amando la sensazione di essere lui la causa della mia felicita'.
Gli ero grata per tutto, ogni singola cosa, ma in quel momento volevo solo evitarlo e andare via da lui e le sue incertezze.
«Alan, dio santo, dove eri finito?» Lo pescai all'interno della folla che si era formata vicino al bancone delle bibite.
«Ally?» Sputo' il drink che aveva portato alle labbra e tossì poco dopo
«Che..  che diamine ci fai qui?» Mi prese per la spalla e mi allontano' per far sì che ci trovassimo soli nel giardino.
L'aria fredda di primo inverno mi sovrasto' e una scia di brividi invase il mio corpo.
«Allora?» Sembro' nervoso mentre incrociava le braccia al petto, aspettando impaziente una mia risposta.
«Non lo so, ho pensato che fosse una buona idea, visto e considerato che tutti i miei week-end sono alquanto noiosi» Allestii un sorriso carino sulle labbra mentre dondolavo sui talloni.
«Perchè non ci hai avvertiti? Saresti potuta venire con noi e.. no, non è una buona idea camminare da sola per strade buie peste» Borbotto'
«Non dista molto dal condominio, quindi calmati ok? Sembri mio padre!» Mi giustificai finendo il discorso con voce sussurrata quando menzionai l'ultima parola.
Il mio cuore perse un battito e i miei occhi si riepirono di lacrime ma le rimandai indietro non volendo farmi cogliere da una crisi di malinconia.
«Ti manca eh?» Capì il mio stato dal momento che quasi tremai davanti a lui e non per il freddo della notte.
Non risposi, abbassai solo il capo facendo tamburellare il mio piede sinistro sul'erba fresca.
«Dai andiamo» Mi esorto' dandomi un bacio sulla guancia.
Gli sorrisi a stento e ci incamminammo all'interno della casa dove un ragazzo mi offrì della fresca vodka alla fragola.
Ne bevvi un sorso e dopo che ebbi provato il buon sapore scorrermi lungo la gola, presi un altro drink notando le sue occhiatacce che mi mandava.
«Ally!» Strillo' dalla gioia Valerie quando mi vide avvicinarmi con Alan.
Scese dallo sgabello vicino al bancone e corse da me.
«Valerie» Ricambiai l'entusiasmo, abbracciandola.
«Ci divertiremo tantissimo, ho persone simpaticissime che vorrei presentarti e.. oddio hai visto--» Inizio' a parlare a raffica tanto che non mi contenetti più e scoppiai in una fragorosa risata insieme a lei.
«Bellissima»
Una voce roca venne pronunciata dietro il mio orecchio, a pochi centimentri dalla mia pelle scarlatta.

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