Parte 18

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~ ANNA ~

Eravamo in macchina e nessuno fiatava. Io cercavo di interpretare il suo sguardo fisso sulla strada ma si vedeva che quella visita non era stata gradita.

< Come mai hai avuto quella reazione ?>
Mi sentii in dovere di rompere il silenzio con quella domanda ma non sapevo  a quali conseguenze avrebbe portato.
Lui si volto' per un secondo e il suo sguardo riuscì a pietrificarmi.

Le sue sopracciglia inarcate, i suoi occhi accesi da una scintilla di rabbia incutevano terrore. Era veramente serio.

Si voltò di nuovo a guardare la strada.
< Non ne voglio discutere. >
< Sicuro? Non vuoi sfogarti con me? >
Cercai di pessuaderlo ma non ci fu verso. Ogni volta che gli ponevo una domanda lui mi rispondeva con un tono brusco e distaccato.

< Ok . Va bene. Se non vuoi rispondermi fa pure. Il tuo silenzio dice tutto però. L'ho capito. >
Cercai di stuzzicarlo. Ormai era l'ultima speranza di farlo parlare. Volevo aiutarlo ma lui non lo comprendeva.

< Ah si? Dimmi su?! > mi rispose con tono altezzoso. Era caduto nelle mia trappola e non se ne era accorto.

< Bhe > incominciai < non hai un buon rapporto con i tupi genitori e questo vuol dire che deve essere successo qualcosa per rompere i vostri...>

< Balle >  mi rimproverò dopo poco tempo.

< Come scusa? >
< Stronzate > urlò e quasi mi scoppiarono i timpani. Era proprio furioso ma io volevo sapere la verità perché credo che sia uno dei modi che la gente dovrebbe utilizzare per relazionarsi. La verità guarisce e unisce le persone.

< Rispondimi allora ! Non fai altro che girare intorno a questo argomento quando invece dovresti sfogarti! >

Gli urlai determinazione. Era la seconda volta che mi ritrovavo  fiera di me.

< Perché dovrei dirtelo!? Insomma tu non sei niente per me. Non sei una amica, ne una fidanzata, sei solo una fottura autolesionista che sarebbe morta se quel giorno non ci fossi stato io. E non sarebbe stata neanche una cattiva idea sai? Perché io non sarei andato in ospedale, non ti avrei sopportato e non ti avrei ma più rivista. >
Sfogò tutta la sua rabbia e odio nei miei confronti in quel discorsi.
Mi sentii malissimo. Questo colpo ricevuto non riuscì a fermare il mio pianto. Le lacrime uscirono velocemente e mi bagnavano tutta la maglietta. Mi sentivo una stupida e ingenua ragazzina che si era innamorata del diavolo. Prima di qual discorso continuavo a pesare che lui sarebbe cambiato. Ma ora le mie speranze erano pari a zero.

Ma lui non si fermò a questo e continuò col suo discorso.

< Sai cosa penso degli autolesionisti? Che sono troppo fragili. Pensano che per risolvere i loro problemi con l'umanità basta tagliarsi. Ma non è così ! E..>

< E tu non sai un cazzo!> esclamai nel pianto sfrenato in cui era caduta che mi offuscava la mente.
< Tu non hai mai provato a tagliarti. Tu non sai quali sono i motivi che mi hanno portato quasi alla morte. Io non sono come le altre troie che ti circondano che si tagliano solo perché vogliono essere notate! E ora fammi scendere che continuo a piedi >

< Ma sei impazzita? Siamo in bosco!>
< Non mi interessa. Fammi scendere >
< Ma tu sei scema> replicò poco dopo.
Arrabbiata nera cercai di prendergli il volante ma non ci riuscii. Allora tentai di aprire la portiera ma delle mani forti tentarono di chiuderla.
Tentarono, perché poi accadde l'inevitabile. Per chiuderlo la portiera, lui perse il controllo della macchina e finimmo fuori strada.
La macchina si girò più volte prima di finire la sua corsa addosso ad un albero.

~ JOSH ~

Svenii poco dopo l'impatto e ripresi conoscenza dopo tanto tempo. Era notte ormai  e non c'erano le stelle a rischiarare il buio.
Con la pochissima luce che derivava dalla luna mi guardai attorno e non mi piacque la scena che si proponeva davanti ai miei occhi.

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