I mesi seguenti mi sono tuttora oscuri. Superai il record di tre ore di Lucas. ci mise giorni ad entrarmi nella testa, e ciò che gli permisi di vedere furono solo pezzi senza contesto o visi da allegare.
Sia lui che Beth erano più preoccupati che arrabbiati. Mi raccontarono che avevano già raccolto un gruppo di persone disposte ad aiutarmi. Beth coi suoi amici e Lucas con i suoi, vampiri e streghe avrebbero lavorato insieme per liberarmi. Fu Ian a fermargli e dovrò stringerli la mano, un giorno, se mai lo rivedrò. Portò notizie sulla mia situazione quasi ogni giorno e quando la notizia della condanna a morte cominciò ad essere sussurrata ai piani alti, i due membri del mio trio smisero di provarci, sarebbero entrati nel forno a riprendermi. Io gli ho solo anticipati. Hanno passato così tanto tempo insieme che mamma e papà non sospettarono nulla, per loro era un altro mio momento di ribellione e fintanto che Lucas era con me andava tutto bene.
Solo che lui non c'era, li, con me. Lei nemmeno. Le quasi due settimane lì mi avrebbero tormentata per i due anni a seguire. Incubi occasionali tanto forti da farmi balzare fuori dal letto. Incubi di lui, in piedi, immobile di fronte a me nuda che mi chiede: "Hai paura adesso?"
Risposi no, ma man mano che il tempo passava la risposta era si, un sì sempre più convinto. Non sarei mai stata abbastanza forte da ucciderlo. E se mai lo avessi rincontrato dovevo giocarmela d'anticipo, usando l'elemento della sorpresa. Un altro attacco sfrontato sarebbe stato inutile.
Le esperienze ti plasmano, ti cambiano. Ciò che mi portai dietro da tutto ciò era che non potevo fidarmi di nessuno. Mi rese dura. Più donna. Il mio portamento cambio, le mie opinioni anche. Mia madre non era solo la mamma, colei che mi aveva messa al mando, era anche una donna con una sua storia, una sua vita, di prima. Meditai anche sulle parole della lettera e realizzai che non avevo nulla di solido su cui basare delle accuse, solo speculazioni inutili, senza fondamento o prova fisica. Chiunque fosse il suo postino, era molto bravo. Tanto da tenerlo segreto da tutti, ma soprattutto da mio padre.
Cominciai a passare più tempo fuori che dentro casa. Sviluppai un nuovo amore per hotel scadenti ma silenziosi, senza fratelli che cercano di entrarti nella testa o amiche che ti guardano con pietà, ripetendoti stai davvero bene? I miei allenamenti si intensificarono grazie a tecniche di difesa diverse da quelle che avevo già appresso, più da guerriero e meno da principessa.
La mia bravata nel giardino mando un messaggio indesiderato ai ribelli, appiccare un fuoco nel giardino privato del capo dell'esercito era stato troppo istintivo. Ora piccoli fuochi occasionali spuntarono qua e là accompagnati dalla scritta: ABBASSO LA TRIADE. Non gli biasimo. La triade non è più una triade, non è un'unione di tre capi forti e forse non lo è mai stata, non durante la mia vita.
L'alleanza con le streghe è sempre più debole grazie a Crystal, che è più impegnata a prendersi cura della sua immagine, più ad apparire che a prendersi cura del suo popolo; il serpente tiene sicuro un luogo ormai senza regole mentre mio padre è più contento a passare il tempo con altri regnanti e non coi suoi colleghi, o la famiglia.
Il regno sta cambiando, sta cadendo a pezzi. Se il popolo non è ascoltato e i regnanti non sono mai stati eletti, ma si sono imposti con forza, l'unico risultato possibile è la guerra civile. Ed era solo questione di tempo, gruppi di ribelli si stavano formando ovunque, usando il fuoco come il loro marchio. Ho anche meditato sulla possibilità di unirmi a loro, di sicuro miavrebbero accolta o forse no, dopotutto ero parte di ciò che stavano cercandodi rimuovere.
