Era l'ultima notte prima della resa e Giorgio che da due anni si trovava in Etiopia ubbidì agli ordini del suo comandante Amedeo d'Aosta:: con un dito scarso d'acqua riuscì a radersi baffi e barba, l'indomani gli inglesi vincitori non avrebbero visto gli sconfitti italiani in male arnese.
Dal suo angolo osservò il suo comandante i cui capelli biondi si erano rapidamente incanutiti, e si disse che quell'uomo era sicuramente superiore a tutti i Savoia messi insieme.
Il giorno dopo Amedeo d'Aosta col suo stato maggiore si presentò per ufficializzare la resa delle truppe italiane, gli furono concessi gli onori delle armi.
Giorgio lo vide per l'ultima volta, lui e suo fratello Samuele furono incolonnati in un gruppo di prigionieri di guerra e cominciarono la terrificante marcia nel deserto fino ai campi di prigionia,
avevano solo duecentocinquanta ml di acqua a testa e dovevano marciare in quel catino di sabbia infuocato, presto si lasciarono alle spalle le alture di Amba Alagi.
Giorgio nonostante la corporatura esile e l'epilessia nascosta con ostinazione marciava con grande efficacia risparmiando su ogni movimento inutile ma suo fratello che era molto piu robusto di lui e molto piu vigoroso invece dopo pochi chilometri diede segni di cedimento, Giorgio se ne accorse con sgomento e vincendo gli insulti dei soldati inglesi di guardia si accostò al fratello e cominciò a sorreggerlo, quando si fermarono per la sosta serale con dolore si accorse che lo sfinimento di Samuele superava i suoi peggiori sospetti, cercò di rincuorarlo ma Samuele scuoteva il capo.
Non ne uscirò vivo
Il giorno dopo ripresero la marcia, dopo pochi chilometri Samuele stramazzò al suolo Giorgio si prodigò per rimetterlo in piedi ma dopo poche centinaia di metri Samuele cadde di nuovo, rallentava la marcia, una guardia inglese lo strattonò allontanandolo dal fratello, l'altra con fredda indifferenza sparò al giovane disteso a terra, un solo colpo, alla nuca.
Giorgio urlò, si dimenò, insultò gli assassini ma ne ricevette solo botte col calcio di fucile, poi gli fu concesso di avvicinarsi al cadavere del fratello, una forza insensata lo possedeva, prese il corpo massiccio e se lo mise in spalla, e con quel fardello riprese la marcia, camminava con il sudore che gli inondava il viso, mentre il sole del deserto gli bruciava il vertice della testa e la nuca, marciò per piu di venti chilometri poi prima della sosta notturna, Dio fu misericordioso e li fece passare vicino a una pietraia e Giorgio implorando riuscì ad ottenere il permesso per seppellire sotto i macigni il corpo straziato: così le belve del deserto non lo avrebbero dilaniato
Il senatore Prioco dal terrazzo di casa sua guardava verso sud dove si perdeva il Mediterraneo e pregava.
Dio fa che ne torni almeno uno sui dieci che ho allevato.
STAI LEGGENDO
Mussolini in pericolo
Short StoryFantasia la regia grafica cioè le copertine sono di MassimoDuepuntozero