Capitolo 26

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Cloe

Sono passati quattro giorni e di Gavin nessuna traccia, è sparito nel nulla. Jacob non si è fatto vedere a scuola da quando il bestione lo ha picchiato e di questo posso solo esserne immensamente felice. Mio fratello Nick è dovuto partire per una missione top secret , visto che non ha potuto dirmi niente. Sono rimasta sola in questi giorni, non ho parlato con nessuno. Nemmeno con Sandy e Jack che continuavano a tampinarmi, ma dopo due giorni del mio silenzio si sono stancati e hanno ripreso la loro vita come al solito. Ho rimuginato parecchio e sono arrivata alla conclusione che Sandy e Jack non sono miei veri amici come possono esserlo Cindy e gli altri ragazzi pazzi della nostra compagnia che vengono sempre a trovarmi al lavoro a rallegrarmi il turno. Ho preso le distanze da loro e naturalmente non mi hanno mai chiesto cosa avessi perché io gli facevo solo comodo per sfogare i loro problemi che non sono neanche considerati come tali. Esco dallo Stones e il clima freddo di ottobre mi accoglie in una patina ghiacciata , ho appena finito il mio turno e a passo lento mi incammino verso il mio appartamento. Sulle note di Song on Fire dei Nickelback, guardo il cielo scuro immerso di puntini luminosi e dalla luna che domina nella notte buia e mi rischiara il cammino. Sono preoccupata per quella testa calda di Gavin, anche se mi ha fatto star male l'ultima volto che gli ho parlato. Non posso fare a meno di pensare a lui e hai suoi occhi argentati che riescono a scavarmi dentro e portare alla luce tutti i miei segreti più oscuri. Arrivo in fretta al corridoio dove c'è il mio appartamento e nell'altro, si sente la musica heavy metal che fa tremare le pareti. Decido di tagliare la testa al toro e controllare che Gavin sia in casa, ma quando viene ad aprirmi la porta c'è Duke che mi guarda con sguardo interrogativo. <Ciao Cloe, ti serve qualcosa?> mi chiede appoggiandosi allo stipite della porta. <Si, mi chiedevo se c'è Gavin, visto che è da quattro giorni che non viene a scuola> gli chiedo agitata mentre lui mi scruta con i suoi occhi di giada. <No, non c'è. E' sparito da un po' di giorni senza dire niente, a parte che mi ha chiesto di tenere d'occhio il rottweiler. Tu ne sai qualcosa di questo cane? Perché pensavo che lo avesse nascosto nella sua stanza, ma non l'ho trovato.> mi chiede preoccupato mentre io divento rossa per l'imbarazzo. Oddio, certo che poteva dirgli il mio nome, invece di quello stupido soprannome. <Non c'è nessun cane, sono io il rottweiler> gli dico mogia mentre Duke prima spalanca gli occhi e poi si mette a ridere sguaiatamente. <Perché?> riesce solo a chiedere mentre si asciuga le lacrime. <Perché secondo lui ringhi sempre.> gli dico, borbottandolo a bassa voce, ma lui mi sente lo stesso e riprendere a ridere. Divento ancora più rossa e mi attorciglio le mani dal nervosismo, ma anche dalla preoccupazione per Gavin. Anche se vorrei strozzarlo per il soprannome ridicolo. <Mi dispiace Cloe, ma adesso devo andare che ho una donzella che mi aspetta> mi dice mentre fa un ghigno malizioso e richiude la porta. Alzo gli occhi al cielo, gli uomini e la loro fissazione di inzuppare il biscotto il più possibile. Mi trascino nella mia camera e senza neanche togliermi i vestiti mi butto sul letto, addormentandomi subito. L'unica cosa positiva di lavorare tutte le sere ed essere sempre impegnata, mi aiuta ad addormentarmi subito e, soprattutto, senza fare incubi.

