Parte 20

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~ ANNA ~

Ero stata semi-cosciente per tutto il tempo e alcune cose riuscivo a ricordarle. Ricordavo lo schianto e il volo che feci fuori dalla macchina. Ricordavo le urla di Josh e il suo pianto straziante che non potevo sopportare.
Non lo avevo mai sentito piangere in quel modo.
Mi ricordavo anche della mia stupida incoscienza nell'aprire quella dannata porta. Era tutta colpa mia e solo mia.
Se non avessi fatto quella sceneggiata ora non saremmo qui.

Ero sdraiata sul lettino dell'ospedale e lui era lì vicino a me che mi stringeva la mano dolcemente come se avesse paura di romperla.

Sentivo il suo sguardo glaciale sul mio corpo .
Era una sensazione bellissima.

Il suo sguardo mi tranquillizzava.

Il suo sguardo era la mia casa.

Il dottore arrivò. Sentii la porta sbattere forte e io mi spaventai. Non mi ero ancora svegliata dalla anestesia che mi avevano fatto dopo l'operazione e mi sentivo un po' frastornata.

Sentii il sussurrare della voce bassa del medico e la voce spezzata dal pianto di Josh.
Io non sapevo il motivo e incominciavo a preoccuparmi.

Josh si avvicinò a me e improvvisamente sentii la verità uscire dalle sue labbra.

~ JOSH ~

Il dottore entrò e si avvicinò a me con gli occhi bassi.

< Mi dispiace ma Anna ha subito un trauma celebrale che le ha comportato una emoragia interna che non siamo riusciti a fermare. Mi dispiace.>

Si fermò il cuore. La mia Anna per colpa mia stava morendo e non c'era possibilità di salvarla.

< Non c'è niente da fare?> dissi con la voce rotta dal pianto.
< No mi spiace. Deve sperare in un miracolo>
Miracolo cosa? Pensai.
Non può succedere.

Mi avvicinai al letto.
Non era morta ancora e deciso di raccontare la mia vita a lei. Qualcun altro doveva saperlo.

< Ehi Anna. Non stai alla grande. Vero? Non credo che potrai guarire. Ho deciso per la prima volta di raccontarti tutto su di me.
Sai sarai la prima persona a sapere tutto su di me...> mi fermai un secondo per asciugare le lacrime e poi continuai.

< I non sono mai andato d'accordo con i miei genitori soprattutto dopo la morte di mia madre. Lei era unica e insostituibile ma a quanto pare non tutti la pensavano così. Mio padre decise di risposarsi dopo tre mesi dal funerale e io non glielo perdonero' mai. Il mio carattere cambiò drasticamente. Io non ero così prima. Non ero arrogante e presuntuoso. Ero diverso...> mi spostai sul divanetto che si trovava in fondo alla stanza.

< Sono stati loro a ridurmi così. Mi mandarono anche in diversi studi di coglioni che tentano di risolvere i tuo problemi solo ascoltandoti. Insomma quelli che le persone comuni chiamano psicologi.
Un giorno, scappai di casa. Era il mio diciottesimo compleanno. Mi misi a lavorare e poi iniziai a frequentare la stessa scuola tua...>
Feci due grandi sospiri e poi ripartii col mio discorso.

< Ti notai dopo qualche mese. Io ero già il fenomeno della scuola. Mi ricordo ancora quando ci scontrammo nel corridoio. Tu avevi i capelli corti. Gli occhi luminosi. Il tuo sorriso indifferente. Eri strana. Mi incuriosì tanto. Poi venni a scoprire che tu eri la sfigata della scuola e da quel momento incominciai a fare la parte del duro senza cuore, stronzo e odioso...>
Mi alzai nervosamente dal divano dirigendomi sul letto di Anna.
Non si era ancora ripresa ma speravo che prima poi riaprisse gli occhi.

< Il seguito credo che tu lo sappia già. Ma devo dirti un ultima cosa. Tu mi sei piaciuta fin dal primo istante e solo ora mi rendo conto quanto fossi stato stupido a nascondere quello che provavo e provo per te.
Speri di poter recuperare il tempo perso con te. Inizieremo una nuova vita, te lo prometto.>

Gli misi la mia mano sulla sua e in quel preciso momento la macchinetta che controllava il suo battito cardiaco incominciò a suonare all'impazzata.

Preso dal panico corsi fuori dalla stanza e chiamai subito il medico.
Cercarono di rianimarla subito von un massaggio cardiaco, poi presero il defribillatore e fecero due scariche al suo corpo inerme sul lettino.
Lei non rispondeva alle cariche e poi tutto finì. Il mondo che fino a pochi minuti fa sorreggevo, crollò di colpo.
La corsa era finita.

Ora lei sarebbe diventata un angelo.

~ ANNA ~

Sentii tutto il suo discorso e mi commossi. Volevo urlargli le tue tipiche parole che due innamorati si dicono ovunque in ogni momento: Ti amo.

Volevo dirgli che avremmo cominciato tutto da capo.
Ma il tempo si fermò di colpo.

Era finita la mia corsa ma avrei continuato a vegliare sul mio piccolo demone.

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