La nostra generazione preferiva stare unita, mentre la vecchia non si parlava nemmeno più.Con tutto ciò stava accadendo attorno, preoccuparsi di una stupida cerimonia datata mi sembrava futile. Respinsi qualsiasi approccio ragionevole di mia madre, qualsiasi sua parola sensata, o consiglio mi faceva stringere i denti. Avevo perso la fiducia in lei, il fatto che si fosse improvvisamente ritrovata d'accordo con papà sulla necessità della festa mi faceva venir voglia ancora di più di trasferirmi.
Misi da parte abbastanza contanti da potermi mantenere per mesi, forse anni se stavo attenta. Giorni prima della cerimonia avrei fatto i bagagli e me ne sarei andata. Beth lo sapeva, e anche Lucas. non avevo bisogno dell'approvazione di nessuno, solo di libertà.
Ma poi, la mattina del quinto giorno prima della mia presentazione, il signor Cordol si presentò a casa mia. Sotto invito di mio padre.
"Vorrei che non te ne andassi." Disse mia sorellina, seduta sul letto guardando verso l'armadio dove nascondevo una valigia già pronta. Tre giorni prima della riunione ufficiale avrei preso un volo segreto verso Hong Kong. Volevo viaggiare, fare il giro del mondo. Essere felice per più di un po' di ore.
"Il maestro Tatakama arriva apposta. Vorrei che potessi conoscerlo anche tu."
"Serve a te Maggie. Che io lo conosca o no, è irrilevante. Ciò che conta è che ti renda più forte."
"Ci sarò io dai." Disse Lucas appoggiandole una mano sulla spalla. "Sta arrivando papà."
Alzando gli occhi al cielo mi posizionai di fronte allo specchio a muro vicino alla porta, intenta a dare una forma ai miei boccoli castani.
"So che state pianificando qualcosa." Non rispondo, sorrido e basta sentendo Maggie sbuffare. "Ho invitato un vecchio amico. Domani mattina sarà qui e voglio che ci siate tutti a dargli il benvenuto." Lo disse fissandomi con intento. Come se potessi sparire da un giorno all'altro, chi io?
"Uno dei tuoi invitati che ha deciso di presentarsi prima?" il suono gutturale di Lucas però mi fece irrigidire.
"Lucas, sempre cosi rispettoso della privacy di questa famiglia." lo vidi stringere le labbra e fissarmi. Stai calma Liv. Mi sentii dire nella testa. "Nathan Cordol torna in questa casa per la prima volta in trent'anni e voglio che si senta il ben accolto."
Smisi di sentire dopo, il fischio delle orecchie coprirono qualsiasi rumore. Fare una scenata per una persona mai vista prima sarebbe stato a dir poco sospetto, quindi alzai le spalle nel modo più disinvolto possibile, mi girai ed entrai nel bagno chiudendo la porta dietro di me.
"Parlo sul serio Livia!" lo sentii urlare. Non ho paura. Non ho paura. NON HAI PAURA, mi ripetei ancora e ancora. E riuscii a restare in piedi immobile. Vomitai solo una volta. Il mio riflesso pallido mi ricordava che invece di paura ne avevo eccome. Puoi bruciarlo vivo, ripagarlo con la stessa moneta.
Ancor prima che Lucas potesse entrarmi nei pensieri per cercare di capire le mie intenzioni, uscii di casa diretta verso il primo hotel. Nell'intimità dello squallido monolocale meditai bene sul da fare. Le possibilità erano due: che si ricordasse oppure no di me. E che fosse li davvero per la cerimonia e non per mia madre, e che papà l'avesse invitato davvero per quello, e non per qualche sospetto o scoperta inaspettata.
Intutte le mie ipotesi il risultato finale era il medesimo: lo avrei attaccato.
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L'inferno dipinto di blu
VampirIn un mondo popolato da esseri potenti ed immortali, Livia cerca di riprendere il posto che le spetta di diritto. *** "Solitudine e immortalità non vanno a braccetto" ci disse un giorno l'insegnante di storia parlando dell'Epidemia e di come, un uo...