Il suono della sveglia mi fa fare un salto nel letto e purtroppo, visto che ho l'abitudine di dormire sul bordo del materasso, cado rovinosamente per terra. Picchiando una culata poderosa sul pavimento e facendomi imprecare in russo. Mi alzo, tutta dolorante e andando in cucina a mettere su il caffè, zoppicando e lamentandomi ad ogni passo. Dopo circa una mezz'ora abbondante in cui ho tracannato una quantità non indifferente di caffeina, fatto la doccia, vestita e condita con una dose di imprecazioni che avrebbero fatto un baffo anche ad uno scaricatore di porto. Esco di casa e naturalmente sono in un enorme ritardo, non provo neanche ha correre, tanto ormai ho perso la prima ora. Passeggio tranquillamente e quando arrivo a scuola, faccio vedere la giustificazione del ritardo alla segretaria che mi lancia una sguardo sprezzante, ma per fortuna mi lascia andare. Visto che mancano ancora venti minuti all'inizio della seconda ora, decido di prendermi qualcosa alle macchinette. Prendo una brioche e proprio in quel momento mi arriva qualcuno alle spalle che mi abbraccia, quasi stritolandomi. <Rottweiler> biascica Gavin e un tanfo di alcool e qualcos'altro che non voglio neanche sapere mi invade. Arriccio il naso e cerco di sottrarmi alla stretta da boa constrictor del bestione. <Gavin lasciami immediatamente> gli ringhio mentre mi dimeno selvaggiamente, ma anche con tutta la forza di questo mondo non riesco a liberarmi. <Ti sono mancato in questi giorni? A me si, tantissimo> mi dice in un borbottio mentre mi massaggia l'addome con carezze lente e la sua testa si fa spazio tra i miei capelli, iniziando a baciarmi il collo. Anche se contro ogni logica, mi rilasso immediatamente e appoggio il mio corpo contro il suo petto muscoloso. <Dove sei stato?> gli chiedo, mugugnando di piacere per le sue carezze. <A risolvere una questione con il passato> mi dice mentre intensifica le carezze e io sento il mio corpo vibrare ad ogni suo tocco. <In che senso? Non riesco a capire> gli dico, ormai con il cervello in un altro universo. Gavin fa finta di non sentire, stringendomi ancora di più a sé e io mi sento in paradiso. Suona la campanella e un sciamare di ragazzi esce dalla classi, riportandomi bruscamente alla realtà. Anche Gavin allenta la stretta, distratto dal frastuono, e riesco a liberarmi facilmente. Mi volto a guardarlo e trattengo il fiato, talmente sono sbalordita. Il suo viso è scavato, la sua carnagione è sul grigio, i suoi occhi di solito luminosi sono come un muro di cemento armato, impenetrabili e rossi come un semaforo e i suoi vestiti sono tutti consunti. Lui mi guarda, ma come se in realtà non mi vedesse realmente. Prendo una decisone immediata, visto che non voglio rischiare che lo sospendano per essersi presentato a scuola ubriaco e fatto peggio di un barbone. <Vieni con me>gli dico mentre lo prendo per un braccio e lo trascino fuori dalla scuola, mentre tutti i ragazzi si scansano per far passare quell'energumeno incappucciato dall'aria tetra e pericolosa. Con molta fatica riesco ad arrivare di fronte alla porta del suo appartamento. <Hai le chiavi?> gli chiede mentre lui mi annuisce ed inizia a frugare nei jeans, ma non riesce ad infilare la mano nelle tasche. Sbuffando, inizio a cercarle io nei suoi pantaloni e in quel momento noto lo sguardo di Gavin illuminarsi. <Se mi volevi, bastava dirlo rottweiler> mi dice con un sorriso malizioso. Alzo gli occhi al cielo e tolgo le mani dalle sue tasche,visto che ho trovato le maledette chiavi e apro la porta, trascinandolo nella sua stanza. Cerco di farlo sedere sul letto, ma quell'idiota ci si lascia cadere di peso, trascinando anche me. Si mette comodo, intrappolandomi tra le sue braccia e gambe come una gabbia mentre struscia il viso sul mio come un gattino che chiede attenzioni. <Gavin lasciami> gli dico e come risposta ricevo solo un mugugno mentre mi stritola. Sbuffando, aspetto che si addormenti e poco dopo quando il suo respiro si fa pesante cerco di sgattaiolare via, ma anche nel sonno non mi lascia andare. Decido di riposarmi anch'io e poco dopo mi lascio andare tra le braccia di Morfeo. Mi sveglio quando ormai il sole ha lasciato il posto alla luna, questa volta quando provo a liberarmi, ci riesco e con sollievo vado nel mio appartamento a farmi una doccia visto che il bestione mi attaccato la sua puzza di alcool. Domani mattina dovrà vedersela con me quell'idiota e lo costringerò a cantare come un uccellino per dirmi quello che ha combinato in questi giorni. Oh si, vedrai bestione come ti farò cantare, è una promessa.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 03, 2022 ⏰

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