Il senatore Prioco senesceva, aveva ottanta anni ormai, passava il suo tempo sul terrazzi doi casa sua: d'estate approfittava dell'ombra di un ombrellone telato, d'inverno si riparava dietro le vetrate del bovindo.
Il senatore aspettava: erano passati dieci anni dalla fine della guerra, il senatore attendeva, e aspettando ripeteva sempre la stessa frase al vecchio servo di casa che non si staccava dal suo fianco:
- Saso, quando insegnavo diritto, io speravo che almeno uno su dieci, dei miei studenti, sopravvivesse alla guerra e tornasse per salvare l'Italia: ora Saso spero che ritorni almeno uno su cento di quelli che ho allevato.
La moglie del senatore Prioco invece fioriva, come una pianta tropicale, chiusa nelle serre, riceveva amiche ed amanti, ogni tanto sollevava lo sguardo, rammentava vagamente di avere un marito di molto piu anziano. e sorvegliava il terrazzo, con gli ultimi resti di un affetto piu canino che umano.
La sera, quando il vecchio sfinito dalla attesa, scendeva nella stanza da letto, pure lei, come attratta da un richiamo, arrivava nel talamo nuziale, rimboccava amorevole, coperte e piumini sul vecchio dagli occhi sbiaditi, spiava gli sguardi riconoscenti dell'uomo, poi, come un cane fedele si accucciava ai piedi del letto.
Il giorno dopo Prioco era ancora di vedetta, era tarda estate, il bagliore della strada, la polvere, e la cataratta, rendevano tutto piu difficile, ma Prioco vegliava.
Quel giorno decalava il sole, i gelsomini esalavano profumi acuti e stordenti, soffocava Prioco sotto quei miasmi, eppure, vegliava: cosa sperava? L'uomo che aveva disfatto i Savoia era morto, e in che modo! Passato per le armi, appeso con le corde, esposto a ludibrio: si d'accordo si può perdere ma la disfatta toccata all'Italia era troppo, troppo, troppo!
Eppure il fiore della zagara spandeva attorno il profumo dolciastro parente dell'odore mortifero dei carnai della guerra, le vecchie nari di Prioco mai lo avrebbero scordato.
L'uomo si alzò di scatto, mai avrebbe pensato di farlo, con le sue vecchie giunture, si alzò Prioco, guardò infondo alla strada, la, dove il tramonto tingeva di perla l'orizzonte, la, si vedeva incedere un mendicante cencioso, zoppicava.
Aveva fatto la strada a piedi, tutta, da un campo di prigionia in Sud Africa, a piedi, facendo dieci chilometri al giorno, elemosinando il cibo, seppellendo cadaveri insepolti gli antichi commilitoni.
Prioco seguito dal servo allarmato scese le scale, uscì di casa, ora sapeva cosa aveva provato Argo il cane di Ulisse aspettando il suo padrone, avanzò sulla strada, raggiunse il mendicante, lo abbracciò dicendo
-Giorgio, Giorgio, tu sei l'uno su cento, almeno tu sei tornato.
Il giovane avvocato, docile e sfinito seguì il vecchio tremante: entrambi avevano un nuovo inizio da costruire.
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Mussolini in pericolo
Short StoryFantasia la regia grafica cioè le copertine sono di MassimoDuepuntozero