Era il gran giorno finalmente e tutta piazza del Popolo era gremita all'inverosimile,tra i tanti che sotto il balcone della casa del fascio si trovavano in attesa c'era una donna vestita integralmente di nero, bella come possono esserlo solo le discendenti di arabi e normanni: una donna dalle chiome nerissime e dagli occhi azzurri, si aggirava tra la calca e stringeva a sè un vecchio sacco di iuta, ogni tanto lo apriva guardava il bambolotto vestito in foggia militare e affondava gli spilloni nel corpo del povero fantoccio e intanto sibilava:
muori maledetto Mussolini, questo è il mio maleficio, io ho procurato i brandelli dei tuoi calzoni abbandonati in un albergo, e adesso costruito il tuo simulacro, io ti colpisco io ti colpisco muori, muori!
Sempre nella folla si aggirava un povero frate e oppresso dall'angoscia guardava quella folla di giovani osannanti che aspettavano Mussolini, pure lui aveva lasciato Messina per andare a vedere lo spirito in divisa come veniva chiamato a Napoli Mussolini, ma adesso tremava per il dispiacere e il compianto, quanti di quei giovani sarebbero tornati alle loro case dopo la guerra? Fra Raimondo guardò verso le finestre della casa del fascio e tra i notabili riconobbe Giorgio che aveva avuto come studente all'università di Messina, si videro l'un l'altro Giorgio e Giorgio La Pira e i loro sguardi avvinti non si staccarono piu'
Pure padre Catanoso si aggirava sgomento tra la folla festante, vide fra Raimondo riconobbe la sua aura e assieme stringendosi la mano aspettarono il peggio.
Dietro di loro la bella donna in lutto infieriva con gli spilloni sul povero fantoccio:
muori, muori maledetto, tu che hai mandato i miei figli in Grecia sono tornati nelle casse da morto tutti e tre, tre figli belli come il sole, me li hai tornati nella bara.
Erano gli unici tre dissidenti nella piazza, gli altri soprattutto le giovani italiane erano al colmo dell'ammirazione e quando il duce comparve esclamarono assieme:
è una statua di bronzo, sua eccellenza Mussolini sembra una statua di bronzo
Intanto il duce si era affacciato alla finestra e parlava col suo solito vigore, rafforzato alla vista di tutte quelle belle fanciulle, tutte ventenni, belle e procaci, e quando parlò del giovane padrone che avrebbe comandato sulla vecchiezza ci fu un boato di approvazione da quelle gole giovani.
Giorgio pure ascoltava commosso finchè i suoi occhi non incontrarono gli occhi dell'altro Giorgio poi non sentì piu' clamori, le sue orecchie divennero sorde, poteva solo vedere e vedeva oltre, quelle belle fanciulle ben pasciute e vigorose di li a pochi anni sarebbero diventate delle larve dalla pelle giallastra,distrutte dalla fame e dall'inedia, avrebbero strappato le erbacce dalla strada per farne un misero pasto, avrebbero vomitato a causa della fame, e quante quante non sarebbero sopravvissute.
Il senatore Prioco vide tutto, capì in parte, abbracciò il giovane temendo un nuovo attacco epilettico.
Il discorso del duce volse a termine.
La donna in nero conficcò gli ultimi spilloni nel simulacro.
Don Catanoso e fra Raimondo pregavano pregavano assorti
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Mussolini in pericolo
Short StoryFantasia la regia grafica cioè le copertine sono di MassimoDuepuntozero