Parte 11

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~ANNA~

Ero in una stanza molto ordinata sdraiata su un letto con coperte blu. Tutta la stanza era blu, compreso un divanetto su cui era seduto un ragazzo di spalle vestito con una giacca nera.

Guardai l'orologio vicino al comodino che segnava le nove del mattino. Era tardi. Troppo tardi. Mia cugina si sarà preoccupata tantissimo ieri sera. Non l'avevo neanche avvisata. Poverina. Velocemente mi alzai dal letto ma inciampai sul vestito e caddi addosso allo schienale del divanetto blu.

Mi feci male alla faccia. Me la sentivo pulsare. Che schifo... mi sarebbe venuto un livido. Da quando cambiai me stessa, incominciai a comportarmi con toni altezzosi che non centravano niente col mio vero carattere, e mi preoccupai molto dell'estetica, cosa che pochi mesi prima non mi era passata neanche per l'anticamera del cervello. Mi sentivo diversa e strana ma dovevo farlo. Anche perché lui doveva avere la mia vendetta.

Il ragazzo che era seduto sul divano si voltò improvvisamente, girandosi bella mia direzione e fu così che i nostri sguardi si incrociarono. I suoi occhi chiari penetravano nei miei e mi mettevano a disagio. Non eri abituata a questa sensazione. Mi ero promessa che non sarei stata più debole.

Un sorriso comparve sulla bocca del ragazzo che riconobbi subito: era il ragazzo con cui ballai la notte scorsa e probabilmente Josh anche se non me lo ricordavo molto.

Durante i tre mesi di assenza trovai il tempo di dimenticarmelo e a quanto pare, ci sono riuscita.

< Hey. Scusami ma e' questo il modo di svegliarmi?> disse ironicamente, alzandosi dal divano.

< Scusa ma sono inciampata sul vestito e sono caduta addosso a te.. Cioè volevo dire al divano. Bhe certo tu non puoi essere il divano. Ti sei una persona non un oggetto..> dissi confusamente ma mi interruppe.

< Frena ragazza. Per caso ti sto mettendo in soggezione? >

< Ma no! Cosa te lo fa pensare?> dissi cercando di distogliere lo sguardo da lui.

< Dal fatto che stavi dicendo cose senza un senso logico. > scherzò e si diresse verso di me.

Incominciai a sudare e nella mia mente mi ripetevo di stare tranquilla e di calmarmi. Non dovevo essere la vera me.

< Scusa ma e' mattina per tutti!> dissi avidamente al ragazzo.

< E con il tuo permesso vorrei andarmene da qui. > gli dissi mentre cercavo la via di uscita.

< E non mi ringrazi neanche?> disse afferrandomi la vita da dietro e facendomi roteare su me stella fin quando il mio petto non si scontrò col suo.

Era lì impalato a fissarmi. Devo dire che incuteva del timore .

< Finiti i giochi?> sputai aspramente le parole in faccia a lui.

mi disse.

Cazzo. Ora ho capito chi era. Le mie ipotesi erano giuste... Era Josh. Le sue parole le avevo già sentite tanto tempo fa. Quando iniziò tutto.

< Josh..> dissi con la voce roca e sottovoce per non farmi sentire troppo.

< Esatto sono io. Ma come fai a saperlo?>.

~ JOSH~

La sua risposta mi spiazzò. Mi doveva già conoscere per sapere il mio nome.

Ma chi poteva essere? Memorizzai ogni singolo dettaglio di lei. Dalle sue labbra sottili dai suoi occhi che dovevo assolutamente avere già osservato e dai suoi capelli. Analizzai il comportamento che ebbe pochi istanti prima e mettendo insieme il tutto mi venne in mente una persona. Anna.

Ma era impossibile. Insomma non si era più vista.

Strinsi di più la presa e una lacrima comparve sul volto della ragazza e finì sulla scollatura del vestito. Successivamente ne seguì un'altra che però fermai,asciugandola con il pollice sulla sua guancia.

Lei si ritrasse dal mio tocco.

< Cos'hai ? > dissi

< Stammi lontana >

Cosa?

< Ma..>

< Ti prego. Stammi lontana.> si asciugò le lacrime e cercò di staccarsi dalla mia presa. In un primo momento allentai la forza delle braccia ma poi la riafferrati per il polso.

Dovevo sapere chi era. Come può essere che una ragazza così attraente non l'avessi mai vista.

< Chi sei.>

< Lasciami...>

< Devi solo dirmi chi sei e poi ti lascerò andare.>

< Non posso> disse aumentando le lacrime che solcavano il suo viso.

alzai la voce per impormi e lei si impaurì.

< Anna > disse sottovoce senza che lo potessi sentire.

< Alza la voce. Cazzo! > dissi arrabbiandomi. Aveva superato il limite della mia pazienza.

< Anna> urlò così forte che l'avrebbe potuta sentire tutto il dormitorio.

Sbiancai. Non era possibile. No.

Non era lei. Non ci potevo credere.

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